Undicesimo cap.: Miss Alessandra, l’amica.

Da Gattolona1964

Buon pomeriggio, proseguo con la prima parte del libro e arrivo ad un personaggio molto gradito ai bambini: l’inventrice del gruppo, nonchè amica di famiglia: Miss Alessandra. Sto andando troppo in fretta bambini e adulti? Oppure riuscite a seguire la lettura e state pian pianino componendo il vostro libro? Aspetto vostre gradite notizie e sono curiosa, come tutte le gatte che si rispettino qual’è finora il personaggio che vi ha colpito di più! me lo dite in un orecchio?

Mentre mi incamminavo ridendo a baffi attorcigliati per fare un giretto di perlustrazione, come è consono ai gatti curiosi di tutto il mondo, udii suonare il campanello di Villa. Patatona. Mi sembrò di riconoscere in quel suono la famosa canzone “Happy Birthday To You”, al termine della quale, Tata Brunildina si precipitò attraversando il prato del giardino mentre ansimava pesantemente per gli esiti sicuramente negativi dei manicaretti che stava bruciando in cucina. Era trafelata come al solito e, aggiustandosi il grembiule d’ordinanza e la cuffietta in parure, si preparava per aprire il portone principale, naturalmente anch’esso a forma di cavallo. Scostai per bene il pelo dalle mie orecchie, tolsi l’orecchino a forma di fiore che mi aveva regalato il mio fidanzato Bernardino e cercai di captare con attenzione, che cos’era quel rombo strano che sorvolava gli alberi e piroettava nel cielo come una trottola. Era qualcosa che doveva assomigliare ad un trattore, ma no, non era possibile un trattore volante poi no, questo non l’avrei accettato! Una potente motocicletta forse? Ma no,  non poteva essere. Un disco volante ? Tutto poteva essere possibile in quella specie di casa che non si trova nemmeno nelle favole e nei sogni dei bambini. Insomma che cos’era quello strano strano rombo somigliante al rombo di un motore? Non resistendo più dalla curiosità spiccai con grande destrezza, stupendomene io stessa, un salto sul ramo più alto del ciliegio per guardare bene quello strano, enorme, coso che vidi. Sembrava un elicottero, ma non aveva le eliche, sembrava un aereo, ma non vi erano finestrini né coda e nemmeno la scaletta per scendere. Insomma era un grosso, enorme uovo rosa con un unico finestrino sul davanti e un orsetto grigio usava, strano a dirsi ma è la verità, la linguetta per tenere pulito il finestrino. Un insolito tergicristallo umano! E poi, stranezza delle stranezze in alto al posto delle eliche c’era un fiocco, che altro non era se non un cuore rosso fiammante che roteava su se stesso con due occhioni enormi e ciglia lunghissime, mentre quell’uovo stava per spegnersi. Infilata dentro e comodamente seduta una ragazzina con occhiali da pilota, foulard giallo limone in testa, al posto dei paraorecchie due conigli viventi rossi e, per ogni dita delle mani una carota infilata a mo’ di guanto, per proteggersi dal freddo. Aveva le gambe a penzoloni fuori dallo strano uovo, avvolte da stivaloni di pelle viola con il freno incorporato sotto le suole, le stesse interminabili gambe uscivano. da due buchi rotondi posizionati sotto al guscio. Mi stropicciai per bene gli occhi per inquadrare la situazione, non riuscivo a comprendere se stavo sognando data la digestione un po’ pesante, o se quella creatura era vera. Mentre la ragazza frenava con i piedi, per spegnere il motore e stava per aprire la portiera dell’uovo, persi l’equilibrio e caddi come di consueto a terra. Cadendo mi rovinai la coda e decisi così di starmene buona buona nel mio angolino segreto a massaggiarmela. Ma la curiosità non è purtroppo una delle mie doti migliori e, se con una zampina mi massaggiavo la coda, con i miei furbi occhietti cercavo in ogni modo di sbirciare dal grosso buco del ciliegio, per capire chi stava entrando. La ragazza scese finalmente dall’inconsueto uovo volante, appoggiò per terra la grossa valigia, che altro non era se non una grande cesta di vimini per gatti, con dentro,meraviglia delle meraviglie! Tre piccoli gattini. O meglio gattine, se la vista non mi tradiva. Mise con delicatezza la cesta sul prato rasato di fresco per sfilarsi con grazia ed eleganza i guanti a forma di carota che avevo notato prima, i conigli alle orecchie ed il foulard. Vidi così che era una bellissima ragazza, dall’aria fiera e sicura di sé, con capelli corti e taglio alla francese, nasino all’insù, collo lungo da cigno, occhi grandi, bocca carnosa con rossetto color fragola matura. Brunilde o Tata Brunildina, come voleva essere chiamata, le fece subito l’inchino in segno di riverenza e diventò talmente rossa in viso che le gote potevano prenderle fuoco da un momento all’altro. Per tutta risposta la ragazza le schioccò un sonoro bacio sulla guancia e le chiese dove erano le bambine. “L’accompagno, Miss Alessandra?” “No, Bruni, stai tranquilla conosco la strada. Piuttosto sono pronte le tue famose e squisite torte di fragole e cioccolata?”Brunildina, diventando paonazza in viso, disse che erano nel forno a cuocere e da lì a poco sarebbero state pronte per essere servite in salotto con il thè ai frutti di bosco.”Che bello! proprio come piace a me, sei sempre la migliore cuoca del mondo” e così dicendo le stampò altri due sonori baci, uno per ogni guancia. Canticchiando con le orecchie una melodia che non conoscevo, si precipitò dalle bambine, che come la videro, le volarono in braccio urlando di gioia e abbracciandola fortissimo.
“Acciderbolina!”, pensai “Deve essere per forza una di casa, da chi mai si sarebbe fatta baciare così, il generale Brunilde? E le bambine? Dovevano conoscerla veramente bene, per saltarle in braccio così affettuosamente. In quel preciso momento una fitta di gelosia si conficcò nel mio piccolo cuoricino. Avrei voluto essere anch’io amica di tutti quanti, avrei voluto i sorrisi dei componenti della famiglia, avrei desiderato anch’io tanti baci e abbracci da tutti. Invece la mia personcina pelosa risultava alquanto antipatica e sgradita a tutti, o quasi. Quella ragazza doveva avere per forza quattordici o quindici anni, se i miei occhiali nuovi non mi tradivano”. Sentii Agnese che le urlò “Alessandra sei sempre più bella, hai un rossetto di un colore che non ho mai visto, ed il paraorecchie poi!” “Sono tutte mie creazioni ed invenzioni, anche il tergicristallo dell’uovo volante l’ho inventato io, non sto mai ferma un attimo!” “Finalmente sei arrivata a trovarci e a giocare con noi, temevamo che quest’estate tu non ti facessi più viva, sappiamo che sei sempre indaffarata con le tue invenzioni, ma Zia Speranza ci aveva promesso che un po’ di tempo per noi lo avresti trovato”.“Infatti sono qui, care dolci amiche mie e posso rimanere con voi fino alla festa del compleanno di..”. “Ma allora non te ne sei dimenticata?”. Dissero tutte e tre insieme sorridendo felicissime. “Come potrei dimenticarmene?” rispose Miss Alessandra “Per questo ho tardato ad arrivare, ho dovuto lavorare alla mia ultima invenzione e sarà il regalo di compleanno che tutti noi faremo!”. La mia curiosità ora era veramente alle stelle, tesi meglio l’orecchio scostando il pelo rosa, ma non riuscii più ad udire nulla di quello che le quattro ragazze si dicevano sottovoce, correndo via veloci come un lampo! Tra l’altro in quel preciso istante le tre gattine, Rosellina, Azzurrina e Bianchina, iniziarono a miagolare per la fame e in tutto quel baccano non capii più nemmeno una mezza parola. Sicuramente stavano parlottando dei preparativi per la festa di compleanno di.. ma di chi? Avrei dato un mio baffo per saperlo, la curiosità mi rodeva il fegato, invece dovetti starmene buona buona nel mio angolino a fantasticare su chi sarebbe stato il fortunato o la fortunata che compiva gli anni. Chissà se sarei stata invitata alla festa, feci solamente in tempo a vederle ridere e scherzare felici, mentre Zia Speranza le aspettava sulla porta di Villa Patatona per prendere il thè.



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