Chernobyl Diaries è il classico film che quando arrivi alla fine, se ci arrivi, esclami: “Ma che str**zata!”. Esatto, un capolavoro del cinema di quelli proprio da non perdere, si poteva già immaginarlo preventivamente. Però è estate, un horror un po’ sciocco su un gruppo di ragazzi che se ne vanno in vacanza ci sta e allora ci caschi sempre. Ne hai già visti a decine, di film del genere, ma uno ogni tanto si salva, vuoi per l’originalità dello sviluppo (Rovine), vuoi per un paio di protagoniste fuoriserie (And Soon the Darkness), vuoi per la goduria di veder soffrire dei tizi che se la sono proprio andata a cercare infilandosi in situazioni assurde (Frozen).
Qualcosa mi dice che questa allegra brigata farà una brutta fine...
Chernobyl Diaries appartiene poi a un ulteriore sottogenere del sottogenere vacanze estreme del genere horror: il sotto-sotto genere degli americani idioti che vanno a ficcarsi in qualche guaio nell’Est d’Europa. Tutto ha avuto inizio, credo, con il successo del non eccezionale ma vedibile Hostel, ambientato a Bratislava, in Slovacchia, e il sotto-sotto filone è poi proseguito con l’insuccesso del pessimo L’ora nera. Chernobyl Diaries si pone a metà strada tra i due per riuscita. Una mezza porcheria, anziché una porcheria totale come L’ora nera, ma pur sempre una porcheria. A salvarlo, parzialmente, c’è l’ambientazione. Unica cosa particolare e affascinante. Affascinante nel senso horror del termine, non affascinante nel senso che è un posto dove porteresti una ragazza per un weekend romantico o i figli come meta alternativa a Disneyland.Chernobyl è una signora ambientazione per un horror. Riuscite a immaginare qualcosa di più inquietante? Un campo di concentramento, forse. Lo studio di Porta a Porta, ancora più probabilmente. Comunque diciamo che Chernobyl è una ottima scelta inquietante. Onore del merito di aver avuto un’idea del genere a Oren Peli, autore del soggetto per il film. Oren Peli che è quell’omino che sta dietro a Paranormal Activity, horror cinematograficamente poverissimo ma, per quanto mi riguarda, un’esperienza davvero traumatica. Il problema di Oren Peli è che la sua idea di cinema sembra essere nata a partire da The Blair Witch Project e poi non si è più sviluppata. Il che non è una cosa molto positiva. L’idea di realizzare un horror mockumentary in maniera finto-amatoriale con Paranormal Activity si rivelava efficace, almeno se si stava al gioco, perché sembrava in tutto e per tutto un filmino uscito da YouTube e invece poi accadevano delle cose inquietanti. Spunto buono per un film, poi basta. Purtroppo invece il non particolarmente peloso Peli, di cui vediamo una diapositiva
Una bambola! Oh mio Dio, che paura!
sembra voler continuare il giochino all’infinito. Prima con la serie da lui ideata The River, guardabile ma davvero modesta e a tratti parecchio ridicola, e ora con questo nuovo filmino. Chernobyl Diaries non è un mockumentary in senso stretto, però un po’ del mockumentary ce l’ha, fin dall’inizio con l’ex teen idol Jesse McCartney a spasso per l’Europa con la prosperosa fiancée e una meno prosperosa amica. L’allegro trio raggiunge quindi a Kiev il fratello di Jesse McCartney. Che, sorpresa sorpresa, non è Paul McCartney! La capitale dell’Ucraina, noi italiani ultimamente ce ne siamo resi conto “grazie” alla finale degli Europei, non è una città fortunata, e così il gruppetto finisce nei guai. Se Jesse McCartney è un tipo tutto precisino, il fratello è invece uno spericolato e organizza per la compagnia un viaggetto in una località a sorpresa: Chernobyl!Come potrete già immaginarvi, la vacanza si trasformerà in un incubo e nel solito massacro di stupidi turisti americani che si avventurano dove non dovrebbero. A non aiutare il prevedibile sviluppo della trama vi sono anche i personaggi: se quelli femminili sono davvero anonimi, sia fisicamente che a livello di personalità, le cose più interessanti dovrebbero arrivare dai due fratelli diversi. Solo che il conflitto tra loro due è appena accennato e avrebbe meritato di essere sviluppato meglio. Tanto per tirar fuori qualcosa di diverso, e di meglio, rispetto al solito horrorino vacanzifero. E invece niente. Così come non arriva nemmeno una dose di piacevole ironia dal personaggio del no-global fattone pure lui in cerca di avventure estreme e radioattive insieme alla tipa.
"Justin Bieber è considerato il mio erede? Che culo!"
La prima mezzoretta del film riesce comunque a essere ancora decente (non ho detto bella, ho detto decente), grazie alla citata interessante ambientazione. Poi, il nulla. O forse il nulla sarebbe stato meglio, visto che invece ci ritroviamo con la solita dose di urla, rumori, orsi (Lost ha fatto scuola), mostri mutanti vedo/non vedo, ma più che altro non vedo, i soliti facili effetti che vorrebbero far sobbalzare lo spettatore dalla poltrona, invece fanno solo venir voglia alla spettatore di scaraventare la poltrona contro lo schermo. E adesso basta. Questo film mi ha rotto. Vado a scrivere sul mio diario di quanto Jesse McCartney fosse più simpatico ai tempi della serie tv Summerland, quella sì molto estiva, e di come ormai sia stato superato in popolarità, e di gran lunga, da Justin Bieber. E quasi quasi scrivo la sceneggiatura per un film de paura con lui come protagonista: immaginate che bello, un horror con Justin Bieber che viene fatto a pezzi… (voto 4,5/10)