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Ho avuto anche la fortuna di visitare un altro Box, quello del team Barni, e lì è un’altra dimensione. Sia per gli spazi che per le risorse e le persone. Qui la passione è a ancora più forte, ci sono figli che crescono fra un carrello Beta ed una carena e che capiscono di moto più di me. Ci sono persone “come noi” che hanno messo in piedi una struttura che a guardarla fa paura ma che vanno avanti sempre cercando compromessi tecnici ed economici. E ci riescono, per lo più. C’è un che di puro in certi piccolo Box, così come c’è un che di futuristico in altri.Poi ci siamo spostati all’area hospitality. Sulla porta ci ha accolto Davide Tardozzi (mio concittadino…) che ha avuto il sorriso acceso in volto tutta la sera, occhi stretti e sorriso largo.Poi si entra, ti siedi e il pranzo è a buffet. E ti ritrovi a far la fila con i genitori di Giugliano, con Falappa dietro e con Chaz Davies che ti chiede permesso perché sta sparecchiando i suoi piatti. Ovviamente a tavola ho fatto la differenza, avevo messo allo stomaco la mappatura racing mentre sia Giugliano che Davies non hanno grandi mezzi, in questo senso. Han provato a starmi dietro in un paio di portate ma poi hanno visto che avevo più capacità di scelta, che il mio piatto era più equilibrato, riuscivo a riempirlo senza mischiare i sapori, che tenevo in mano più portate, riuscivo a servirmi ambidestro, ero leggero a muovermi fra le portare, mi divincolavo in mezzo alla gente che parevo alle Biondetti.Poi i due piloti si sono sottoposti ad una sezione di foto e autografi. La cosa mi ha colpito, è vero, è il loro mestiere, noi eravamo tutti tifosi e clienti Ducati, siamo quelli che pagano per vedere lo show e bla, bla, bla ma loro si sono dimostrati molto disponibili e sempre presenti, una battuta con tutti, una foto, un autografo, un commento, un sorriso. Ripeto, sicuramente è una cosa dovuta, dovrebbe essere una condicio sine qua non, però in un epoca di divismo (e a Misano ho visto una roba da matti, ma non c’entra con le moto quindi lasciamo perdere) certa normalità colpisce.Quindi tutti lì, un racconto sbiascicato del leone Falappa, un saluto ed una foto coi piloti, una stretta di mano con Tardozzi, mangi, bevi, parli di moto e di passioni, man mano che la cena avanza perdi il controllo di quello che dici, dichiari tempi al Mugello da far rabbrividire tutte le carpe di tutti i pescatori del mondo, affermi prestazioni assurde, poi da una scaletta scende quello che tutti, ma dico tutti, abbiamo percepito come il fuoriclasse, arriva Gigi Dall’Igna. Una bisigola, lunghissimo e magrissimo, sorrisi per tutti, chiacchiere con tutti, strette di mano e poi si prende da mangiare e si piazza ad un tavolo. Ecco, Davies, Giugliano, Falappa e tutti gli altri VIP che son passati ti colpiscono, li guardi con fanciullesca ammirazione ma Dall’Igna trasuda fascino motoristico. Sia ben chiaro, solo motoristico. Però lo vedi da come si muove, dal fatto che ha mille attenzioni, mille occhi, mille cose sott’occhio. Potrei scommettere che il prossimo anno potrebbe ricordarsi di me solo per il fatto che ho scattato una foto e gli ho stretto la mano (ovvio, è una cazzata, è per dire che percepisci proprio che siamo davanti a dei “superpoteri”). Lo vedi da come gli altri del team lo guardano, lo seguono. Ecco, la cosa che più mi ha colpito di questa serata è la figura di Dall’Igna. Non lui come persona, non mi son messo al tavolo con lui non posso giudicare, ma come impatta sulle persone e sull’ambiente in cui entra (in questo ambito, ovviamente).Insomma, gran bella serata in cui ritrovi una dimensione meno televisiva delle corse in moto, in cui ti sembra che tutto sia ancora messo in piedi per chi decide di andare al circuito e non per chi siede sul divano (o salta in piedi, a seconda), in cui ti confronti ed incontri persone vere e non divi o dive. Che poi ci saranno, che poi verranno.Bene, dopo questo breve racconto mi resta da ringraziare nuovamente chi mi ha ospitato, Ducati e MotoEuropa e da rimandarvi al prossimo racconto.
Fullpetrol
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