Una terra ricca, fiorente e straziata dai conflitti coloniali fa da sfondo al lento evolversi di una grande storia d’amore. Siamo nel 1876 e seguiamo i due protagonisti, Ian ed Helena, non solo nel lungo viaggio dalla Cornovaglia all’estremo nord dell’India, in una piantagione alle pendici dell’Himalaya; seguiamo anche i loro sentimenti e i loro dolori che pagina dopo pagina si scoprono e si rischiarano, spiegandoci che a volte il dramma, le ombre possono essere capite e scacciate per lasciare il posto al sole della felicità e della passione.
Trama
Dopo la morte del padre, la giovanissima Helena Lawrence rimane sola ad affrontare la vita. Di origini modeste, le mancano le risorse economiche per mantenere se stessa e il fratello più piccolo. Così, quando il misterioso e oscuro lan Neville, che appare dal nulla, le propone una via d’uscita, Helena non può che farsi coraggio ed accettare: Neville si occuperà di lei e del fratello, se lei sarà disposta a sposarlo e a seguirlo nella sua piantagione di té a Darjeeling, nell’India nord-orientale. Il fascino esotico della colonia, con i suoi profumi e i suoi colori e così ricca di magia e mistero, attraggono Helena sin dal primo istante. A poco a poco la giovane comincia a credere di poter essere felice con Neville, da un lato affascinata da quest’uomo sicuro di sé e capace di grandi slanci e di momenti di tenerezza, dall’altra in qualche modo impaurita dal suo lato enigmatico, imprevedibile e ostile. Suo marito è. un uomo complesso che nasconde un segreto pericoloso e tocca ad Helena liberare il loro futuro da questa spada di Damocle.
Per me non è stato difficile appassionarmi a questo romanzo, perché il lato romantico della
vecchia India mi attira moltissimo. C’è stato chi mi ha criticato per il mio interesse accusandomi di essere un’ingenua ed un’insensibile: in India le donne vengono trattate come nullità e ci sono violenze e soprusi atroci. E’ vero, è sempre stato un paese in cui hanno convissuto estrema ricchezza e la povertà e l’analfabetismo dell’80% della popolazione, in cui diversi popoli, lingue e culture hanno dovuto coabitare e non sempre la convivenza è stata pacifica. Dove regnano l’ignoranza ed il caos è difficile che la società si sviluppi equilibrata e rispettosa degli altrui diritti. Chiunque si accosti anche superficialmente per conoscere questo paese non può che diventare consapevole di tutto questo. E’ una realtà orrenda che si protrae da secoli e che difficilmente riuscirà a cambiare; tuttavia a mio parere questo non giustifica chi non prende in considerazione le bellezze e le ricchezze di questa terra, che sono egualmente tantissime. L’India ha una storia importante, un’arte ed un’architettura meravigliose, una cultura complessa e profonda. Non la si può ridurre al “paese degli stupratori che sfigurano con l’acido”. Sarebbe come restringere l’Italia alla mafia o la Germania ai nazisti. Sono parti della vita o della storia di questi paesi, ma non ne riassumono l’essenza e le preziosità.Tornando al libro, ha una scrittura scorrevole e sciolta, priva della marea di termini stranieri con cui in genere vengono sommersi i romanzi ad ambientazione esotica. Probabilmente l’intento sarebbe quello di far vedere che ci si è documentati, che si conosce ciò di cui si scrive; per me l’effetto è solo un ritmo spezzato e una lettura difficile. “Il cielo sopra Darjeeling” invece tratta vari temi, spostandosi non solo tra i continenti ma anche tra i tempi e le trame. A circa due terzi della narrazione infatti, troviamo una regressione di qualche decina di pagine che ci racconta una sorta di storia nella storia, per aiutare sia Helena che noi a comprendere meglio il passato del protagonista ed il perché di tanti punti interrogativi rimasti in sospeso. Non ha la suspence dei thriller, e neppure gli è richiesta, però riesce comunque a nasconderci abbastanza da rapirci e voler arrivare al prossimo capovolgimento.
A presto. I