Tre donne, tre cinquantenni e tre modi diversi di affrontare e reagire alla vita e alle sue prove, in comune hanno l’infanzia, la disillusione e un uomo: Philippe. Ex compagno del liceo che se le è ripassate in momenti diversi per poi mollarle, mai impegnatosi seriamente sino ad oggi, giorno in cui convolerà a nozze con una misteriosa donna, Tasha, il cui nome fa temere che sia una stangona tutta gambe, chioma platino e pelle di porcellana, corredata da un seno ed un sedere antigravitazionali – Simpatico!
La realtà sarà, ovviamente ben diversa da come tratteggiata dalla fervida fantasia delle tre donne che, spinte dalla curiosità e dalla voglia di rivedere l’uomo che ha segnato le loro esistenze, si ritrovano a condividere una scassatissima automobile ed il tragitto sino a La Rochelle, luogo in cui il bellone infilerà l’anello al dito della nuova preda. Il viaggio comporterà un confronto con inevitabili scontri e incontri su tutto anche se, come prevedibile, rafforzerà il loro legame – Banalotto
Un road-movie rosa attraverso le campagne della Borgona col quale il regista, Benoit Pétré, ha deciso di omaggiare il gentil sesso che col nuovo millennio ha vissuto il giro di boa dei cinquanta (anni), traguardo che spesso comporta il fare i conti con la propria esistenza e soprattutto coi fallimenti. Momento decisamente delicato per qualsiasi donna soprattutto se le si impone il confronto con altre, magari molto diverse, tutte costrette all’interno del medesimo abitacolo. Il risultato sarà impietoso e buffo: il bilancio finale sarà negativo, ma con una gran voglia di rivincita per tutte – Mmm, dejà vu?
Chiaro sin dalle prime battute quindi il rispetto ed il sentito ringraziamento che il regista indirizza ad una generazione di donne forti quasi per forza: hanno visto l’emancipazione ed ottenuto un vero riscatto sociale, rispettate hanno fatto esperienza delle pari opportunità nel bene e nel male. Soprattutto sono state tra le prime ad avere il coraggio di non sentirsi mai al capolinea, al contrario, ad ogni avversità sono ripartite, poi ricadute, si son rialzate, han pianto ma mai mollato. Una tale “osanna” alle donna che poteva solo essere partorita dalla mente di un uomo che amava molto mammà – Inquietante
Opera nata nel 2010 ma che solo oggi riesce ad approdare nelle nostre sale, ennesima pellicola francese a chiusura di una stagione florida per i cugini d’oltralpe, una commedia che dovrebbe celare la foto di una realtà non sempre semplice e condirla di un po’ d’intelligente ironia, magari del sarcasmo e del movimento, all’insegna del buon umore. Di sicuro, di movimento in sala ve ne è stato parecchio: intento buono, possibilità di creare una versione europea e leggera di “Thelma e Louise” pressochè nulle, cine-fughe molte - D’altro canto se ha fatto il girotondo per due anni, un motivo doveva pur esserci :(
Ciò che viene offerto al pubblico è davvero poco digeribile e necessita di una badilata di citrosodina: banale e scontato dal primo all’ultimo fotogramma. Le tre figure sullo schermo appaiono ridicole, a tratti un po’ patetiche e l’autogoal vien servito dal combinato di debole regia, recitazioni “disimpegnate” e soprattutto da uno script poco attento, piatto, mai frizzante o audace, insomma triste. E così, l’inchino al gentil sesso si presenta come un’imbarazzante storia da dimenticare.