Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM
IL FANTASMA DI ENZO BIAGI 29/07/2013 Ecco l’ennesima dimostrazione che l’antiberlusconismo è un brutto male. E’ morto ieri il cardinale Ersilio Tonini, ma sembra sia ri-morto Enzo Biagi. Dei novantanove anni della sua lunga vita l’unica cosa degna di ricordo sembrano le dure parole che ebbe ad “AnnoZero” subito dopo la morte del giornalista – col quale aveva lavorato in un programma televisivo dedicato ai “Dieci Comandamenti” – a proposito della faccenda dell’Editto Bulgaro. Tonini fece di Biagi un martire. Ma era un ridicolissimo sproposito. Il “Fatto” – dieci minuti di interviste, e spesso moraline finali, in onda subito dopo il TG1 – faceva venire il latte alle ginocchia: basti pensare che una giuria di critici televisivi lo giudicò il miglior programma d’informazione dei primi cinquant’anni della RAI. Nientepopodimeno. Di puntate ne fecero più di ottocento. Un martirio. La mia rubrica ha toccato quota seicento e il mio sogno è sempre stato quello di riuscire a martirizzare i miei lettori più a lungo di quanto fece Biagi coi suoi telespettatori. La cifra stilistica di Biagi era un motteggiante moralismo espresso col distacco del vecchio nonnetto. Ciò gli dava un’aria d’indipendenza. In realtà era un perfetto conformista, e in fondo gli piaceva bacchettare con molta urbanità chi cadeva in disgrazia. Essendo Berlusconi un outsider, era perciò anche antiberlusconiano. Con la meritata tirata d’orecchi dell’Editto Bulgaro, che non lo minacciava affatto, colse la palla al balzo per chiudere in bellezza un programma che stava conciliando ormai il sonno ai più, in calo di ascolti, e di cui si progettava il trasloco o la trasformazione: umiliato ed offeso, non accettò dalla RAI nessuna proposta. Andò incontro al martirio con un’ottima buonuscita, e la società civile ai suoi piedi. Il miglior affare della sua vita.
RENZO PIANO 30/07/2013 Con la collaborazione di una ditta tedesca il famoso architetto italiano ha finalmente realizzato uno dei suoi sogni: una casetta minimalista e ridotta all’essenziale, dal suggestivo nome di Diogene. La casa è costruita in legno, ed è dotata di isolamenti termo-acustici, di un collettore per le acque piovane, di pannelli solari, di compost toilet e di chissà quante altre diavolerie. Dispone di cucina, doccia, tavolino e cuccia per dormire, e misura la bellezza di sei metri quadrati. A prima vista, mi sembra che stia ad una casa tradizionale come un bagno chimico sta ad un bagno tradizionale. Il gingillo costa sui ventimila euro e qualche disperato lo potrebbe trovare pure intrigante. Purtroppo però di questa casettina non potrete mai fare la vostra residenza: come alloggio vìola tutte le leggi nazionali, regionali, comunali e rionali in materia, nel nostro paese almeno. Perciò se già sognavate di vivere come un novello Walden – ma col conforto della legge – deliziosamente rintanati nella vostra capanna tecnologica piazzata al centro di quella verde radura di quell’ameno boschetto, è meglio che abbandoniate subito queste vostre scusabili fantasticherie. Al massimo la potrete collocare in giardino, a fianco della casetta in legno per gli attrezzi, e a quella del vostro migliore amico, Fido; e viverci clandestinamente da separato in casa, se proprio col resto della famiglia i rapporti sono pessimi; oppure parcheggiarci, sempre clandestinamente, il vecchietto di casa insieme alla badante. Sempre che non abbiate già una roulotte, ossia un Diogene con le ruote, nel qual caso il problema nemmeno si pone.
ANTONIO MURA 31/07/2013 Durante la requisitoria relativa al “processo Mediaset” il procuratore generale della Cassazione ha fatto due importanti affermazioni: 1) «il compito della Cassazione è farsi carico del proprio ruolo in modo avulso da aspettative e passioni, che sono frutto del libero dibattito ed espressione della democrazia, ma devono restare fuori dall’aula» ; 2) «sono presenti tutti gli elementi costitutivi della fattispecie di reato di frode fiscale ascritta agli imputati» e Silvio Berlusconi «è stato l’ideatore di questo meccanismo di frode fiscale». Allora, proviamo a ragionare spassionatamente: a cosa serve al Caimano tutta l’infinita truppa di manutengoli, avvocati, azzeccagarbugli, professionisti dell’imbroglio, maneggioni, faccendieri, trafficoni e commercialisti al suo servizio, se poi perfino i «meccanismi» di frode fiscale se li deve inventare lui, povero diavolo? Suvvia, cerchiamo di essere sereni: diamo qualche merito anche ai suoi tirapiedi.
L’AFFAIRE MONTE DEI PASCHI DI SIENA 01/08/2013 Il Monte dei Paschi era un coso originalissimo anche prima del patatrac. Non vi era in Italia, e forse nel mondo, un esempio di istituto bancario che coltivasse un legame – lecito, per carità, fino a prova contraria – così stretto con la politica. Un vero e proprio matrimonio, che molti trovavano pure virtuoso. La politica scomparve improvvisamente dalla vita del Monte dei Paschi non tanto al momento dello scoppio dello scandalo sui derivati e sull’acquisto di Antonveneta, quanto piuttosto al momento dell’intervento della magistratura. Non se ne seppe più nulla. Lo scandalo fu funestato anche dalla morte di un alto dirigente della banca, che ebbe il cattivo gusto di buttarsi dalla finestra del suo ufficio: un tonfo sordo sul selciato, prontamente replicato dal tonfo sordissimo che questa morte ebbe sui media. Dopo essere stato sepolto, il poveretto sparì negli abissi dell’oblio in un silenzio arcano. Cominciò l’inchiesta, che fu un vero e proprio correttissimo rito scandinavo. Un mortorio. Non ci diedero neanche un ossicino da rosicchiare. Io speravo molto nelle intercettazioni, non in quelle pertinenti, ma in quelle non pertinenti, ossia impertinenti, grazie alle quali di solito vengono a galla pietose debolezze, particolari scabrosi, storie di donnine. Niente di niente. Adesso è arrivato l’avviso di chiusura delle indagini. A Mussari viene contestato anche il reato di insider trading: l’8 novembre 2007 il grande mariuolo «comunicava, al di fuori del normale esercizio della professione» la notizia dell’acquisto di Antonveneta a Maurizio Cenni e a Fabio Ceccherini all’epoca rispettivamente sindaco e presidente della provincia di Siena (oltre che al responsabile dell’investment banking di Jp Morgan per Europa, Africa e Medio Oriente Enrico Bombieri). Non si vede cosa ci guadagnasse il mariuolo, ma trattasi di comunicazione di informazioni privilegiate secondo la magistratura. Ma allora perché Mussari si sentiva in dovere di comunicarle ai più alti rappresentanti di quegli enti, comune e provincia, che nominavano i vertici della fondazione Mps, azionista di controllo della banca? Doveri istituzionali, secondo i difensori di Mussari. Possibile, ma in ogni caso assai intriganti.
BEPPE GRILLO 02/08/2013 Il più ortodosso nel parlare alla pancia della sinistra è stato lo scalmanato Beppe: «Berlusconi è morto. Viva Berlusconi! La sua condanna», ha detto, «è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Il Muro divise la Germania per 28 anni. L’evasore conclamato, l’amico dei mafiosi, il piduista tessera 1816 ha inquinato, corrotto, paralizzato la politica italiana per 21 anni, dalla sua discesa in campo nel 1993 per evitare il fallimento e il carcere. Un muro d’Italia che ci ha separato dalla democrazia». Dalla democrazia. Già, già, dalla democrazia. Che noia. Beppe non è più un giovincello. Sa benissimo che per la sinistra italiana, dal brigatista in su, la vera Liberazione, la “democrazia compiuta”, questa solenne cretinata antidemocratica, non è mai arrivata nel nostro paese. Ad impedirne il pieno dispiegamento c’era stato prima il corpo flaccido e clerico-fascista della Dc, poi quello corrotto e burbanzoso del pentapartito craxiano. Infine è arrivato il Berlusca, la quintessenza del degrado morale e civile dell’Italia Peggiore. La Grande Bubbola nacque dalla necessità di nascondere le pulsioni antidemocratiche che hanno sempre agitato invece il corpaccione della sinistra, in buona parte ereditato da quel fascismo nato da una sua costola; sinistra che dal radicalismo di massa non è mai riuscita ad emanciparsi, così come non è mai diventata tranquillamente socialdemocratica. Al riparo della Grande Bubbola la sinistra ha vissuto comodissimamente, ramificando il suo potere in ogni segmento della società, tanto che a destra ormai è rimasta solo la plebe. Ma la Storia andava avanti implacabile e divenne infine necessario piegare la Realtà alla Grande Bubbola. Il Sinedrio dei Giudici avanzò allora sulla scena, per puntellare a colpi di sentenze la baracca. Ma non servirà a niente. Le sentenze serviranno solo a rendere più chiari e grotteschi i contorni della Grande Bubbola, fino al giorno del suo fragoroso tracollo. Sarà quello il vero giorno della Liberazione.
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