Come ben sappiamo i preziosi manoscritti della città di Timbuctù, a causa della guerra odierna in corso in Mali, corrono il rischio di deteriorarsi per incuria o, addirittura, di essere commercializzati al migliore acquirente, magari clandestinamente, da personaggi privi di scrupoli e quasi certamente per la sola sete di denaro.
Senza contare che grossi danni sono già stati arrecati comunque ad alcune biblioteche di Timbuctù e dintorni, lo scorso anno ,dai jihadisti di Ansar Al Din e di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) con distruzioni e incendi a ripetizione.
Ecco, dunque, che l’Unesco ha pensato bene d’intervenire, prima che accada il peggio, per salvaguardare un patrimonio culturale dal valore effettivamente inestimabile. E potrà realizzarlo molto presto anche grazie al sostegno economico del Sudafrica, della Francia, della Norvegia e del Lussemburgo.
Sono già in partenza per il Mali, infatti, dalla prossima settimana in avanti un certo numero di esperti, che provvederanno prima alla catalogazione e poi al trasferimento in località più sicura.
Un impegno questo dell’Unesco e dei suoi finanziatori davvero notevole e sopratutto degno di grande encomio.
Timbuctù fu città santa e grande centro culturale islamico, ma di un islam tollerante e aperto al “nuovo”, anche per via degli scambi commerciali continui, nel periodo storico compreso tra il XIII e XIV secolo. Oggi , purtroppo, di quel glorioso passato ( il cosiddetto medioevo islamico per cui è nota in tutto il mondo) resta ben poco all’apparenza ma il suo unico e autentico “tesoro”, per quelle che saranno le generazioni a venire è tutta la cultura prodotta all’epoca e racchiusa in quei preziosi manoscritti e che, senza un intervento serio, rischia di andare stupidamente perduta.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)