Posted 1 aprile 2014 in Ungheria with 0 Comments
di Claudia Leporatti
Il prossimo 6 aprile, gli ungheresi voteranno per rinnovare il parlamento che sarà eletto in base alla nuova Costituzione, entrata in vigore l’anno scorso. Favorito nei sondaggi è il partito di centrodestra Fidesz, guidato dall’attuale premier Viktor Orban, accreditato di oltre il 40% dei consensi. È Fidesz l’artefice della nuova legge elettorale che favorisce la lista unica e un candidato solo in ogni circoscrizione.
L’opposizione, dopo lunghe e faticose trattative, ha espresso un’alleanza elettorale composta da socialisti, centristi, liberali e parte dei verdi. Una proposta eterogenea, forse troppo, che ha un volto ben noto, quello di Attila Mesterházy, presidente del partito socialista e candidato premier. La nuova legge elettorale ha messo in grande difficoltà l’opposizione costretta a unirsi per non uscire distrutta dalle urne. Ma anime così diverse non sono facili da mettere insieme e i tempi lunghi che hanno segnato la nascita di questo progetto politico sembrano aver esasperato non pochi elettori indecisi, ma anche parte di quelli di centrosinistra e di sinistra, per i quali resta il dubbio se astenersi o meno.
Ad ogni modo la scelta è stata fatta e ora l’opposizione cerca di rimettersi al passo. Mesterházy sta cercando così di condurre una campagna che ha definito “intensiva, sincera e responsabile”, che si concentri su questioni “pane e burro”, sulle preoccupazioni di tutti i giorni. Questa la ricetta indicata in un’intervista al quotidiano Népszabadság dal leader socialista, che si appresta ad affrontare Orbán basandosi su una comunicazione “in bianco e nero”, fatta di informazioni semplici e facili da memorizzare, cercando di motivare al voto anche chi non è interessato alla politica. Lavoro, stipendi, sicurezza, sanità e istruzione sono i temi indicati da Mesterházy , che li contrappone a costituzionalità e democrazia, questioni che, dice, non devono essere escluse dal programma e nemmeno dalla propaganda, ma sono meno efficaci per far presa sulla gente.
L’opposizione ungherese
A prima vista non manca niente, salvo forse una vera volontà di farcela. Attila Mesterházy compirà 40 anni a giorni, Gordon Bajnai, ne ha 45, lo stesso Gyurcsány, già primo ministro tra il 2004 e il 2009, ne ha solo 53. Generazioni vicine, universi incompatibili, pare, anche a costo di andare contro ai loro stessi interessi. Fino a poche settimane fa era chiara la loro distribuzione, con l’altro ex premier, Bajnai, alla guida del nuovo partito “Insieme per il 2014″, che di recente si è fuso con “PM”, frutto della scissione dei verdi dell’LMP, Mesterházy per i socialisti dell’MSzP e il redivivo Gyurcsány, che nel 2011 si spostò dal partito che aveva anche presieduto, l’MSzP, per fondare la Coalizione Democratica (DK). In più c’era il già citato LMP che tuttavia l’anno scorso si è scisso: quello che ne è rimasto raccoglierà prevedibilmente i voti di parte degli indecisi.
La coalizione è data al 30% circa, si attestano invece al 13% nelle intenzioni di voto degli ungheresi, gli estremisti di destra di Jobbik.
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