Prendo come scusa che Rino ha bisogno di qualche giorno di riposo e prenoto 5 giorni e 4 notti di vacanza a Koh Samui
Partiamo da Singapore mercoledì dodici. Voliamo con la Bangkok Airways “compagnia boutique”; all’esterno l’aereo è tutto colorato e nonostante la tratta sia breve, ci servono il pasto a bordo. Non riesco a fare a meno di pensare al trattamento che subiamo dalle compagnie italiane.
In un’ora e cinquanta minuti raggiungiamo Koh Samui, l’isola delle palme, che si trova a Sud della Thailandia; 247 km. quadrati di spiaggie, entroterra con foreste pluviali rigogliose, vita notturna attraente e atmosfera rilassante.
L’aereoporto di Samui è un gioiellino, tutto all’aperto sembra un villaggio turistico. E’ circondato da palme, corsi d’acqua, ponticelli in legno, fiori multicolori. E’ vicino al mare ed è tenuto benissimo. Come inizio non c’è male.
La guida è a sinistra, c’è meno traffico che a Bangkok e a Puket, ma l’incoscienza dei locali è la stessa. Sui motorini viaggiano anche in quattro e tutti sono senza casco.
Per il soggiorno, alloggiamo al Nora Beach Resort che ha la classica struttura in stile Thai, Rino è soddisfatto della scelta.
L’hotel è situato direttamente sulla spiaggia a Nord di Chaweng in una zona decisamente più tranquilla rispetto al centro, si può uscire dal bungalow o dalla stanza direttamente in spiaggia.
Anche la piscina è sul mare, come pure il ristorante dove ci servono la colazione. Veniamo trattati come “un re con la sua regina”, ci sentiamo come se fossimo gli unici ospiti del resort.
Chaweng e Lamai Beach si trovano sulla costa Est e sono le più frequentate, mentre Bophut, Big Buddha, Maenon e Choeng Mon Beach sono a nord dell’isola e sono più tranquille.
Sul lungomare non mancano i ristorantini che, al calar del sole, mettono i tavoli direttamente in spiaggia e si può cenare al lume di candela con piatti di ottimo pesce fresco servito anche a peso.
Chaweng Beach è la più bella e lunga spiaggia di Koh Samui, la zona nord, dove si trova il Nora Beach Resort, è più tranquilla e, grazie alla vicina isoletta di Koh Matlang, è molto pittoresca. Il mare è il Mar Cinese Meridionale.
In questo periodo, purtroppo, i fenomeni di bassa marea ci costringono a camminare per centinaia di metri con l’acqua sempre alle ginocchia prima di poterci immergere, la temperatura è gradevole e soffia un leggero vento.
Alle sette e mezza del mattino io sono già in riva al mare a passeggiare, parlo col mare, scatto qualche foto; a quest’ora ci sono solo le donne dei pescatori che, sin dall’alba, scavano buche profonde nella sabbia alla ricerca dei vermi che serviranno da esche.
Rino mi raggiunge per la colazione che gustiamo seduti al tavolo più vicino al mare godendo della vista.
Il sole va e viene tra le nuvole, penso che è un bene, poichè, quando c’è, scotta parecchio ed è impossibile resistere per più di pochi minuti.
Pochi venditori ambulanti, per niente invadenti, offrono souvenier, cibo e bibite.
A pranzo facciamo uno spuntino leggero con succo di frutti tropicali freschi al bar della piscina. Il ragazzo del bar si chiama “Rin” (ahaha), ci informa che è un soprannome, il suo nome Thai infatti è impronunciabile.
Di pomeriggio, sul tardi, ci concediamo un’ora di “aroma oil massage” alla spa dell’hotel, in sottofondo si sente il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia.
Con lo shuttle bus in cinque minuti siamo in centro.
Qui, la sera, inizia il divertimento dello scegliere: dove e cosa mangiare, dello shopping (trattare il prezzo con un sorriso è obbligatorio), del dove bere un cocktail in uno dei tanti go-go bar, del dove vedere uno spettacolo di cabaret dei lady-boys simpaticissimi ecc.
Abbiamo voglia di pizza e un ragazzo italiano ci dice che la pizza è buona al “Dolce Vita”. Ci fidiamo, ma la pizza è appena passabile, mentre la birra Singha è buona come ce la ricordavamo.
Acquistiamo le cartoline e giriamo per i mercatini notturni curiosando qua e là. Per il rientro prendiamo lo sougthun che altro non è che un pick-up cassonato, coperto, attrezzato con due panche nella parte posteriore adibite al trasporto passeggeri. Una corsa per due costa 100 bath con il taxi sono 300 bath.
Il giorno seguente è la fotocopia del primo. Variano: la spa per il massaggio che facciamo in centro a Chaweng e il ristorante.
Ceniamo in un posto Thai dove cucinano tutto sul barbeque. Io prendo un piatto tutto a base di pesce, gamberoni e granchio; Rino tutto di carne. Ogni tanto passa un gippone publicitario con enormi altoparlanti che invita ad un incontro di thai-boxe che si disputerà:” tomorrow night”!.
Sabato mattina il cielo è grigio e pioviggina. Optiamo per un tour dell’isola che acquistiamo alla reception dell’hotel.
Ci vengono a prendere alle undici, per cui facciamo un’abbondante colazione con il pensiero di saltare il pranzo.
La prima tappa è al View Point, un punto panoramico con vista mozzafiato e terrazze a picco sul mare.
Ripartiamo e arriviamo alla spiaggia di Ao Bong Nam Cheut dove ci sono le rocce Hin Yai o Grandmother e Hin Ta o Grandfather.
Sono rocce che, erose dal mare per centinaia di anni, hanno assunto bizzarramente e chiaramente le forme dei genitali maschili e femminili.
Per arrivarci attraversiamo anche un grazioso mercatino di souvenir artigianali e atmosfera tipicamente Thai. Mentre sono intenta ad acquistare un gufo intagliato nel legno, dal soffitto mi cade sulla schiena un piccolo geco. Al momento non ho capito cos’era per cui il primo impulso è stato quello di scrollarmelo da dosso….qualsiasi cosa fosse….poi l’ho visto per terra e ho tirato un sospiro di sollievo.
In dieci minuti a bordo del van raggiungiamo il tempio di What Khunaram dove si trova la mummia di un monaco morto durante la meditazione venti anni fa. Gli hanno messo un paio di occhiali da sole neri per coprirgli gli occhi che mi sono sembrati fuori luogo, per il resto fa davvero impressione.
A un paio di km da Lamai c’è il villaggio Malese, qui addestrano le scimmie a raccogliere le noci di cocco in cima ad altissime palme.
Assistiamo ad una dimostrazione e ci dicono che l’esportazione dei coconuts è fonte di ricchezza per l’isola al pari del turismo.
Le cascate di Nam Tok mi piacciono davvero tanto, sono altre una ventina di metri, sono suggestive e formano un laghetto profondo in mezzo alle rocce dove il salto dell’acqua termina la sua caduta. Alcuni ragazzini del posto si tuffano e nuotano, mi piacerebbe provare, ma non ho vestiti di ricambio e l’acqua è di un verde scuro inquietante, perciò rinuncio.
La guida ci concede una ventina di minuti per riposare e fare le foto di rito. Volendo si può anche fare trekking in groppa agli elefanti che, ormai, non vengono più sfruttati per lavorare trasportando legname, ma esclusivamente per far divertire i turisti. Ci assicurano che vengono trattati bene.
La tappa successiva è il Wat Phra Yai o Grande Buddha. La statua dorata è imponente, è alta 12 metri, si trova su una terrazza in cima a una scalinata sull’isolotto di Koh Faan collegato alla spiaggia da un ponte rialzato. Tolte le scarpe, saliamo fino alla statua del Grande Buddha seduto a gambe incrociate in posizione di metidazione. Troneggia sul mare azzurro.
Prima di ripartire facciamo uno spuntino con pankakes alla banana e nutella. Ci vengono serviti caldi e fragranti da una delle graziose venditrici ambulanti che espongono il cartello: “the best pankakes in Thailand”. Rino mi scatta una foto con lei che è felicissima.
L’ultima fermata è alla statua di Jao Mae Kuan Im, in cinese: Kuan Yin, The Goddess of Mercy, la Dea della Pietà e della Misericordia, Colei che ascolta i lamenti del mondo e guarisce coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, la mia Dea preferita.
Ha lo sguardo dolcissimo e colori vivaci. Due belle ragazze del Kazastan ci fotografano con la loro macchina perchè la mia ha la batteria scarica e ho scordato quella di riserva, ci promettono di mandarcele via mail. Che carine!
Rientriamo in hotel al calar della sera e ci concediamo non una, ma bensì due ore di massaggi! Il mio comprende anche mezz’ora di scrub e mezz’ora di massaggio al viso. Invidia?
Super rilassati e profumati ceniamo alle “Scalette”, che è un ristorante gestito da un siciliano trasferitosi in Thailandia 22 anni fa.
Per 1000 bath (25 euro circa) mangiamo: antipasto di pesce, spaghetti ai frutti di mare, grigliata di pesce, birra, caffè; il limoncello e le quattro chiacchiere in italiano sono gratis.
Domenica mattina faccio la solita passeggiata solitaria in riva al mare, scatto qualche foto alle barche dei pescatori ancorate nella baia mentre aspetto Rino per la colazione.
Insieme decidiamo di andare a fare gli ultimi acquisti. Compriamo: una statua scolpita nel legno che raffigura la testa di un Buddha e un quadro in legno con scolpito il volto di un Buddha dallo sguardo languido.
Pranziamo con pizza e birra al “Duomo” per stare leggeri.
Fatto il check out, verso le tre, ci facciamo portare in aereoporto. La differenza di fuso orario vede Singapore avanti di un’ora, per cui arriviamo al Changi alle sette e mezza di sera.
Cosa ha in comune questo viaggio con gli altri fatti in Thailandia?
…..Lo spirito della gente , il loro modo di intendere la vita: gioioso, fiducioso, con il sorriso che dispensano a chiunque. Per i Thailandesi: sorridere, essere gentili è un linguaggio universale. Te ne rendi conto subito e ti accompagna per tutta la permanenza in questo paese. Il loro semplice, ma allo stesso tempo elegante saluto di congiungere le mani vicino al viso, abbassando leggermente il capo, trasmette una serenità a cui noi occidentali non siamo più abituati. I loro lenti ritmi quotidiani nello svolgere qualsiasi cosa, ci fanno dimenticare, almeno per il periodo della vacanza, la frenesia e l’abitudine di guardare l’orologio.
Di Koh Samui posso dire che è il paradiso per tutti: pigri, iperattivi, sportivi, tipi da spiaggia, amanti dello shopping, della buona cucina, cercatori di pace, di cultura, di sregolatezza, di romanticismo, di paesaggi stupendi, cercatori di……qualunque cosa dia un senso alla vita.
Sawadee Ka – Sawadee Krap a tutti.
Take care.
[ Diario di viaggio di Luisella F. ]