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Una storia vera – David Lynch

Creato il 10 aprile 2012 da Maxscorda @MaxScorda

10 aprile 2012 Lascia un commento

Una storia vera
Tanti anni fa un’amica in merito a Lynch mi scrisse "Nei suoi film non sai mai cosa aspettarti, a parte un nano, un oggetto misterioso e un teatro".
Cio’ che adoro di Lynch e’ proprio questo, c’e’ sempre un nano, un oggetto misterioso e un teatro, anche quando non e’ vero.
E’ la storia vera di Alvin Straight magistralmente interpretato da Richard Farnsworth, settantatreenne mai arresosi in vita sua e non intenzionato a farlo malgrado l’eta’, le anche a pezzi e il rischio trombosi.
Una telefonata gli annuncia l’infarto del fratello che dopo un litigio non vede da tanti anni e cosi’ partenza nell’impresa di percorrere quasi trecento miglia a bordo di un tagliaerba. Road movie sensazionale e tutt’altro che atipico perche’ il mezzo di locomozione si sa, non serve quando il senso profondo di questi film e’ il viaggio, non il modo in cui si arriva.
Atipico e’ invece il protagonista, un uomo che sa tutto quanto c’e’ da sapere, che ha fatto il suo dovere lasciando al piacere le briciole e cio’ fa di lui un abitante di un mondo molto lontano nel tempo per quanto distante pochi decenni dai nostri e su Alvin, sul suo carattere, poggia il peso del racconto e ogni merito attribuibile al film.
E’ bene chiarire che il senso, il piacere, l’emozione dello spettatore trae nutrimento dal suo protagonista perche’ diciamocelo, quale ragazzo non vorrebbe avere un nonno o un padre come lui e con qualche anno in piu’ si vorrebbe essere forti della sua forza, certi delle sue certezze e smettere di avere paura anche se quel coraggio fu pagato con un prezzo altissimo. Si vorrebbe avere la forza d’intraprendere il viaggio quando non sono i kilometri o le intemperie o i disagi a spaventare quanto il mettersi in moto, lasciare casa e in essa l”informe oggetto nel quale ci si e’ tramutati quando carichi di fatica del vivere, si preferisce restare perduti e spaventati nella tana chiamata giorno.
Vorremmo avere la saggezza di chi ha compreso che tra cacciare e difendere i cervi la soluzione e’ cibarsene.
Per questa ragione e’ un film facile, insolitamente facile per uno come Lynch eppure senza nani e senza teatri, e’ indiscutibilmente Lynch nel suoi rossi e nel suo verde, nei suoi campi e nel fading delle sequenze, nell’avvicinarsi ad una conclusione da seguire metro dopo metro, passo dopo passo.
Ripeto, e’ la storia di un viaggio ma non necessariamente il viaggio di Alvin.
La scelta sta nell’intraprenderlo o meno.

Scheda IMDB


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