Io sono un blogger fortunato. Fortunato perché se due fari del pensiero europeo quali Giulio Mozzi e Luigi Castaldi seguono una mia idea di tradurre un sonetto di Pierre de Ronsard contestualizzato alla situazione politica italiana, beh, allora il sorriso mi si allarga sulla faccia a esprimere la gioia e la contentezza di averli trascinati in questo divertissement, e mi fa sentire a loro fratello (minore, molto minore). Mi permetto di pubblicare quindi anche la versione castaldiana, ehm...
Je veux pousser par la France ma peine,
Plus tôt qu'un trait ne vole au décocher;
Je veux de miel mes orelles boucher,
Pour n'ouïr plus la voix de ma Sereine.
Je veux muer mes deux yeux en fontaine,
Mon cœur en feu, ma tête en un rocher,
Mes pieds en tronc, pour jamais n'approcher
De sa beauté si fièrement humaine.
Je vuex changer mes pensers en oiseaux,
Mes doux soupirs en Zéphyres nouveaux,
Qui par le monde éventeront ma plainte.
Je veux du teint de ma pâle couleur,
Aux bord du Loi enfanter une fleur,
Qui de mon nom et de mon mal soit peinte.
Pierre de Ronsard, Amours
Per te, o Italia, ho un dardo in cocca:
voglio scagliarti tutta la mia pena.
Non voglio udire più quella Sirena,
tappate a me le orecchie o a lei la bocca.
Brucia, o coronaria, e tu, o safena,
scoppia! Tempie, mutate in dura rocca!
Verserei gli occhi miei in una brocca,
per non vedere più questa gangrena!
Trasformerei in piccione ogni pensiero
a scacazzare questo monumento nero,
o in corvo per gracchiare il mio dolore.
E pianterei l’esangue mio orrore
in riva a un fiume, a farsi pianta e fiore,
simbolo di quel che sono – pardon! – ero.
Traduzione di Luigi Castaldi.