Once Upon a Time -1988-
Nell'anno della sua fondazione, lo Studio Ghibli fece uscire due film: il capolavoro che è e sempre sarà Totoro, intriso nella sua magia e nella sua tenerezza, e quest'altra storia, diretta dal socio di Miyazaki, Isao Takahata.
Il fatto che solo il primo abbia avuto un successo inarrestabile, mentre l'altro sia passato decisamente in secondo piano la dice lunga sulle capacità del maestro di parlare con un linguaggio semplice ai grandi e ai piccini, incantandoli attraverso immagini e situazioni degne di una favola d'altri tempi.
Takahata con la sua opera prima si discosta nettamente dal custode della foresta, andando a raccontare una pagina della storia del Giappone in tutta la sua drammaticità. Ne esce un vero e proprio polpettone dove è difficile trattenere le lacrime, dove il pietismo è imperante e la tragedia dietro l'angolo.
Il protagonista è infatti il giovane Seita che si ritrova a dover badare alla sua sorellina più piccola Setsuko dopo che la madre è stata uccisa dagli attacchi aerei americani, mentre il padre combatte per l'Impero in marina.
I due fratelli si ritroveranno soli, ospitati da una zia bieca e patriottica, che vede di malocchio la loro tendenza al gioco e al divertimento invece di trovarsi un lavoro. L'orgoglio prevale, così, e unito a una situazione sempre più pressante, Seita decide di andare a vivere in una miniera abbandonata, procacciandosi il cibo come meglio può, mentre la carestia avanza, i prezzi aumentano, gli attacchi si fanno continui e la mal nutrizione si manifesta.
I due fratelli si ritroveranno sempre più isolati e osteggiati dagli altri, che mai porgeranno loro una mano o un aiuto, portandoli, inevitabilmente, ad una fine indegna.
La fortuna, per chi cede facilmente al pianto, è che questa fine ci si presenta fin dall'inizio, con Seita diventato un mendicante che, una volta ceduto al suo destino, riabbraccia la sorella, guidandoci e osservando i loro ultimi mesi di vita.
Purtroppo, però, questa epopea puzza parecchio di pietismo, e nonostante i disegni splendidi che ce la rappresentano, nonostante l'orrore universale per la guerra, nonostante la magia che uno sciame di lucciole può creare, la sensazione di venire un po' strumentalizzati è forte, come nel montaggio postumo di una Setsuko felice.
Se Totoro è riuscito ad avere la meglio, quindi, il motivo è più di uno, Una tomba per le lucciole resta infatti in un angolo, più apprezzato in patria che all'estero, proprio per il racconto intriso di patriottismo e di storia che mostra.
Guarda il Trailer
Magazine Cinema
Potrebbero interessarti anche :