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Underworld – Don DeLillo

Creato il 29 novembre 2011 da Maxscorda @MaxScorda

29 novembre 2011 Lascia un commento

Underworld
Volevo un grande libro e per i miei peccati me ne hanno dato uno.
Prologo montato cinematograficamente come "The fan" oppure "Ogni maledetta domenica" col flusso ininterrotto e diversamente alternato tra pubblico, cronisti, dirigenti, squadra e panchina.
Similitudine di montaggio, questa volta con "Fight Club", nel capitolo "Primavera-estate 1992", stacchi tra un presente generico, il passato e il lavoro.
Come "Memento" di Nolan ma con qualche anno d’anticipo, il viaggio nel tempo e’ non solo a ritroso, infrange i canoni noti della struttura del racconto convergendo a raggera nel punto esatto in cui il destino di tanti si fonde in unico corpo, in una sola massa esistenziale staccata al resto del corpo, non fosse che il punto esatto si muove all’interno della struttura narrativa il cui ordine a ritroso e’ solo apparente nella narrazione circolare di tarantiniana memoria .
DeLillo e’ Lo scrittore, il Descrittore, la sua realta’ piu’ vivida del nostro presente perche’ inquadra cio’ che accade e quanto lo circonda con una chiarezza cristallina, trasparente come l’aria di una calda giornata primaverile.
Denso e intenso, pare che la nebbia fatta dai giorni stanchi si diradi e che solo egli sappia cogliere l’essenza della realta’, fossimo noi sue creature lette da qualcuno dei suoi personaggi.
Ci si appiattisce contro o al confronto, dei suoi sfondi tridimensionali e perplessi si vaga coi sensi in uno spazio che appare infinito, di ordine dimensionalmente superiore.
"Nessuno potra’ mai essere piu’ grande del gioco stesso. E’ uno sport che rispecchia il nostro momento.
La velocita’ della palla, l’anello pericoloso della pista e in mezzo a tutto questo gli uomini in un gioco assurdo.
"
e il Rollerball di Jewison ben si adatta al baseball di DeLillo, alla sua palla, testimone passato tra i protagonisti e nel loro tempo ed e’ non solo collante storico quanto tragico emblema della comoda trappola nella quale ognuno accomoda mollemente membra e capo.
DeLillo e’ uomo da verita’ sotterranee, maestro nel muoversi lateralmente all’evidenza e con lui i complotti si sgonfiano, le magie s’infrangono, i miracoli si ridimensionano perche’ Occam e’ abilissimo col suo rasoio e DeLillo non e’ da meno.
E’ allora dov’e’ la soluzione ad un occidente perduto ed incapace di vivere delle proprie conquiste.
Forse nello sporco pragmatismo della logica, nella carne e nei corpi che invecchiano, che tradiscono, che non sanno coltivare le proprie passioni.
La verita’ e’ sepolta in cio’ che scartiamo, come il contorno definisce il pieno, noi siamo cio’ che buttiamo e cio’ che buttiamo rende grande, sempre piu’ grande la prossima generazione di conquistatori e tutto ruota, tutto corre proprio come una palla, una palla da baseball.
"Dico a Viktor che c’e’ una curiosa relazione tra armi e immondizia. Non so esattamente quale. …
Dice, forse l’una e’ la gemella mistica dell’altra. Dice che l’immondizia e’ la gemella del diavolo.
Perche’ l’immondizia e’ la storia segreta, la storia che sta sotto…
"
Attenzione pero’, questa non e’ una favola ambientalista, cosi’ come non e’ una cronaca sportiva o il semplice resoconto di decine di esistenze che compongono una minuscola trama nel tessuto di tempo e spazio.
Come sua abitudine, DeLillo entra nell’essenza delle cose senza trascinarla a se’, con scrittura sublime penetra tra gli anfratti del quotidiano col dono di sintesi di chi sa vedere i mattoni fondamentali della materia, in qualche modo rivalutando l’idea che l’anima c’e’ ma e’, guarda caso, e’ lontana non nascosta.
Poi l’intuizione dettata dall’analisi di quanti piu’ elementi possibili e la grande capacita’ di elaborare vettori di infinite linee di forza ed ecco che dal magma di semplici esistenze, emerge da dove siamo venuti e dove stiamo andando, l’amore, la morte e persino Dio, perche’ no.
"In Ucraina c’e’ una donna che sostiene di essere il secondo Cristo. Verra’ crocefissa dai suoi seguaci e risorgera’ dalla morte. Una persona molto seria. Quindicimila seguaci. Ci credi? Gente istruita, d’aspetto normale.
Non so. Dopo il comunismo, questo?
"
C’e’ di che aver paura ma la tranquillita’ di DeLillo e’ il canto di una madre in una notte carica di pioggia e tuoni, serve seguirlo, serve mantenere la distanza e il passo svelto e deciso.
Opera ciclopica , travolgente, la conferma di avere a che fare con un gigante e una delle sue creature migliori cosi’ come serve arrendersi al suo stile che nel minimalismo del concetto racchiuso in sillabe, dona nuove parole a qualcosa che neppure si sapeva avesse un nome..
DeLillo si sa, e’ discontinuo solo perche’ si perde in lucidita’ mai in qualita’ e con "Underworld" eccelle su entrambi i fronti e non fosse un grande romanzo, sarebbe facile definirlo il diario definitivo del XX secolo.


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