26 SETTEMBRE – Sembra che sia cominciata una vera e propria tempesta di inchieste sui finanziamenti ai partiti e agli enti locali. Il più recente grande scandalo, è stato quello della Regione Lazio con la Presidente dimissionaria Renata Polverini che, subito dopo aver lasciato la carica, ha affermato che “l’immoralità c’era anche prima” di lei, e che, essendo libera, “ora potrà parlare apertamente e raccontare tutto”. Parole fortissime, non meno scottanti di quelle dei magistrati che hanno scoperto fatture completamente false, nonché spese addebitate all’Ufficio della Regione, sebbene assolutamente personali (conti a ristoranti in primis, ma anche stipendi dei dirigenti della giunta da quasi 200.000 euro).
Questa tempesta che, dopo lungo esitare, ha portato alle dimissioni dell’ex Presidente Polverini, sembra essere soltanto l’inizio di una rete di indagini che coinvolgono anche la Regione Sicilia, la quale risulta oggi indagata per i propri finanziamenti. Potrebbe essere l’inizio di vari controlli, che vogliono stabilire come gli enti locali, le Regioni nel presupposto, si procurano i fondi con cui svolgere la loro attività e, soprattutto, come li spendono. L’indignazione degli Italiani è più che mai sentita. Questa inchiesta ha avuto inizio sulla scia di quanto accaduto al Presidente della Lombardia Formigoni, anch’egli indagato per spese personali pagate dai fondi del partito. E, adesso, la Sicilia dovrà rispondere ai pm dei suoi conti.
Le reazioni a questa inchiesta, dopo quanto scoperto e confermato, sono state numerose. Il capogruppo del PdL Angelino Alfano ha subito stabilito che ci sarà la massima trasparenza sui bilanci del partito, con bilanci resi pubblici e rinnovo delle regole di finanziamento. Allo stesso tempo, Silvio Berlusconi ha assicurato che il “PdL non è allo sbaraglio” ma è anzi molto stabile, sebbene vi siano alcuni aspetti da definire. I partiti dell’opposizione, in particolar modo il PD, sono stati cauti nelle loro reazioni, probabilmente per non tornare alla vecchia politica di accusa e difesa, o forse perché, sebbene non sia ancora stato confermato, vari componenti della giunta coinvolti in questa faccenda appartengono a partiti diversi dal PdL.
Una durissima reazione è invece arrivata dalla CEI, con il Presidente Angelo Bagnasco che si scaglia, in linea con dichiarazioni precedenti che hanno fatto discutere, riportando a galla il sempiterno problema del rapporto Stato-Chiesa Cattolica, contro la corruzione della politica italiana che, a suo dire, in seguito a dichiarazioni rese anche da Benedetto XVI, sebbene più parche, andrebbe totalmente rinnovata. Il Cardinal Bagnasco ha espresso il suo pensiero in modo chiaro, con parole forti: “Che l’immoralità e il malaffare siano al centro come in periferia non è una consolazione, ma motivo di rafforzata indignazione, che la classe politica continua a sottovalutare”. Si è mostrato sinceramente indignato per quello che si è dimostrato essere un “reticolo di corruttele e scandali”. Ha inoltre posto una domanda, evidentemente retorica: “Possibile che l’arruolamento nelle file della politica sia ormai così degradato?”. Il Presidente della CEI ha poi affermato che la politica deve proporsi ai cittadini in modo serio, con proposte concrete, piuttosto che con chiacchiere. Tramite parole forti, ha praticamente criticato l’intero mondo politico, in particolar modo quelle correnti, di destra e sinistra, laiche, che vogliono seguire principi, che non rispettano la dignità umana e la natura umana. Ha ricordato, inoltre, che deve essere portato ad una conclusione il problema del testamento biologico, il quale da anni ormai preoccupa il mondo politico così come quello religioso e culturale. La politica, secondo il cardinale, deve essere in grado di guardare con maggiore lungimiranza ai prossimi anni, proponendosi concretamente agli Italiani e rinnovando la propria struttura e la propria ideologia. Un forte apprezzamento è invece arrivato dalla CEI al Presidente del Consiglio Monti, il quale, sempre secondo il prelato, ha portato l’Italia fuori dal rischio più grave. Dopo di lui, tuttavia, deve essere aperta una nuova fase politica.
Di questo avviso è anche il Presidente della Repubblica Napolitano che, alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico al Quirinale, ha manifestato la sua indignazione per i “troppi vergognosi fenomeni di corruzione”, dicendo che “anche di recente la cronaca ci ha rivelato come nel disprezzo della legalità si moltiplichino malversazioni e fenomeni di corruzione inimmaginabili e vergognosi. Non è accettabile per i cittadini onesti, né per chi voglia avviare un’impresa. Chi si preoccupa per l’anti politica deve saper risanare in profondità la politica”. Queste sono state le parole del Capo dello Stato, cui sono seguite le affermazioni di Silvio Berlusconi che ha spiegato la necessità di un rinnovamento nel finanziamento dei partiti, così da evitare altri episodi di questo tipo.
Reazioni forti, quindi, indice di una seria preoccupazione per la futura politica, soprattutto in vista delle prossime elezioni. Di certo, la nuova inchiesta sui finanziamenti della Regione Sicilia porterà a un nuovo fermento politico, che potrebbe essere l’inizio di un effettivo, e spesso sperato dai cittadini, cambiamento delle regole della politica italiana.
Enrico Cipriani