Una storia regalatami da un paziente…
Buona lettura…
Una giovane coppia aveva appena avuto un figlio e viveva per la prima volta l’esperienza della genitorialità. Nel loro cuore regnavano la gioia e l’amore che scorreva a fiumi dentro di loro. Un giorno ebbero voglia di andare nella natura poiché da quando era nato il figlio vedevano belle tutte le cose, e persino il rumore di una foglia che cadeva era per loro una nota musicale.
Così decisero di andare in un bosco; volevano ascoltare il canto degli uccelli e godersi la bellezza della natura. Camminavano felici, respirando l’umidità del bosco, quando all’improvviso videro un’aquila posata su un ramo e ammirarono la bellezza delle sue piume. Anche l’aquila aveva avuto la gioia di avere degli aquilotti, e voleva arrivare al fiume, catturare un pesce e portarlo nel nido per sfamare i suoi piccoli. Era una responsabilità molto grande allevare ed educare i suoi aquilotti ad affrontare le sfide della vita.
L’aquila, notando la presenza dei due genitori, li guardò e disse: “Dove andate? Vedo la gioia nei vostri occhi”.
“Ci è nato un figlio, e siamo venuti nel bosco per assaporare questa benedizione” risposero.
“E che cosa pensate di fare con vostro figlio?” chiese l’aquila.
“Ah, d’ora in avanti lo proteggerò sempre” rispose la donna. “Gli procurerò il cibo e non permetterò mai che soffra il freddo. Penserò io a fargli avere tutto ciò che gli serve, ogni giorno ci sarò io a proteggerlo dai rigori del clima, lo difenderò dai nemici e non permetterò mai che attraversi dei momenti difficili. Non lascerò che mio figlio soffra le pene che ho patito io, non lo permetterò. Per questo sono qui, perché non soffra mai”.
“Io, suo padre”, concluse l’uomo, “sarò forte come un orso, e con la forza delle mie braccia lo circonderò, lo abbraccerò e non lascerò mai che qualcosa lo turbi”.
L’aquila fu profondamente colpita da queste parole, aveva ascoltato attonita senza riuscire a credere a ciò che udiva. Poi, facendo un profondo sospiro e scuotendo le sue grandi ali, li guardò fisso e disse: “Ascoltatemi bene. Quando ricevetti dalla natura il compito di covare le mie uova, ho ricevuto anche l’incarico di costruire un nido confortevole, sicuro ed al riparo dai predatori, ma costruendolo ho aggiunto anche dei rami con le spine. Sapete perché? Adesso le spine sono coperte da uno strato di piume, ma un giorno, quando i miei aquilotti saranno abbastanza forti e le loro penne potranno volare, toglierò il comodo strato di piume e loro, non potendo vivere sulle spine, saranno costretti ad abbandonare il nido. Quando avranno fatto il necessario per conquistarsela, se ci riusciranno, avranno a disposizione tutta questa valle, con le sue montagne, i suoi fiumi pieni di pesci e i suoi prati pieni di conigli. Se li tenessi abbracciati come un orso soffocherei la loro aspirazione e il loro desiderio di essere se stessi, distruggerei la loro individualità e ne farei delle aquile indolenti, senza il coraggio di lottare e la voglia di vivere. Presto o tardi rimpiangerei il mio errore, perché vederei i miei aquilotti trasformati in ridicoli rappresentanti della loro specie mi riempirebbe di rimorso e di vergogna. Dovrei allora raccogliere i frutti delle mie azioni sbagliati, vedendo la mia discendenza nell’impossibilità di vivere i suoi trionfi, i suoi fallimenti, i suoi errori perché ho preteso di risolvere io tutti i loro problemi.
Amici miei, continuò l’aquila, vi giuro che dopo Dio amo i miei figli sopra ogni cosa, ma giuro anche che non sarò mai complice della loro superficialità e della loro immaturità, capirò la loro giovinezza ma non parteciperò mai ai loro eccessi, mi sforzerò di conoscere le loro qualità ma anche i loro difetti, e non permetterò che abusino di me in nome dell’amore che ho per loro”.
L’aquila tacque e la donna e l’uomo non seppero che cosa rispondere. Erano confusi e, mentre riflettevano, l’aquila si alzò maestosamente in volo e scomparve all’orizzonte. Ricominciarono a camminare con lo sguardo fisso a terra sulle foglie morte, pensando a quanto stavano sbagliando e al terribile errore che avrebbero commesso se avessero dato a loro figlio l’abbraccio dell’orso. Rincuorati, continuarono a camminare con il solo desiderio di arrivare a casa e abbracciare con amore il loro bambino. Pensarono che l’avrebbero abbracciato solo per qualche secondo, perché il piccolo aveva già bisogno della sua libertà di muovere le gambe e braccia senza nessun orso protettore ad impedirglielo.
Da quel giorno cominciarono a prepararsi per diventare bravi genitori.