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Una sera di novembre

Da Marisnew
Cara Lilli,

tu sai quanto io sia attaccata ai miei ricordi, quanto ami rievocare il passato attraverso canzoni, pensieri sparsi, film.I ricordi che contano davvero per me sono un pò come le radici del mio albero.

Ho fatto caso che per ogni persona importante della mia vita ho dei ricordi ben precisi che mi balenano in mente nell'istante stesso in cui penso a quella persona.
Mi spiego meglio: ci sono tanti ricordi che conservo, indelebili, ma ce ne sono alcuni che rappresentano in modo assoluto le persone a me care che non ci sono più.
Quando penso a mio padre, ad esempio, la prima immagine che mi viene in mente è quella di lui (di natura solito schivo, poco espansivo) già provato, invecchiato, sulla sedia a rotelle che mi accoglie in casa al mio ritorno dalla luna di miele spalancando le braccia ed esclamando non un normalissimo ciao o magari un bentornata, bensì: "Che bella figlia che ho!".

Pensando a mio suocero, invece, immediatamente ricordo con estrema dolcezza il giorno in cui io e il mio amore, novelli sposi, invitammo per la prima volta a pranzo i nostri genitori. Quando portai in tavola il primo piatto (rigatoni al sugo di pomodoro con olive e capperi), lui inaspettatamente esclamò: "Un applauso alla cuoca!" e si mise a battere per davvero le mani, con trasporto.

E poi c'è mia madre. 
Lei, che è stata per tutta la vita il mio punto di riferimento, anche se non eravamo uguali e non sempre ci trovavamo d'accordo.
Lei, che per la malattia (il Parkinson) negli ultimi mesi della sua vita riusciva a parlare a stento e che, forse per anche per i medicinali che assumeva, si comportava in modo man mano più strano e incomprensibile e aveva perfino delle allucinazioni.

Ebbene, quando penso a lei inevitabilmente la prima cosa che mi viene in mente è una sera di novembre 2010. 

Tornavo da casa sua dove ero stata nel giorno libero della badante, con la mia monella piccola e il pancione di quasi otto mesi, ed ero addolorata e scoraggiata perchè aveva detto per tutto il tempo un sacco di cose senza senso, si era inventata delle assurdità e quasi non si era accorta che la salutavo prima di andare via.
Ricordo che entrai in casa mia davvero tristissima e che dissi a mio marito: "Non voglio che sia così! Io rivoglio la mia mamma, quella di prima!". E allora squillò il telefono. Era lei. Come sempre si voleva assicurare che fossi arrivata sana e salva (abitava a mezz'ora d'auto da dove vivo io). 
Incredibilmente aveva una voce quasi normale, abbastanza forte e chiara come non la sentivo da mesi. Non c'era traccia delle cose strambe e della confusione mentale di poco prima a casa sua. Mi disse in realtà solo poche frasi semplici, senza una particolare rilevanza. Ma fu bellissimo per me. Mi parve quasi che qualcuno mi avesse ascoltato e che avesse voluto farmi provare di nuovo la gioia della normalità, sentendo mia madre lucida, serena. 

Mi commossi fino alle lacrime per quella breve telefonata. Pensai: "Questa si che è mia madre, ora la riconosco!"Fu l'ultima volta che parlammo così, senza problemi nè di volume della voce nè di altro al telefono. Dopo di allora fu una discesa rapida verso la fine.Però il senso di consolazione e di sollievo che provai quella sera di novembre me lo porto ancora nel cuore, come un dono speciale.


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