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Una storia

Da Lory7
Vi racconto una storia: immaginate il primo giorno di un primo anno di asilo, una classe senza insegnanti e con polemiche dopo mezz’ora dall’entrata.
Immaginate una maestra di ruolo che non può essere presente all’apertura dell’anno scolastico perché appena operata e una supplente annuale “fresca e giovane” che in questo vede un’opportunità, l’opportunità di spargere il seme della discordia per poterne raccogliere i frutti.
Immaginate le VOCI messe in giro da persone insulse che parlano per il gusto di parlare, senza avere né conferme e né prove di quello che dicono e di chi crede a tali sciocchezze.
Dopo tutto questo, si arriva un bel giorno al rientro della maestra di ruolo, una signora di mezza età, provata dall’operazione e con un carattere non particolarmente forte che si trova ad essere giudicata per delle voci messe in giro senza fondatezza e per colpa della maestra fresca e giovane che ormai si è “insediata” nell’ambiente diventando “capo di una banda di false damigelle”.

Ora immaginate la festa di compleanno di un bambino, alla quale è invitata, non si sa per quale motivo, anche la maestra fresca e giovane che furba, in malafede e schifosamente falsa, parla male della sua collega, tra l’altro titolare del posto, senza che questa sia presente e possa difendersi; con la strada già spianata, questa maestra furba, in malafede e schifosamente falsa non ha difficoltà  a fare in modo che mamme con poco cervello e lingua tanto lunga, si schierino dalla sua parte, senza dare il beneficio del dubbio alla povera signora che ha la sola colpa di non essere più tanto giovane e di aver iniziato tardi l’anno causa operazione.Tra una voce, una battuta, uno sguardo sbagliato, passa così un anno e un secondo anno, con bambini che suggestionati da stupidi genitori, non muoiono di simpatia per la signora maestra.Inizia il terzo anno di asilo, con un susseguirsi di supplenti chiamate a sostituire l’insegnante di ruolo che, dopo 2 anni di “mobbing” fatto dalla maestra furba, in malafede e schifosamente falsa, ha deciso di chiedere il trasferimento. Un anno in cui le mamme ipocrite e false si lamentano per il susseguirsi delle varie supplenti senza minimamente pensare di avere anche un po’ di colpa per la situazione in atto.
Con la strada ormai libera, codesta persona se la suona e se la canta, avendo sempre vicino il suo gruppetto di mamme ipocrite e false.

3 anni sono passati in una classe che non è mai stata unita, una classe formata da persone finte, con la puzza sotto il naso e sempre pronte a giudicare per il tuo brutto vizio di dire la verità e di dirla in faccia.Arriva un bel giorno, in questa triste storia che avrebbe TANTI altri aneddoti al suo interno da raccontare, in cui qualcuno ha la splendida idea di organizzare una gita; una gita, WOW, un’occasione per passare una giornata tutti insieme e per salutarsi, una gita alla quale devono partecipare bambini e genitori e in merito alla quale, la persona che ha il brutto vizio di dire la verità e di dirla in faccia esprime il suo parere e dice: che senso ha fare una gita per stare tutti insieme, se questa classe non è mai stata unita? Che senso ha fare finta di salutarsi, se per 3 anni a mala pena ti viene rivolto il saluto? E quella persona decide di non partecipare alla pagliacciata, ma di partecipare comunque al regalo di classe per amore della figlia che non ha colpe e che purtroppo fa parte di quella classe.

Come prosegue la storia? Alla gita partecipa il gruppetto di false e ipocrite persone e qualcuna anche neutra, che per 3 anni si sono fatte abbindolare dalla maestra e alla gita, alla quale causa brutto tempo, manca praticamente mezza classe, viene consegnato il regalo a questa maestra, regalo incompleto, ma che per forza viene dato all’interessata perché tanto il gruppetto di ipocrite è presente, fregandosene del resto delle persone che comunque hanno partecipato economicamente.Ma volete sapere qual è la parte più triste di questa storia? Alla famosa gita, vengono date delle medaglie di fine anno ai bambini presenti, medaglie di “promozione” alla prima elementare che però non vengono date poi in classe anche agli altri bambini che per un motivo o per un altro non sono andati; le medaglie vengono consegnate dalla maestra furba, in malafede e schifosamente falsa che fa finta, davanti ai genitori, di amare tutti i bambini, ma che in realtà ama solo i figli delle sue amiche lecchine.
Le medaglie dei bambini non presenti alla gita, vengono consegnate nel pacco dei lavori di fine anno e i piccoli se le trovano a casa, senza che nessuno la consegni veramente come è successo con i bimbi presenti alla gita. Che senso può mai avere questa cosa? Un “premio” considerato tale solo per chi si è prestato alla pagliacciata?
La cosa forse ancora più triste è che nessuno dei presenti, qualcuno in buona fede e qualcuno no, ha espresso la volontà o solo il pensiero di voler “premiare” anche i bambini non presenti alla gita, ma che comunque hanno frequentato l’asilo per 3 anni, NESSUNO.

Ora immaginate la rappresentante di classe, amica intima della iena, incaricata di comprare i regali di fine anno per la maestra e la supplente, per le due cuoche e le due bidelle … come si conclude questa storia? Che la rappresentante, che per due anni non ha mai presentato mezzo scontrino pensando per chi sa quale motivo che tutti si fidassero di lei, ha acquistato con i soldi dati per 6 regali, solo 4 di questi, decidendo insieme alle amiche iene, di lasciare fuori la povera supplente che comunque per due mesi ha lavorato e lasciando fuori una delle cuoche che comunque ha cucinato, ma senza comunicare niente a chi ha partecipato al regalo e dulcis in fundu … i regali sono stati dati senza comunicare niente a nessuno, come se nessuno avesse voce in capitolo.Ora, la domanda viene spontanea: dove sono finiti tutti i soldi dal momento che dalla somma raccolta dovevano uscirci 6 regali e non 4? E dove sono finiti i soldi rimanenti dal fondo classi di 2 anni per i quali non è mai stata presentata mezza giustificazione?

Tante altre cose ci sarebbero da raccontare, ma proprio tante; facciamo però che questo triste racconto finisce qui e … chi vuole intendere, intenda.

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