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“Una vita bizzarra” di Elisabetta Villaggio: memorie di ragazze cresciute nei mitici anni Settanta

Creato il 07 marzo 2016 da Alessiamocci

Una vita bizzarra” è un romanzo di Elisabetta Villaggio edito con Città del Sole e insignito del 26° Premio Anassilaos 2014 – Opera prima.

Benedetta sia la rosa, che sboccia incurante delle intemperie.

Benedetta sia la rosa, che emana profumo anche nel letame.

Benedetta sia la rosa, che si difende con le spine da assalti feroci.

Benedetta e Rosa sono le protagoniste di una vita bizzarra simile ad un cavallo senza freni che attraversa di corsa le praterie della storia.

Bambine negli anni ’60, figlie del famigerato baby boom; adolescenti e giovani donne nel decennio successivo, quello in cui tutti erano testimoni di un mondo in evoluzione; adulte nei nostri giorni, in cui poche sono le certezze di allora, sopravvissute al passaggio di zoccoli furiosi.

Il romanzo di Elisabetta Villaggio racconta la storia di una generazione e di un Paese fatto di uomini, ma soprattutto di donne, che hanno avuto il coraggio di scendere in piazza, brandendo fiaccole e bandiere, al ritmo della musica e dei battiti del cuore, per lasciare un segno nella memoria collettiva e poter dire: «io c’ero».

Benedetta e Rosa c’erano quando i capelli si asciugavano percorrendo la Capitale in motorino.

C’erano nelle feste che si protraevano all’alba, profumate di incenso, canne e ideali.

C’erano nei viaggi fatti con lo zaino e l’autostop, in cui la libertà sembrava tanto facile.

C’erano nelle sedi politiche a credere nell’umanità e nella nascita di una nuova era.

C’erano nelle manifestazioni femministe e nelle successive conquiste che cambiavano il destino delle donne.

C’erano anche nel terroreche seguì l’assassinio di Aldo Moro.

C’erano anche nei tafferugli che scoppiavano in strada fra fazioni politiche opposte.

C’erano anche ai funerali degli amici morti per droga e AIDS.

C’erano quando il sogno è diventato incubo e l’incubo si dissolto in un risveglio di disillusioni.

Ci sono ora, a raccogliere i mattoni del passato per farne un castello in cui crescere la generazione dei propri figli, affinché la Storia scritta ieri diventi, un domani, realtà.

Ho sempre pensato/ Quando avrò questo sarò saziato/ Ma poi avevo questo ed era lo stesso/ Ho sempre pensato/ Troverò il mare e sarò bagnato/ Il mare ho trovato…ma nulla è cambiato…nulla/ Che cos’è che io aspetto…/ Io… voglio una vita tranquilla/ Perché è da quando sono nato/ Che sono spericolato/ Io… voglio una vita serena/ Perché è da quando sono nato…che è/ Disperata… spericolata…/ Però libera… verd’è sconfinata/ […]/ L’ultima illusione non è svanita/ Io libero per sempre”. – Francesco Tricarico

Written by Emma Fenu


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