(foto archivio franca rame)
Bologna Oh Cara!
a cura di Giorgio Di Vita
Undici rintocchi dell’orologio della chiesa Madre, eppure stanotte non ho sonno, ma ora qui sul terrazzo fa freddo, come quella sera di trent’anni fa, a Bologna. Era il 23 settembre, come oggi, la conclusione del primo di quei tre giorni di convegno studentesco che definire “mitici” non è un’iperbole(…)Ricordo la grande assemblea per discutere del convegno di Bologna, l’avvicendarsi degli studenti sulla cattedra con i programmi e le informazioni per quanti vorranno partecipare.(…)
Ma in quei giorni c’è anche Dario Fo che da Trieste, dove ha partecipato a una manifestazione in vista di quella bolognese, rilascia un’intervista a “Lotta Continua”, il quotidiano che incarna maggiormente lo spirito del movimento. Berlinguer aveva chiamato gli studenti “untorelli”, Fo spera che il gioco del gettare discredito sui ragazzi che parteciperanno al convegno non funzioni. Poi, com’è nel suo stile, ricorda che la figura dell’untore era nel Seicento, a Milano, ai tempi della peste, un’invenzione del potere; un modo di togliersi la responsabilità degli effetti del proprio malgoverno: fame, miseria e sporcizia; le vere cause dell’epidemia.(…)
La mattina dopo avrei voglia di indugiare nel sacco a pelo, ma il viavai e la confusione crescono e, alla fine, sono in piedi con lo zaino sulle spalle che non sono ancora le otto. Al Palazzo dello Sport c’è lo spettacolo di Dario Fo. Decido di non andare, il pomeriggio ci sarà la grande manifestazione finale e l’ora di formare il corteo arriva in un attimo.Ho già salutato Peppino, ci siamo dati appuntamento per la prossima estate. Siamo i padroni del tempo, o almeno questo è ciò che crediamo. L’estate prossima sarà come quella che è appena trascorsa. La morte non esiste, o almeno non esiste per noi, ora. E questa certezza vale anche per domani e per dopodomani e per il prossimo anno e per quelli che verranno.
(spot video Festival La violenza illustrata VI edizione)
a cura di Dale Zaccaria
Riporto dal libro edito da Guanda lo scorso anno “Una vita all’improvvisa” un estratto di Franca Rame, inoltre segnalo che il monologo integrale del suo testo “Lo stupro” insieme a frammenti e testi di altre poetesse verrà portato a Novembre a Bologna e a Roma in occasione della giornata mondiale contro la violenza su le donne e a Dicembre all’ex-cinema Palazzo sala Vittorio Arrigoni con la collaborazione delle compagne e dei collettivi di donne.La giornata di Dicembre sarà particolarmente dedicata sia a Franca Rame che a Malalai Joya (ex deputata afgana).
Ringrazio inoltre l’attrice e regista Emanuela Ponzano che nel 2006 ha dato il suo volto per la Campagna contro la violenza su le donne per l’impegno e il sostegno anche in quest’occasione.
Il teatro di Dario Fo e Franca Rame come racconta Giorgio Di Vita si lega particolarmente agl’ anni in cui Peppino Impastato e compagni conducevano la loro piccola grande lotta alla mafia e a quel più vasto movimento studentesco che riempiva le piazze. Ieri come oggi le battaglie non sono finite, i tempi forse sì son cambiati, il sistema capitalistico avanza, vacilla, ma ancora non è alla fine. La memoria ieri come oggi può aiutarci a capire, ad analizzare, quanto mai a scegliere strade migliori, e anche ieri come oggi, come afferma sotto Franca Rame le violenze su le donne continuano, in ogni parte del mondo, donne, bambine, giovani e anziane, sono vittime di soprusi, dal più piccolo al più grande, dalla sfera famigliare a quella politica, di Poteri o di Regimi. Ieri come oggi.
Una violenza inaudita
da Una vita all’Improvvisa (Guanda 2010)
Di Franca Rame
” Dalla platea che mi aveva ascoltato in silenzio senza respiro mi è arrivato l’applauso, credo, più grande della mia vita. In quinta non sono riuscita a trattenere le lacrime. Piangevo tutto il mio dolore. Dario mi stringe forte e mi abbraccia con tutto il suo amore. L’applauso continua. Mi vergogno di uscire in quello stato di prostazione. Dario mi spinge in scena. A testa china, cercando di non mostrare il viso, me ne sto ferma, m’è parso per un’eternità. Il pubblico in piedi continua a battere le mani. Si chiude il sipario. E’ finalmente finita. Da quella sera ho replicato Lo stupro (questo è il titolo del brano) almeno duemila volte. E via via anche il secondo nodo si stava sciogliendo. Mio figlio mi dice: “Sei andata in analisi davanti a migliaia di persone, mamma”.
Passano gli anni ma gli atti di violenza sessuale contro ragazze sono sempre all’ordine del giorno, stupri, violenze fisiche e morali contro le donne. Processi dove, guarda caso, le donne, sono sempre le colpevoli.”
per info su gli eventi prossimi legati al testo di Franca Rame e a Malalai Joya