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Una zingara mi ha baciata. Un risotto e una vellutata.

Creato il 28 ottobre 2015 da Agipsyinthekitchen

Shalom. Oggi una mia amica mi ha tenuta attaccata a Whatzup per circa 15 minuti. In questi 15 minuti ha voluto assicurarsi che da ora in avanti ripetessi Shalom almeno due volte al giorno.
Allontana paure,malefici, dice.

Come promesso, vi aggiorno. Step by step. Perché share is love e perchè in tante mi avete scritto per condividere anche le vostre, di emozioni, su questo argomento.

Questa mattina sono andata a fare i primi esami del sangue. Circa 7 boccette, spremute in una manciata di secondi. Io ho chiuso gli occhi – mi ricordavo quando da piccola non mi trovavano mai la vena e i blu che mi venivano poi sul braccio. In taxi – perché non chiedetemi di fare la ecologica alle 7 del mattino – ironia della sorte, c’era un cartello dove chiedeva alle neo mamme di non fare appoggiare i piedi dei bimbi al sedile. ça va sans dire, sempre questa mattina ho trovato una proposta di collaborazione per un brand per bambini nella mia casella email..Sorvolo, penso in positivo e mi dico: è un segno, vedi? Vedi che tutto questo presto si risolve, è il modo che ha la Vita per dirti: stai tranquilla chérie.
In realtà l’unico intoppo quest’oggi – a parte la pasticceria chiusa sotto casa e di conseguenza la mia mancata voglia di pain au chocolat non soddisfatta – è stato al momento dell’accettazione quando tirando fuori le impegnative ho scoperto che mi ci si era impiastricciato dentro un biscotto alla cannella svedese. L’impiegata che ha effettuato la registrazione mi ha guardata un po’ schifata, ma pazienza.
Al suo fianco, una sua collega, che leggendo i miei esami ha esordito: “E’ incinta?”. E il classico sorriso aperto e di complicità che sussegue a mamme che incontrano altre mamme- Erano le 7.15 del mattino, pioveva e mi sono rintanata dentro il mio cappotto. Ho sibilato un timido no, ed ho cercato di indirizzare le mie lacrime là da dove erano venute, trasformandole in accanimento contro l’altra collega che ancora trovava problemi nella mia richiesta di esami sporca di biscotto.

Mi siedo, aspetto il mio turno. Penso. La sera precedente, così come le ultime due sere, il mio gitano mi ha sorpresa a piangere un po’, randomica, sul divano. In silenzio, perché queste lacrime non chiedono parola. In realtà la parte conscia di me si fa forza. Pensa: che sarà mai? Il mio corpo non mi ha mai abbandonata, l’ho sempre trattato quasi bene – niente fumo, vegetariana , forse un po’ troppo di burro e formaggi, tanto tè e miele, una giusta dose di cioccolato e vino, una breve ma intensa fase vodka e rum, ma presto superata. Mai un raffreddore, quasi nessuna malattia infettiva, persino auto vaccinata vero la tubercolosi tanto leoni sono i miei anticorpi. Quindi, perché mai non potrei/dovrei essere in grado di fronteggiare una stupida infezione silente alle mie tube?
Sempre ieri sera- tu chiamala anche se vuoi colpa degli ormoni impazziti siccome il ciclo è a portata di giorni – guardavo le cose, gli oggetti intorno a noi: guardavo i piatti natalizi, i miei stampi per budini. pensavo agli scatoloni pieni di addobbi in soffitta, che meticolosamente ho accumulato – pegno di una maniaca seriale – pensando a quel famoso giorno in cui la casa sarà piena di profumo di biscotti e di voci di bambini e di mandarini e di cartoni dalla televisione. Beh guardavo tutti questi tasselli di questo mondo che abbiamo costruito, che la quotidianità costruisce e mi dicevo: cosa accadrà. Cosa accadrà se non avrò nessuno a cui tramandare ogni piccolo dettaglio. Così in preda ai peggiori pensieri, quasi mi sono trovata a stilare un elenco di persone che amo, che immagino sempre nella mia vita. E a dire: gli stampi e le ciotole inglesi alla Benny, i piatti spaiati di servizi preziosi a Marta, i miei abiti a Bianca…che scema.
O meglio, una drama queen fatta e finita.

Il fatto è che quando succedono piccoli { o grandi } momentanei stop, ognuno ha la propria opinione da dirti, la propria esperienza da raccontarti: mia madre, mia zia, le mie amiche, persino mio padre. Ti infarciscono di storie, alcune tremende, per poi dirti: ma non ti preoccupare, a te andrà bene. Certo. E a me viene da dirti: e a te chi lo dice?
Il fatto è che quando sei fermo a questi dannati stop, devi per forza dare la precedenza ad un pensiero più profondo: le nostre priorità.
Cosa ci fa stare bene. Cosa decidiamo di sopportare e cosa – o chi – invece dobbiamo chiudere fuori dalla nostra vita.

Finiti gli esami, ho persino fatto amicizia con una zingara che era appostata fuori dal centro diagnostico. Le ho dato gli 8 euro che avevo in tasca, mi sono fatta commuovere dalla sua storia – e poco importa se era farcita di bugie. Mi ha chiesto più soldi, non ne avevo, ma mi ha baciata e mi ha detto che ho un buon cuore. Non so ora se il suo bacio fosse una condanna o una benedizione. In questo momento sono nel vortice di strane energie, mi servirebbe una vasca da bagno per immergermi nel sale. Ma ho solo la doccia e fa freddo e forse è la stanchezza ma questa sera prevedo nel mio imminente futuro solo un buon take away cinese e un bicchiere di vino rosso.

Cosa è successo nel mio subito. Ho cominciato a prendere la folina: una pastiglia una volta al dì.  Comunque sia, male non fa. Mi sono ricordata di mangiare la frutta, alle sei di sera, ma ho preferito sbucciare una banana piuttosto che ingolfarmi di biscotti. Ho aggiunto un po’ di cioccolato e di zenzero fresco e l’ho schiacciata. Vitamine.
Ho comprato il melograno. Ed anche un barattolo grande per fare tanto hummus così che ne abbiamo di scorta.  Setaccio ricette piene di cavolo nero che lo sapete che ha più ferro per caloria di quanto ne abbia la vostra amata carne?
Ecco.
Ah si: sabato vado a fare bikram yoga e domenica cammino nel parco con Iris. Teniamoci toniche. Esorcizziamo oltre che paure anche cellulite.

Domani ritiro gli esami del sangue che dovrò far leggere a zia, mamma, papà, amico di papà, mia amica, amica di mia amica. Ed ovviamente – dopo che ognuno avrà formulato la sua diagnosi – arriverà nelle mani { giuste } del mio ginecologo.
Dimenticavo: sarà mia premura certamente anche fare una scrollata tra Dottor Google e Dottoressa Wikipedia. Giusto per fomentare un po’ le mie ansie, che alla fine, a me piace giocarci un po’ con il batticuore.
Poi inizierà il countdown verso il ciclo e allora dovremo fissare il nuovo appuntamento per i nuovi esami.
Esorcizzo tutto pinnando su Pinterest una bacheca ad hoc che servirà da ispirazione per il verso countdown qui sul blog, quello natalizio.

Ho preparato due prelibatezze l’altra sera. Un risotto con funghi, zucca creme fraiche e finocchietto. E una vellutata di patate e sedano rapa, con porri e pepe nero, mantecata con stracchino. Qui le ricette.

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Riso con porcini come fossimo in Svezia
Ho comprato una meravigliosa creme fraiche allo store svedese qui a Milano e ne sono rimasta folgorata. Colazione, spuntino e cena. Questo risotto è molto semplice.
Ho comprato i funghi porcini e dopo averli lavati, li ho tagliati grossolanamente. nel frattempo con 4 cipolline borretane ho fatto un leggero soffritto con un po’ di burro e ho fatto tostare il riso. Ho coperto il tutto con brodo vegetale e aggiunto i funghi e la zucca. Ho lasciato cuocere ed infine ho aggiunto finocchietto fresco e per mantecare la panna acida.

Vellutata di patate
Qui mi sono divertita. In un wok ho fatto sobbollire l’acqua a filo con 6 patate, 1 porro e 1 sedano rapa. Quando ammorbidite ho passato tutto al frullatore ad immersione, aggiungendo un filo di olio, sale, e stracchino. Ho mescolato e servito, con una spolverata di pepe nero.

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