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UNDICI nel MIRINO

Creato il 05 maggio 2010 da Gianclint
UNDICI nel MIRINO

6^Puntata: Variante di 4.3.3.


In mancanza dell’unico giocatore in grado di ricoprire la trequarti, la squadra è stata disposta sul 4.3.3. Neppure questo modulo fa eccezione: il principio di tenere gli attaccanti fissi davanti, accen­tua ancor di più due aspetti. Il primo è legato alla necessità di effettuare un marcato possesso palla: non abbassando nessuno dei due esterni, infatti, i centrocampisti si troveranno in costante inferiorità numerica; per questo tenere la squadra corta diventa fondamentale, non solo per un buona coper­tura del campo, ma anche per effettuare una fase di uscita efficace. Andando sotto i tre centrocampi­sti, attaccati da troppe parti, avranno difficoltà nel rilanciare l’azione; in particolare il metodista non potrà essere protetto adeguatamente, né per effettuare un lancio tracciante, né per giocare in ap­poggio sui due mediani che non saranno facilitati nell’allargarsi per ricevere la palla riconquistata, costretti a rimanere stretti dal numero maggiore di avversari intorno e dalla facile pressione che si potrà portare su di loro. Negativamente la gara di Firenze è stata un esempio di questa situazione.


In figura: il cerchio rosa evidenzia la difficoltà del metodista e le posizione non corrette -figurine salmone-, e quelle corrette -rosse-, dei due mediani nella fase di transizione positiva contro uno speculare 4.2.3.1. che ha perso la palla in attacco, ma continua a pressarci alto.

UNDICI nel MIRINO
Con lo stesso modulo è stata affrontata brillantemente, e non solo dal punto di vista tattico, la gara di Bari. La squadra godeva di maggior salute, era dinamica, concentrata: non le punte esterne -come sempre-, ma i terzini surrogavano, a turno, il ruolo di “centrocampista aggiunto” non lasciando all’avversario la superiorità in mezzo.
Indico personalmente in questo modulo l’identità che, magari nel tempo, il Milan potrebbe decidere di adot­tare, soprattutto se si riscontrassero difficoltà a reperire sul mercato rifinitori qualitativi: lo spostamento di Thiago Silva a metodista non sarebbe peregrino, date le doti fisiche, il passo e la pulizia di calcio. Questo implica però la risoluzione di due questioni: la prima, evidente, l’acquisizione di un (due?) centrale che consenta di tenere la squadra corta -non si può ignorare che Nesta ha compiuto i trentatré anni e subito delicate operazioni-; la seconda, la necessità di comporre un centrocampo a tre con giocatori dalle caratteristiche complete, che sappiano difendere, ma anche attaccare, nonché un in­terprete di eccellente tecnica e che sappia tenere palla.
Lo spostamento di Thiago Silva, altrimenti, resterebbe solo una fantasia che, per quanto seducente, aggiungerebbe un problema: la sua predisposizione ad uscire palla al piede, dovrà essere controbi­lanciata dalla presenza di giocatori delle caratteristiche suddette.
Flaminì, già in rosa (!), sarebbe uno dei deputati migliori a ricoprire un ruolo; l’altro dovrebbe rispondere a caratteristiche di un centrocampista, che, senza andare a scavare troppo nel sottobosco calcistico, individuiamo in Hernanes del S. Paolo. Ma questa è naturalmente fantasia.


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