Già il fatto che la squadra non sia crollata dopo l’infortunio di Roy e resista con un più che dignitoso 9 vittorie e 6 sconfitte per un record di 21-20 - ottavi ad Ovest - dice qualcosa di positivo sulla tenuta del team e sul fatto che sia riuscita a trovare nuovi protagonisti per riempire in qualche modo il vuoto lasciato dall’ex Huskies. Il primo di questi è sicuramente LaMarcus Aldridge, diventato il principale terminale offensivo di Portland, anche sulla spinta alla corsa per l’All-Star Game. Per il primo anno infatti ha concrete possibilità, soprattutto per la mancanza di Roy che è solitamente il rappresentante dei Blazers alla partita delle stelle.
Il nuovo ruolo di Aldridge però non si è delineato in tre settimane: infatti quest’estate LaMarcus ha svolto un lavoro specifico con Bill Bayno, assistente allenatore di Nate McMillan, soprattutto sui movimenti a canestro con la mano sinistra. Tecnicamente questo si è notato in un gioco più completo, che non si accontenta più solo del classico jumper (buono strumento per aprire le difese, ma che troppo spesso è diventato il suo unico gioco offensivo); una maggior efficacia, tradotta in 19 doppie doppie in stagione, sei consecutive.
Curioso poi il paragone tra lui, 2^ scelta assoluta al draft 2006, con Andrea Bargnani, prima scelta assoluta: i due hanno avuto una storia nella NBA più o meno simile con grosse difficoltà nella prima stagione, dove commettevano molti falli e di conseguenza giocavano poco, con il risultato di fare fatica ad entrare in ritmo e mettere punti a referto; una crescita negli anni successivi, confermando il loro status di ottime seconde punte fino alla definitiva esplosione di quest’anno quando entrambi sono stati messi a guidare la propria squadra (Bargnani per scelta dirigenziale, Aldridge per scelta obbligata a causa degli infortuni).