Qualcuno parla già di un eccidio per l’Ucraina, qualcun altro preferisce adoperare il termine “massacro”. Poco importa la semantica e la scelta del vocabolo più adeguato per designare la condizione terribile in cui versa l’attuale Ucraina dell’Est. Ieri l’esplosione alla fermata del tram con la morte di tredici innocenti, e poi l’assedio dell’aeroporto di Donetsk con l’uccisione di oltre 500 persone. Le stime del conflitto nell’Est ucraino parlano di 5mila morti, almeno dall’aprile 2014. Il bilancio si aggrava di giorno in giorno, e le notizie che pervengono da quel fronte lasciano sempre col fiato sospeso. Nella giornata di oggi – a Ginevra – l’Onu ha confermato la cifra di 5mila morti dall’inizio della guerra. E mentre “si toccava con mano” il dramma di un’Ucraina segnata dal sangue di una lotta fratricida tra governativi e separatisti, dai vertici dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk giungeva la notizia di un’ennesima follia: l’intenzione di introdurre la pena capitale. Una dichiarazione raccapricciante che ha riportato alla mente – sebbene in un contesto diverso – la drammaticità della shari’a islamica. Due mondi diversi, due culture lontane che sembrerebbero convergere in un destino comune. Non ci si troverebbe più a fare i conti coi crimini dell’apostasia, dell’adulterio, della bestemmia e dell’omicidio illegittimo di un musulmano. La pena di morte inneggiata dal capo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Aleksandr Zacharcenko, si vestirebbe ora solo e soltanto di una connotazione politica: la causa separatista contro gli ideali delle truppe filo-governative. E intanto Kiev nega ogni responsabilità di fronte all’attentato di ieri alla fermata del tram. Da Donetsk i separatisti alzano il tiro e accusano l’esercito ucraino e le autorità della capitale. E’ in questo clima di terrore che Zakharcenko ha annunciato di voler approvare quanto prima una legge sulla pena di morte. Un ritorno nel medioevo? La Nigeria insanguinata da Boko Haram, l’Isis che avanza in un Medio Oriente stretto nella morsa della discriminazione etnico-politica, e una Bielorussia – quella del presidente Lukasenko – che è tornata ad assaporare, già da qualche tempo, la scure della pena capitale. Ora l’Ucraina dell’Est si vede scossa da quest’orribile spettro, mentre in Russia circola una moratoria.
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Creato il 24 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_onlinePossono interessarti anche questi articoli :
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