Come un solleone spento,
rimasuglio di tempi magici
apostroferò la mia vita
chiederò al mio destino
rimarrò fermo in un inchino
vecchio, tra i vecchi che ancora
non ho incontrato, ma che
nei miei sogni ho già conosciuto.
Canuti, ingobbiti sotto una vecchia scorza
di giorni appresso agli altri, giorni...
Che son diventati anni, anni che son divenuti
rughe profonde colme di dolcezza e di sapienza.
Io vecchio savio, io incurvato
io che attendo con occhi lucidi e semichiusi
che qualcosa accada laggiù
dove il mare non finisce,
ma comincia appena, là
dove io non riesco più a vedere.
E intanto ti parlo con la mia sete di te
una sete vecchia di tante rughe.
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