Una spia non basta. E nemmeno un solo genere cinematografico, a quanto pare. Il film in questione, titolo originale molto più fico: This Means War, prova infatti la commistione tra pellicola action da una parte e commedia romantica dall’altra. Un mix per far stereotipicamente contenti sia il pubblico maschile che quello femminile, unire le due metà della mela sullo stesso albero, o almeno dentro la stessa sala del multiplex o almeno almeno sullo stesso divano. Un compito duro che di recente ha portato a risultati atroci piuttosto che no, come il pessimo Mr. & Mrs.
"Vai tranquilla, quello è un film consigliato da Cannibal!"
"Ambé, allora sto proprio in una botte di ferro..."
Come vanno le cose in Una spia non basta? Se non siamo dalle parti di Hitchcock, proprio no, almeno le cose vanno meglio rispetto a Mr. & Mrs. Smith. La parte action però non è un granché convincente nemmeno qui. La sottotrama criminale è definibile esile, a essere generosi, di nessun interesse, a essere sinceri. Le scene più concitate non risultano un granché, d’altra parte in cabina di regia siede pur sempre McG, un uomo che con un nome del genere dovrebbe aprire una catena di fast-food e invece no, s’è messo a fare il regista, s’è messo. Per giunta della stessa scuola del cinema fracassone alla Michael Bay o alla Tony Scott. Uno che nel CV ha il pessimo remake cinematografico delle Charlie’s Angels, più un Terminator Salvation dalla cui visione mi sono salvato.
"Dai, muoviti! Vai a vedere su Pensieri Cannibali che si dice sul nostro film..."
La parte sentimentale è invece quella che funziona di più. Complice un trio di attori in splendida forma e una serie di dialoghi parecchio brillanti (più qualche battuta divertente della comica Chelsea Handler), la pellicola regge. Ci sono alcune scene ripetitive, c’è persino la solita gag per nulla divertente con gli animali (ma per fortuna brevissima) e alcuni appuntamenti romantici finiscono per somigliare a una versione deluxe di quelli di Uomini e donne (il programma di Maria de Filippi ndas, nota dell’autore scimunito), però nel complesso la pellicola regge. Reese Witherspoon torna a rimettersi sulla testolina la corona di reginetta delle romcom e con questo film è come se gridasse: “The bitch is back, bitches!” alle sue nuove rivali nel genere, da Katherine Heigl a Rachel McAdams passando per Anne Hathaway e Zac Efron (il nuovo reginetto delle romcom). La scena in cui canta e balla la hit rap 90s "This How We Do It" di Montell Jordan da sola basta per reincoronarla. La rivincita della bionda? Oh yeah, puttanelle!Chris Pine riesce agevolmente nella parte del playboy figo della situazione, un farfallone incapace di una relazione stabile, almeno fino a che non incontrerà la piccola Reese. Tom Hardy al momento resta più a suo agio in ambiti drammatici, però anche in questa inedita veste comedy fa la sua porca figura e qui interpreta il ruolo del duro dal cuore tenero, uomo spericolato d’azione ma anche padre single sensibile.
"Tu avevi scommesso sulla vittoria dello scudetto della Juve?"
"No, ma ho puntato sulla perdita del parrucchino di Conte durante i festeggiamenti."
Il triangolo no? Il triangolo sì. C’è poco da fare, il triangolo funziona sempre. Dawson’s Creek, Twilight, The Vampire Diaries, True Blood, Hunger Games, Renato Zero… poche cose funzionano come un triangolo sentimentale. E anche questo Una spia non basta non si può che vederlo fino alla fine se non proprio impazienti, perlomeno curiosi di sapere chi sceglierà la mini Reese. Tom Hardy o Chris Pine? Non ve lo dico, non voglio mica farmi odiare come Caparezza grazie al pezzo Kevin Spacey… (voto 6+/10)