Dario Balzaretti;
Dario Balzaretti è insegnante di lettere di scuola superiore. Ha lavorato come giornalista ne “Il corriere di Novara” e in altre testate locali per sei anni e ha collaborato con la De Agostini nella stesura di libri di storia per le scuole medie. Ha ottenuto riconoscimenti nell’ambito di premi letterari di narrativa e di poesia, come il premio di narrativa “Dante Graziosi” di Novara.
Titolo: Una storia
Autore: Dario Balzaretti
Serie: #
Edito da: Zerounoundici Edizioni
Prezzo: 10.50 euro
Genere: Narrativa Contemporanea, Romanzi Introspettivi
Pagine:76 pg.
Voto:
Trama: Racconto lungo che narra le vicende struggenti di un extracomunitario clandestino, un senza nome costretto ai lavori più umili per vivere in posti di fortuna accanto ad una donna che non parla nemmeno la sua lingua. Non solo un romanzo sul problema dell’immigrazione, ma una intensa riflessione su una civiltà, quella occidentale, che ha perso molto dei propri valori sociali e umanitari, calata nella spasmodica ricerca del bene di consumo e del denaro.
Citazione: “Abderrahim era abituato alla solitudine. Nel deserto portandoal pascolo le bestie era solo, nell’immensità dell’orizzonte cheschiaccia l’uomo immergendolo nell’infinito: tu e l’infinito,faccia a faccia. Il nulla e il tutto, insieme.Ma ora la solitudine lo gela più del freddo che questa nottemartella senza pietà.È diversa questa solitudine da quella del deserto. È lasolitudine che ha trovato nella città di condomini, strade, ponti,pali della luce, dove ogni uomo è un frammento che prende ilvolo spinto dal vento. È la brutta solitudine di chi non ha nomee si sente parte del nulla.”
Recensione:
Il romanzo di Dario Balzaretti è un racconto breve e pieno di sentimenti, lo stile dell’autore è molto semplice e diretto con frasi e capitoli ridotti, ma non per questi motivi meno intenso e comunicativo. Si sente che l’utilizzo frequente di ripetizioni ha lo scopo di far rimanere bene impressi nella mente del lettore alcuni dettagli che ci permettono di addentrarci meglio nella storia.
Riusciamo, così, ad immaginare la città in cui è ambientata la storia di Abderrahim come un ambiente grigio e cupo, quasi opressivo, che riflette la solitudine dei clandestini che ci vivono. Non è, quindi, un caso se l’autore ci descrive spesso i colori, le condizioni atmosferiche della città, nebbie, grigiori, freddo e pioggia.
Un racconto che ci spinge a riflettere sulla vita degli irregolari, sulle loro condizioni. Lontani da casa, nella loro nostalgia e nella loro solitudine si aggrappano ai ricordi della loro Terra per rimanere vivi. Una storia che ci spinge anche a riflettere sul modo di vivere di noi occidentali,un vivere con superficialità e con la spasmodica ricerca del benessere materiale che è solo felicità apparente.
Io ho pianto leggendo questo racconto. Breve ma intenso.