Ebbene, negli anni di cui vogliamo parlare viveva nel villaggio un giovane, Polt, che era noto per il suo rifiuto di credere a qualunque benefico influsso sulla comunità da parte di Keaf. Polt viveva esattamente come gli altri, collaborando per il bene comune del villaggio, eppure era guardato con distacco e diffidenza. Non riconosceva l'importanza di Keaf, dicevano, e da un momento all'altro quella scelta avrebbe potuto portarlo ad agire in modo contrario ai principi che egli trasmetteva e quindi in modo dannoso per la comunità.
Un giorno un violento temporale si abbatté sul villaggio. I venti indomabili e la tempesta distrussero diverse abitazioni, ma quel che sarebbe rimasto per sempre nella memoria degli abitanti fu il fulmine che colpì direttamente la statua di Keaf, incendiandone la base. Inutili furono i tentativi di domare le fiamme: il fuoco arse la statua di legno e la fece crollare in un turbinio di cenere e scintille.Sin dal giorno seguente nel villaggio calò una profonda depressione, un senso di sfiducia e rassegnazione che non aveva precedenti nella storia della comunità. Non solo la gente rifiutava l'idea di ricostruire la statua tanto importante - cosa che sarebbe risultata a suo modo blasfema, dal momento che qualcuno credeva che essa non fosse opera dell'uomo, ma di Keaf stesso - ma addirittura nessuno trovava la forza e la voglia di impegnarsi per ripristinare le abitazioni del villaggio. L'unica eccezione fu il giovane Polt. Non erano passate nemmeno due ore dalla fine del temporale, che già aveva iniziato a liberare il terreno intorno alla sua casa e a quella dei vicini. Mentre lavorava, incitava a gran voce quanti stavano intorno ad osservare, spaesati e confusi come se non capissero che cosa stesse facendo e come se non sapessero nemmeno bene chi e dove fossero. Persino i genitori di Polt, affacciati alla finestra di casa, scuotevano la testa e lo pregavano di fermarsi, di placare la sua operosità, ché tanto Keaf li aveva abbandonati e non ne valeva più la pena. Ma Polt non si fermò e solo la ferma opposizione degli altri abitanti del villaggio riuscì a trattenerlo dal sistemare anche le loro abitazioni. Il giovane non si perse comunque d'animo e continuò, nei giorni seguenti, a vivere e lavorare per la comunità come aveva sempre fatto. Comunità che, a quanto pareva, era crollata assieme alla statua di Keaf, dal momento che la gente, ancora apparentemente stordita, aveva cominciato a pensare più all'interesse personale che a quello collettivo, a lavorare per il proprio sostentamento e a non curarsi delle necessità dei vicini. Qualcuno non resse e abbandonò il villaggio, senza salutare, col favore delle tenebre; qualcun altro si tolse addirittura la vita. Solo Polt rimase l'uomo che era. Solo, ora era un po' più felice.Possono interessarti anche questi articoli :
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