Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM
VITTORIO MESSORI 04/06/2012
«Una sana provocazione.» La chiama così la sua proposta di ritornare ai matrimoni combinati. Il compito dei cattolici sarebbe quello di combattere l’amore romantico, quando il matrimonio invece non può invece basarsi sul sentimento, per sua natura mutevole. «Solo la fede in Gesù, che per il nostro bene ci ha “comandato” questo tipo di rapporto, può giustificare tale unione indissolubile. La nostra è una scommessa sulla fede che agli occhi dei non credenti appare giustamente “folle”». Be’, abbiate fede in me, che in queste sono un cannone: è una straordinaria fesseria. Primo: la fede è “sostanza, certezza di cose sperate” per dirla con S. Paolo; la fede come “scommessa” è una ridicola romanticheria intellettuale e il successo che le arride lo prova ampiamente. Secondo: se l’amore tra uomo e donna che porta al matrimonio non deve essere romantico, certo non può essere meno di romantico, sennò il cristianesimo che cacchio di religione da mezze cartucce sarebbe? E’ più che romantico, è l’amore delle anime gemelle, cui credeva perfino Platone, e che la buona, esaltante, lietissima novella, quella che ci fa stringere i pugni in segno di vittoria dicendoci che è tutto vero, ci confermò. Terzo: è scritto nel Vangelo: «Non divida l’uomo ciò che Dio ha unito.» E’ Dio che unisce, non l’uomo. L’uomo che gli si sostituiva, nel passato, doveva stare molto. ma molto attento a non sbagliar colpo.
STEFANO FASSINA 05/06/2012
Il responsabile economico del Partito Democratico sarebbe stato troppo rosso anche per un partito socialdemocratico dei bei tempi andati, quando la fede nello stato sociale signoreggiava in Europa. Che arda dal desiderio di dare il benservito a Monti, non lo trovo affatto strano. Che lo motivi col fatto che «Monti non ha la forza di portare avanti altre riforme» potrei trovarlo persino divertente, se riconoscessi nell’uomo un perfido burlone. Invece costui è spaventosamente serio anche quando ci prende involontariamente per i fondelli: miracoli di un’inveterata doppiezza che di socialdemocratico ed europeo, appunto, ha ben poco.
JAY CARNEY 06/06/2012
Il portavoce della Casa Bianca sbotta contro i posapiano del Vecchio Continente: «I mercati» dice, «restano scettici sul fatto che le misure prese finora siano sufficienti per garantire una ripresa in Europa e per rimuovere il rischio che la crisi si aggraverà. Altri passi devono essere compiuti». I passi da compiere sarebbero quelli che gli Stati Uniti hanno fatto qualche anno fa, dopo la prima scossa del terremoto economico-finanziario che ha colpito il mondo occidentale: in una parola, iniettare un bel po’ di droga monetaria per impedire un collasso per crisi d’astinenza. Almeno lo si dicesse chiaro e tondo, come si fa con un tossicodipendente, prima di prepararci a scalare una montagna di debiti ancora più alta di prima. Ma in questo caso a parlare dovrebbe essere un medico, qualcuno di consapevole, e non un tossico.
IL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA 07/06/2012
Per far capire con palpabile evidenza a noi testoni che l’industria italiana sta andando in malora, gli economisti di Viale dell’Astronomia lanciano l’allarme: l’Italia passa dal quinto all’ottavo posto nella classifica mondiale per produzione manifatturiera. Chi ci ha sorpassato? La Corea del Sud, un paese entrato nel numero dei paesi “ricchi” ma ancora in fase ascendente, che ha una dimensione demografica grosso modo paragonabile a quella italiana; il Brasile, che demograficamente vale tre volte l’Italia; l’India, che di Italie ne vale venti. Se anche lo Stivale si mettesse a correre il suo destino non cambierebbe: sarà inghiottito, in classifica, dalla marea montante delle economie dei barbari. Che le cose vadano male, lo vediamo dai noi. Spaventarci con questi mezzucci da imbonitori, ci fa solo girare gli zebedei.
ENRICO MENTANA 08/06/2012
Se non facesse un altro mestiere, il direttore del Tg La7, in questo momento drammatico per le sorti della patria, fonderebbe «un movimento per dare lavoro ai giovani, da portare al voto». Il programma sarebbe semplice: ribaltare tutto l’impianto sociale e normativo, che oggi va a scapito delle nuove generazioni (comprese quelle ormai non più tanto giovani, dico io). Programma un tantino stravagante e settario per essere «di governo», ma che fa tendenza, anche se si rischia (a parole, ben inteso, e a conferma che si tratta della solita corbelleria italica) di passare da un estremo all’altro. Solo che non si è mai visto un rivoluzionario che rinunci alla chiamata del destino perché «fa un altro mestiere». Il nostro è infatti un rivoluzionario piacione. Glielo si legge in faccia, chiaro come il sole. Ma se non bastasse questa acuta osservazione lombrosiana, per farvi convinti basterebbe leggere come Mister Mitraglietta intenderebbe fare dell’Italia il paradiso dei nuovi lavoratori: 1) Senza smantellare lo stato sociale; 2) spostando i pesi di incentivi e ammortizzatori; 3) spostando i pesi di defiscalizzazioni e finanziamenti. Insomma, l’ultimo della lunga lista dei nostri specialisti nel taglio della torta delle entrate statali. A saldi invariati, s’intende. Per qualche mese.
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