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UNGHERIA: Lo scandalo del monopolio del tabacco

Creato il 17 luglio 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 17 luglio 2013 in Slider, Ungheria with 1 Comment
di Claudia Leporatti

Ungheria Tabacchi Ierieoggi1

Il cambiamento è di forte impatto, non solo per i fumatori. Prima di tutto cambia l’aspetto delle città. Passeggiando per Budapest già da diverse settimane si nota un’esplosione di insegne marroni e di simboli rotondi bordati con i colori della bandiera ungherese, verde, bianco e rosso. Positivo da un lato per i turisti che trovano finalmente la lettera “T” a indicare i punti vendita di sigarette, poco appagante per gli occhi il resto. Un’uniformità che spaventa, non importa che interessino o meno gli articoli da fumo. I negozi hanno i vetri oscurati e mettono un poco di tristezza addosso. Con quel divieto d’accesso ai minori di 18 anni fanno pensare a degli squallidi locali a luci rosse.

La vera rivoluzione, o dovremmo dire terremoto, è ai danni dei proprietari dei vari piccoli empori tanto diffusi in Ungheria, i minimarket spesso aperti 24 ore noti come “ABC”, dove trovare generi alimentari di base, alcolici, prodotti per l’igiene e, fino a poco tempo fa, le sigarette. Già colpiti duramente dal divieto di vendere alcolici dopo le ore 22, adesso vedono il loro giro d’affari ridursi drasticamente e non sono in pochi a gridare rabbia contro la decisione del governo. Oltretutto i nuovi tabaccai potranno vendere anche snack, gelati, birre e altri prodotti, portando via ancora più ricavi agli altri negozi. Una stretta inserita nell’ambito di un più ampio programma contro il fumo e in questo senso condivisibile, ma che presenta almeno due punti critici: primo quello sull’assegnazione delle licenze che sarebbe stata, a quanto pare, condizionata del tutto dalla vicinanza o meno alla Fidesz e dai contributi al partito; secondo la limitazione di libertà, la capacità di intervenire sulla vita delle persone e sulle possibilità dei negozianti. Si parla di 700 licenze finite in mano alla stessa famiglia, 700 su 5000 non sono certo poche!

Gli stranieri che non sanno niente della nuova legge guardano spaesati gli espositori di sigarette del tutto vuoti di uno dei tanti negozi di generi vari del centro di Pest. Chiedono dove sono le sigarette, la cassiera sbuffa, dice che può vendergli solo cartine e accendini, indica con occhio torvo il nuovo shop, pronto ma chiuso, dall’altro lato della strada: “tra qualche giorno potrete comprarle lì”.

Devo dirlo, questa è una modifica che fa impressione. Certo, al mio arrivo in Ungheria trovai eccessivo e anomalo che vendessero le sigarette persino al bar della mensa dell’università e che la gente fumasse in ogni dove senza ritegno, persino in treno. Indubbiamente è piacevole rientrare a casa con gli abiti che non puzzano di fumo come se fossi appena uscito da una ciminiera, quindi ben vengano le norme che vietano di fumare nei luoghi pubblici, nelle stazioni dei mezzi e davanti ai locali, ma pare che adesso le norme stiano diventando troppo stringenti. Senza contare i dettagli.

Per comprare di sigarette di notte bisogna munirsi di mappa: se ne trova una con tanto di indicazioni sugli orari di apertura sul sito dei negozi di tabacchi di stato, da cui è evidente la disomogeità delle insegne “T”. Se la persona che si ferma a comprare le sigarette ha con sè un minorenne, deve lasciarlo fuori dalla porta: non si possono vendere le sigarette davanti ai minori di anni 18. Quindi il figlio di due anni va lasciato da solo sul marciapiedi, per entrare a comprare un pacchetto di sigarette. Orbán, si sapeva già, se la prende con tutto ciò che non apprezza, se ne impadronisce in qualche modo e lo gestisce a suo piacimento. Nel caso del fumo c’è l’attenuante di provocare una riduzione di un vizio dannoso per la salute, ma i danni di questo provvedimento sono tangibili, “sulla pelle” di tanti negozianti che ora faticano più di prima a restare a galla.

Tags: claudia leporatti, monopolio, sigarette, tabacco, Ungheria, Viktor Orban Categories: Slider, Ungheria


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