di Aron Coceancig
Sembra concludersi anticipatamente l’avventura di Pal Schmitt come presidente della Repubblica d’Ungheria. Questo giovedì il Senato Accademico dell’Università Semmelweis ha infatti votato a grande maggioranza, 16 senatori sui 18 presenti, il ritiro del titolo di Dottorato conseguito da Schmitt nel 1992.
La decisione dell’Università conclude una polemica innescata da un’inchiesta del settimanale ungherese HVG che l’11 gennaio di quest’anno aveva accusato il presidente di avere copiato gran parte della sua Tesi di Dottorato “Analisi dei programmi dei Giochi Olimpici moderni” da precedenti lavori dello storico dello sport bulgaro Nikolaj Georgiev e dal sociologo tedesco Klaus Heinemann. La storia di plagio ricorda fortemente un caso analogo accaduto in Germania l’anno scorso, quando il ministro della Difesa Guttenberg fu costretto alle dimissioni dopo che si venne a sapere che la Tesi di Dottorato fu frutto di un copia-incolla.
Il presidente ungherese, in carica dal 2010, ha sempre negato il plagio ma l’ultima decisione presa dal Senato Accademico sembra confermare le accuse che ormai da diversi giorni l’opposizione gli rivolge. Il ritiro del titolo innesca però nuove polemiche visto che in marzo una commissione universitaria aveva in parte scagionato Schmitt, evidenziando come la tesi rispecchiasse il regolamento di allora e di come parte della colpa sarebbe dovuta ricadere sulla Commissione che esaminò la tesi. Il verdetto della commissione è stato però contestato dall’opposizione che ha sottolineato la vicinanza fra alcuni suoi membri e il partito di Viktor Orban.
Nei giorni scorsi anche esponenti del Fidesz, partito che ha indicato Schmitt, avevano preso le distanze ammettendo che in caso di ritiro del PhD da parte dell’Università il Presidente avrebbe dovuto presentare le dimissioni.
Una gatta da pelare di non poco conto considerando che il Fidesz ha sempre sostenuto di essere un alfiere della battaglia morale e dell’onestà intellettuale della classe politica del paese. Schmitt infatti è sempre stato sostenuto a spada tratta dal partito di Orban che in cambio ha trovato una presidenza accomodante verso numerose disposizioni di legge contestate dall’opposizione.