Una vita complicata in tutti i sensi quella di Igor Vasilij Loewentsev, ex agente segreto in pensione che ha lavorato per i potenti di mezzo mondo. Carlo Alfieri (un milanese residente sul Lago Maggiore) la racconta con giusta eleganza e sottile umorismo in un romanzo appena pubblicato da Mursia.
Tutto comincia il 29 novembre 1947. In una Milano «per metà distrutta, per metà malconcia», dove è arrivato da qualche tempo – da Berlino, dopo un interminabile viaggio a piedi senza documenti, ma con un po’ di soldi messi da parte in Svizzera – il signor Loewentsev, un ebreo rumeno di origini russe che festeggia il suo 70esimo compleanno concedendosi, finalmente, il lusso di svuotare il sacco. E di mettere in fila incontri, visitazioni, abboccamenti, episodi e retroscena del suo lungo passato di spia per i governi di mezzo mondo.
Al soldo prima dei rumeni e dei russi, poi – a più riprese – dei tedeschi, passato infine persino nelle fila della Cia, l’agente segreto Loewentsev attraversa in queste pagine come una sorta di Zelig dello spionaggio tutta la prima metà del 900 rivisitando e rivelando verità sorprendenti della vita di tanti personaggi che la storia politica e culturale ufficiale ha ignorato (e disdegnato) consegnandoci ben altre verità.
La versione di Loewentsev è, invece, una galleria di irriverenti e paradossali ritratti di protagonisti indiscussi della prima metà del Secolo breve che vanno da Mata Hari (e Da Silva, il suo sosia, un travestito brasiliano che morirà fucilato al posto della bella danzatrice) passando per Jung e Freud che vede fare a botte per il complesso di Edipo, sino a Lenin che con lui si rammarica di non essere ancoro riuscito a dar vita a un libro («Eccellente idea, Il’ic», lo rassicura il suo fidato Loewentsev, «se non avessi fatto la rivoluzione d’ottobre, avresti potuto fare l’editore.») e che lo incarica di salvare la famiglia dello zar dai più infervorati compagni rivoluzionari.
A Berlino il nostro eroe sarà l’ultima risorsa di Hitler rinchiuso nel bunker per il quale architetta una sostituzione con una controfigura (ma quando il Führer comincia a vantarsi dei campi di concentramento, lui cambia idea e lo fa fuori strozzandolo per poi scappare con il sosia) mentre dall’altra parte dell’Oceano, dove arriva, in una prima puntata made in Usa, in pieno proibizionismo, frequenta Louise Brooks, Scott Fitzgerald e il clan di Al Capone e, successivamente, assiste a Princeton alla formulazione delle teorie di Einstein (che in presa diretta gli spiega: «Faccia conto di passare un’ora con una bella ragazza e subito dopo di stare seduto su una stufa accesa per mezzo minuto. L’ora le sembrerà brevissima, il mezzo minuto un tempo interminabile. Questa è la relatività») e diventa intimo amico e confidente di Roosevelt.
Una vita complicata è il racconto paradossale e divertito sulla Storia e sulle storie che intreccia realtà e finzione cinematografica concedendosi un’incursione in uno dei più bei film di tutti i tempi: è sul set di ‘Casablanca’ che Zelig-Loewentsev si imbatte in Humphrey Bogart e Ingrid Bergman che ovviamente ha incontrato personalmente sul suo cammino.
Carlo Alfieri è nato a Milano nel 1937 e vive sul Lago Maggiore. Laureato in Chimica industriale, ha esercitato la sua professione fino al 2005 quando, terminato il tempo del lavoro, si è dedicato completamente alla scrittura come autore di romanzi.