“Inaspettato ed elusivo è il mondo, ma la sua stessa contingenza è una ricchezza, giacché non possiamo nemmeno stabilire quanto siamo poveri, visto che tutto è regalo.”
L’osservazione dell’Omero argentino, Borges, seguiva ad alcune considerazioni su Whitman, ma incidentalmente sembra appropriata al tema che tento di introdurre ora: l’oggetto dello scritto è un’antica struttura fortificata (e fortificante) di Scicli, una torre ad esser precisi, sita quasi al principiare di via Loreto (o Strada Loreto come era anticamente appellata), all’incrocio con via San Pietro, ove parallelamente si distende via Torre, specchio – quest’ultima – di una rivelazione topografica probabilmente sfuggita ai più (Inaspettato ed elusivo è il mondo). Il “regalo” proviene poi dal tempo, che sembra infischiarsene talvolta di quanto si lega ad eventi storici e date fatidiche. Ad esempio, per la città di Scicli, quella dell’undici Gennaio 1693. Malgrado tutto, intendo nonostante un trascorso “Big One” e soprattutto a dispetto degli inciampi di alcune rie generazioni maldestramente urbanizzanti, la Torre è oggidì ancora osservabile persino dalla centralissima Piazza Italia, perdurando il suo ostinato ergersi dietro il candido palazzo che fu in proprietà del barone Guglielmo Emanuele La Rocca.
Le notizie le ricaviamo dagli scritti del Pluchinotta, il quale fa risalire la fabbrica addirittura al medioevo. Potrebbe darsi, bisognerebbe capire prima cosa si vuol intendere per “medioevo” e soprattutto dove lo si preferisce localizzare temporalmente. Certamente si può anche congetturare – e io lo faccio – che la Strada Loreto fosse nient’altro che un percorso costeggiante una delle cinte murarie – quella più bassa magari – della Città Fortificata. Ciò sarebbe in qualche modo giustificato dalla notevole lunghezza del tragitto e dal fatto che lo stesso si prolunga dal centro storico sin quasi al termine della Cava di San Bartolomeo, andando a collegarsi con gli antichi quartieri di Chiafura. Inoltre, sempre ad avvalorare tali congetture, si può ricordare che sulla via – o nelle sue prossimità – vi erano alcune Porte della Città, segnalate tra gli altri, e con completezza, sempre dal Pluchinotta. Inutile soffermarsi per ribadire una mia convinzione riguardo le torri, che cioè spesso venivano elevate a guardia di Porte o di Mura.
" />" height="300" width="225" alt="" class="alignleft size-medium wp-image-7003" />Tristemente faccio notare che i turisti, evidentemente poco attenti in larga percentuale – non essendo stati avvertiti della presenza di una tale eccezione al frequente barocco paesano – passano, non guardano e non si curano della torre. Eppure, ripeto, mi sembra rilevante – come lo sarebbe anche il palazzo Terranova in via Castillett – una struttura preesistente al terribile terremoto. Altra cosa è poi il rischio in cui il turista, o il passante, potrebbe incorrere. Diceva il Boiardo:
E Rodomonte roinò nel fosso,
E dietro a lui gran pezzi de muraglia,
ché gli è caduta mezza torre addosso;
E un merlo giunse Orlando nella testa,
Qual lo distese a terra con tempesta.
Prima che Orlando si trovi per caso a passare da Via Loreto e gli capiti un accidente, forse sarebbe il caso di interessarsi dell’antica torre, anche solo per fargli osservare in sicurezza l’ogiva della porta o il caratteristico angolo del cantonale.
Gaetano Celestre