Fresco, anzi freschissimo. Di pubblicazione, visto che proprio in questo mese di Marzo è uscito nelle librerie.
E anche di riconoscimenti, perchè “Una sottile linea linea rosa” di Annalisa Strada, edito da Giunti nella collana Extra, è tra i tre titoli finalisti al Premio Andersen 2014 nella categoria “Miglior libro oltre i 15 anni” (limite che, a mio parere, si potrebbe anche abbassare un po’).
Un libro, quindi, che srotola tanto di tappeto rosso nel presentarsi ai suoi lettori.
Io, personalmente, me lo sono divorata. In poche ore, viaggio di andata e ritorno per e da la Fiera del libro per ragazzi di Bologna.
Mi ha fatta sorridere e riflettere, commuovere ed emozionare. Ne ho apprezzato profondità e lievità, l’assoluta gradevolezza dello stile e la deliziosa caratterizzazione della giovane protagonista. Doti, queste ultime, che rendono la lettura accattivante e gustosa.
Dietro poi, riflessioni importanti e attuali, affrontate con grande sensibilità, assenza di moralismi e, si intuisce, una conoscenza attenta e competente dell’animo e della realtà degli adolescenti.
D’altra parte l’alchimia vincente nei libri di qualità per ragazzi si ripete nelle sue caratteristiche salienti: degni di nota sono quegli autori che hanno la capacità, affatto scontata, di affrontare temi di rilevanza – sociale, emotiva, storica…- alleggerendoli senza banalizzarli ma, anzi, trovando nella nota di briosità e lievità la via preferenziale per arrivare a rendere la sostanza.
Tema coraggioso quello delle gravidanze precoci, terreno minato dove lo scrittore corre sempre il rischio di scivolare nel punto di vista adulto che giudica e ammonisce.
Ecco, ciò che sicuramente Annalisa Strada non fa è esattamente questo e la sua protagonista resta l’unica – vera e reale – della storia senza che dietro i suoi pensieri, i suoi gesti e le sue scelte occhieggi l’educatore.
Nessuna presa di posizione che faccia capolino dietro le righe, alcuna classificazione buono/cattivo/giusto/sbagliato che in termini assoluti si affacci oltre le pagine. Nessun esito preferito manifestatamente ad un altro.
Eppure il romanzo resta, in un certo senso, profondamente educativo. E non perchè insegni ma, semplicemente e potentemente, perchè mostra, con limpida naturalezza, ciò che accade nella mente e nel cuore di una ragazza che si trova, giovanissima, ad affrontare una prova tanto impegnativa.
E ancora, nonostante la delicatezza del tema, non si affonda mai, in nessun punto, nel gusto o nella compiacenza di scivolare nel dramma.
Ogni punto del romanzo è sapientemente calibrato in modo che le stonature di registro, narrativo o emotivo, le rischiose pendenze verso l’appesantimento o la banalizzazione, vengano evitati.
Superlativo a tal proposito è il tratteggio di Perla, narratrice e adorabile protagonista. Ironica e autoironica, intelligente e arguta eppure così fallibile, inesperta, ingenua…Più o meno come tante sue coetanee in carne e ossa.
Perla di muove in un universo familiare alla maggior parte dei lettori: una famiglia classica, forse non esattamente calorosa con genitori poco vicini ai bisogni emotivi e affettivi delle figlie,una migliore amica con la quale si condivide tutto dall’infanzia, una passione tenace per lo sport, la corsa in particolare, e la cotta, mai dichiarata e mai corrisposta, per Cesare, il prestante e inarrivabile rugbysta.
C’è l’adolescenza poi, e con essa la perenne sensazione di essere fuori dal gruppo dei visibili per ricadere, inesorabilmente, in quello degli invisibili.
Essere vista, magari proprio da Cesare il figo, colui che preferisce le bionde formose e non l’ha mai degnata di uno sguardo interessato, rappresenta quasi la conquista di uno status sociale.
Ed è così che Perla ci cade. Gli ormoni, il bisogno, l’ansia di vita e la totale assenza di preoccupazione per il futuro – un po’ di senso di onnipotenza tipico dell’età – fanno sì che ad una festa accada l’irreparabile e che, poche settimane dopo, la ragazza di ritrovi nel bagno della casa la mare di Allegra, l’amica del cuore, con un test di gravidanza positivo in mano.
Non si rende conto subito di cosa davvero significhi nella sostanza (non ce se ne rende conto a trent’anni, figuriamoci a sedici!) ma va da sé che da quel momento in poi, dalla sottile linea rosa a seguire, la vita è cambiata.
E non perchè ci sia o meno la certezza di un bambino che verrà, ma perchè urge la necessità di guardarsi dentro, di prendersi di petto. E di scegliere.
Un passaggio di formazione poco generoso coi tempi e obbligato di fatto, che porterà Perla ad esaminarsi, con dosi variabili di indulgenza e dolcezza, ma con grande onestà, la costringerà ad affrontare con coraggio e una giusta dose di fierezza Cesare e i propri genitori, a cercare affetti e alleati.
Il tutto, ovviamente, accompagnato dalle vicende quotidiane di una vita che comunque va avanti, condito con l’ironia e la scanzonatezza del flusso di coscienza di una ragazzina ancora giovanissima, vivace e di piglio piuttosto deciso.
Così, tra l’entusiasmo infantile di Allegra che già si figura zia, l’indifferenza e la codardia di un ragazzo che sfoggia una buona dose di superficialità e arroganza, le carenze e gli egoismi di genitori presi più dalle proprie preoccupazione che dal benessere della figlia, Perla percorrerà a testa alta il suo cammino.
Un percorso che non avrà, per fortuna, solo gradini scoscesi e in salita ma anche momenti di conforto, riconciliazioni e vicinanze. Soprattutto al femminile, là dove la nota che unisce le generazioni di donne, unite dal filo che le lega alla nascita e alla vita, si fa simbolica e parla all’anima delle lettrici, giovani o adulte che siano.
Una storia che sa allietare e alleviare ma non edulcorare. Il lieto fine è lieto solo perchè è Perla, in conclusione, ad assumersi libertà e responsabilità e, quasi donna per i sui pochi sedici anni, ad andare incontro alla sua scelta.
Un romanzo prezioso per forza, brio, sensibilità ed empatia. Al pari di altre piccole perle di cui ho parlato in passato e che trattano temi difficili con accortezza e competenza emotiva, ne consiglio la lettura sia ai ragazzi che ai genitori.
Perchè siano sempre meno i giudizi e le generalizzazioni e sempre maggiore la capacità di guardare, e accompagnare, lo sforzo difficile e quasi mai gratuito di crescere.
(età consigliata: dai 13 anni)
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