Trascina quello che sembra un cadavere sul cassone di un camion dove, al riparo da occhi indiscreti, un'entità aliena si appropria di quel corpo letteralmente indossandolo.
E in questa nuova veste la "donna", viaggiando per la Scozia col suo camiocino adesca uomini soli, preferibilmente senza affetti familiari e complicazioni varie, e li fa scomparire.
Ma non le va sempre bene,incontra anche chi non si rassegna al suo destino e lei comincia a provare sentimenti un po' troppo umani...
Basato sul romanzo omonimo di Michael Faber, Under the skin nell'intenzione dell'autore doveva essere un road movie allucinato in cui un entità biologica di un altro mondo, pianeta o universo parallelo che sia guarda con occhi vergini quello che succede sul pianeta Terra, vagando in scenari cinematograficamente non troppo frequentati come quelli delle Highlands scozzesi o delle periferie urbane di quella regione.
Doveva.
E , dopo la visione attenta di questo film, l'unica cosa che vien da dire è che non bastano degli scorci pittoreschi del paesaggio aspro e meraviglioso delle Highlands scozzesi per fare un bel film.
Non basta nemmeno la Johansson.
E non bastano nemmeno le sue tette, per tutti coloro che si sono apprestati alla visione di questo film con il solo scopo di vedere le scene di nudo in cui la piccola Scarlett è protagonista.
Johnathan Glazer è un regista che si è fatto conoscere con videoclip ( Karma Police dei Radiohead) oppure per documentari su Blur e Massive Attack.
Qui le sequenze acquistano in durata e profondità, si preferisce il campo lungo e si spoglia il film di tutti gli orpelli ritenuti non necessari.
Il problema è che il film viene spogliato praticamente quasi del tutto dai dialoghi e quei pochi che si sentono sono all'insegna della più trita banalità del quotidiano.
Under the skin è un film silenzioso che passa farraginosamente da un capitolo all'altro senza alcuna spiegazione, quasi consegnando allo spettatore l'onere della elaborazione e della comprensione del tutto.
E tutto questo si traduce in snodi narrativi spesso incomprensibili ad uno spettatore anche smaliziato che dopo un po' è costretto giocoforza a rinunciare.
Insomma è un film senza parole che lascia senza parole in cui la sexy aliena Johansson, ultracorpo senza baccellone al seguito, cerca di conoscere la razza umana dopo aver cercato di sterminarne parte per il sostentamento suo e , presumo, degli altri suoi simili.
E' un luogo comune ma girare videoclip non è fare cinema.
Sono due arti ben distinte.
In Under the skin tutto questo è più che evidente.
Come detto prima non basta un bello scorcio di Highlands scozzesi ( paesaggio di bellezza primordiale, poco addomesticato, selvaggio ed affascinante) per fare un bel film.
E non basta nemmeno inanellare una serie di sequenze visivamente notevoli e metterle in serie.
Ed è un peccato anche per la Johansson che si aggira per tutto il film con una sola espressione: occhio aperto e languido, labbra leggermente dischiuse e un'orrida parrucca nera che ne uccide letteralmente il sex appeal.
E tutte queste sbandierate scene di nudo che dovevano essere incendiare sono poco più di un mortaretto giocato sul vedo non vedo.
Tanto rumore per nulla.
Due palle così, signora mia....
PERCHE' SI : le Highlands scozzesi fanno sempre la loro porca figura, c'è Scarlett Johansson nuda..
PERCHE' NO : noia mortale, snodi narrativi poco comprensibili, la Johansson ha una sola espressione.
( VOTO : 3 / 10 )