Riportiamo testualmente un progetto presentato da Marco Scurati sulle pagine del blog “Luminosi Giorni”, per una possibile soluzione alla gestione dei flussi turistici sesquipedali che invadono ogni anno Venezia, facendone rischiare il tracollo e in parte uccidendone la sua stessa vita cittadina.
Un problema cui sembrava non ci fosse rimedio, il rompicapo che attanaglia da decenni gli amministratori veneziani: come gestire un numero crescente di visitatori in uno spazio limitato come Venezia? Come far coesistere l’esigenza di vivere di turismo con quella di vivere con il turismo, preservando la città e la qualità della vita dei suoi abitanti?
Così negli ultimi anni si è preferito non rispondere lasciando le cose senza una governance, fino alla situazione insostenibile attuale, in cui la popolazione e le attività diverse dalla monocoltura turistica sono sempre più espulse per far posto ai simulacri del turismo di massa e ai 25 milioni (di cui il 75% escursionisti). Flussi e quantità che una città come Venezia non può più sopportare, pena la sua fine di città vera e la perdita stessa del suo appeal turistico.
Venezia è un luogo limitato nello spazio, e i suoi abitanti sono pochi e in calo, ma sta diventando solo un prodotto turistico che fagocita se stesso, tale da risultare poco attraente come meta turistica; ormai anche i suoi visitatori più assidui, gli amanti di Venezia quelli che ritornano non si riconoscono più in questa città, gli ospiti che Venezia vuole avere e che di fatto sono dei veneziani di altrove, vengono a loro volta espulsi dal turismo di massa. Ma in città ci sono ancora istituzioni che per inerzia tendono a far venire più visitatori, quando il problema è invece come selezionare un turismo consono per la città.
Il turismo sarebbe un settore idoneo per una città con vocazione “heritage” come Venezia, ma troppo e di questo tipo non fa il bene comune della città. Si dice da tempo per non farla diventare una città senza abitanti bisognerebbe puntare anche su altri settori come ricerca, green economy, digital economy, artigianato, marineria, economia della cultura, ma bisogna essere realistici non si fanno miracoli, e non si riconverte l’economia di una città di colpo, né si può evitare la vocazione naturale di Venezia, e soprattutto anche le attività evocate hanno bisogno del turismo come domanda di base. Quindi la battaglia frontale contro il turismo non porta a nulla, ma spesso si parla ancora in maniera utopica e astratta (vedi programmi di governo) e nella realtà non si fa nulla solo perché non si può fare tutto. Allora il nostro invito è di concentrarsi solo sulle cose pratiche che si possono veramente fare, senza dimenticarci di avere una visione ma soprattutto usando gli strumenti corretti per realizzarla. Gran parte della città vive di turismo, e grazie a questo può abitarla, pagarne i costi degli immobili, e averne un sostentamento per rimanerci, come fare allora affinché prevalga un turismo sostenibile, regolato, compatibile con l’ambiente e la residenza.
Il cambiamento è un processo non un momento, e ci sono fenomeni esogeni come la crescita esponenziale della mobilità, che vanno amministrati e riequilibrati con i rimedi che sono nelle competenze della pubblica amministrazione. Non fare nulla non è più possibile, ora è il momento di intervenire concretamente prima che sia tardi, in modo che il turismo sia a vantaggio di tutti.
Evidenziamo i trends del turismo mondiale per renderci conto ancor più della gravità della situazione e per dimostrare che se la politica non cambia Venezia sarà sempre più presa d’assalto da gruppi sempre più grandi e per poche ore: causa di inquinamento e moto ondoso, congestione su mezzi e S.Marco impraticabile, costi per la città, prodotti scadenti (il turista di massa non distingue), esasperazione dei residenti etc
I turisti nel mondo sono oggi a 1,1 miliardi ma tra 15 anni saranno 1,8 miliardi, il mercato croceristico sale, calano i prezzi di voli e viaggi organizzati, è più facile raggiungere Venezia in giornata da località lontane, aumenta l’isocrona e così il bacino d’utenza degli escursionisti si allarga, aumentano masse dai paesi in sviluppo (il governo cinese rilascerà 50 milioni permessi all’anno, oltre ai 100 milioni ADS in circolazione). Il gusto di questi nuovi turisti è appiattito dalla globalizzazione dove turismo significa solo “consumare all’estero”, nulla a che vedere con il viaggiatore del “gran tour” per cui viaggiare era un’arte. A questo quadro si aggiunge l’Expo del 2015, in cui ci sarà una prova massacrante per la città, si dice cresceranno le presenze di 3 milioni ancora…
Per questo regolamentare e arginare i flussi crescenti è oggi la priorità della città storica (ma lo sanno i candidati?)
Da tempo sembrano tutti d’accordo nell’affermare che a Venezia serva un turismo di qualità, che viene per i beni culturali, e non il mordi e fuggi che porta costi e nessun beneficio.
Bene, ma come ?
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