Disponendo di due mediani davanti alla linea difensiva, di cui solo uno con caratteristiche pure d’interdizione, il problema principale, peraltro comune a tutte le squadre di 4.2.3.1., è il presidio delle corsie laterali: la presenza di due giocatori come Thiago Silva e Nesta risulta fondamentale aldilà dell'aspetto tecnico. La dinamicità, oltre che “l’intelligenza difensiva” dei due, consente di rischiare l'avanzata del terzino, demandando la copertura del lato proprio ad uno dei due centrali, con il conseguente slittamento della linea -questo quando l’avversario attacca con 3/4 uomini-.
Nella situazione in cui l’avversario attacca anche con 5 uomini, la squadra attende l’avversario con i terzini bloccati, e sarà compito dei due mediani raddoppiare l’attacco laterale, scoprendo però non tanto il centro -che l’altro mediano coprirà-, quanto il lato opposto, dovendo il terzino stringere in mezzo (il primo gol subito contro il Genoa è un esempio chiaro, idem quello contro il Napoli, aldilà dell’e(o)rrore del terzino)
I due centrali tengono la squadra corta: questo avviene maggiormente in situazioni dove si teme di subire il contropiede avversario; per non assecondare la qualità avversaria nel contropiede, un altro espediente è quello di pressare il metodista rivale; questo comportamento -tenere la linea alta-, include anche il secondo, a ben riflettere: riducendo di fatto lo spazio per giocare la palla libera, tenere la squadra corta e alta, porterà automaticamente il portatore di palla avversario nella situazione di essere pressato, quindi a non avere spazio, quindi “tempo tecnico” per “far giocare” la profondità ai compagni (la gara di Bari un esempio piuttosto chiaro).
Altro aspetto interessante sui terzini: se all’inizio di stagione il problema era dato soprattutto dal modulo scelto -4.3.1.2. o “rombo”-, questo era inadatto alle caratteristiche dei giocatori in rosa. La mancanza di buoni tempi d’attacco, rendeva la proposizione del gioco sulle fasce insufficiente. Col passaggio al 4.2.3.1., i terzini possono avvalersi dell’appoggio dell’attaccante esterno per attaccare la profondità -quindi un riferimento “verticale”, e non più “laterale”, come con l’interno di 4.3.1.2.-.
La fase offensiva dei terzini inoltre è radicalmente mutata: è evidente che la buona intesa di Antonini con Ronaldinho è determinante, così come l’importanza di Beckham per Abate -nonché la presenza di Nesta sul centro-destra della linea-.
Non solo, il ruolo dei terzini prevede compiti d’impostazione; se generalmente il modulo prevede d’impostare anche con i due laterali difensivi, una situazione tattica ben precisa è venuta a galla nell’interpretazione particolare che ne da la squadra. Il terzino -l’attaccante esterno rimasto alto-, ha compito di giocare immediatamente in verticale la palla riconquistata -o con tackle o intercettando la traiettoria-, generando un 1 vs 1 in fase offensiva, di fatto capovolgendo la situazione a proprio vantaggio. Nelle gare interne contro Sampdoria e Parma, che attaccano lateralmente, portando superiorità numerica col terzino per la profondità, lasciato al 2 vs, 1 abbiamo potuto osservarlo in maniera evidente in occasione di gol. Se l’avversario sarà portato quindi ad attaccare l’esterno, conscio della superiorità che potrà generare con relativa facilità, a sua volta prenderà dei seri rischi.
Concludendo, portiamo all’attenzione due comportamenti difensivi differenti dello stesso modulo: a palla persa, la Fiorentina abbassa i due attaccanti esterni -Vargas, Marchionni-, sulla linea dei centrocampisti, generando un 4.4.1.1. col rifinitore dietro all’unica punta, occupando le fasce e creando compattezza al centro; la nostra squadra abbasserà immediatamente i terzini, bloccandoli, e i due mediani a protezione, con la prima punta che accorcerà insieme al trequartista verso la metà del campo, tenendo invece gli esterni offensivi alti; questo comporterà l’obbligo dei terzini avversari a non partecipare allo sviluppo offensivo dell’azione o, se uno dei questi si sgancia, portare “fuori” un centrale per coprire il lato -comportamento altamente sconsigliabile per qualunque difesa-.
Se da un lato troveremo una squadra meglio disposta alla difesa -col 4.4.1.1.-, altrettanto noteremo una più difficoltosa fase d’uscita a palla riconquistata; dall’altra una predisposizione offensiva netta, certamente interessante che, però, costringerà i suoi interpreti ad un’adesione completa a livello emotivo al “concetto calcistico” proposto. Il modulo non diventa un “salvagente” per gestire la fase difensiva, o i momenti “di bassa” della gara, ma un’opportunità che, se non supportata, da una buona condizione psicofisica, rischia l’asfissia. Date le caratteristiche dei giocatori, crediamo sia opportuno evidenziare come un maggiore coinvolgimento di almeno uno dei due esterni d’attacco anche alla fase difensiva, possa rappresentare una svolta. Di fronte alla contrapposizione tattica* avversaria sempre più studiata, per dare consistenza al proprio calcio, anche in momenti di gestione di infortuni o scarsa forma degli interpreti migliori, lo sviluppo della fase difensiva -ad oggi la più decifrabile dall'avversario-, rappresenta il primo passo verso una coscienza maggiore del collettivo nei propri mezzi, come squadra e non solo come reparto.
*: aldilà della lista degli infortunati, Mazzarri, Guidolìn, Reja, Allegri, Mihajlovic hanno definito una contrapposizione tattica efficace proprio su questo nostro atteggiamento, allargando le proprie punte sui terzini sulla nostra fase di uscita laterale.