Dopo il trionfo di misura dell'andata, la nazionale guidata dal tedesco Storck supera di nuovo la Norvegia a Budapest per 2-1 e conquista la sua terza qualificazione alla fase finale degli Europei, alla quale non partecipava dal 1972. Decisivi per i magiari i gol di Priskin e l'auorete del norvegese Henriksen, a segno poi nel finale senza poter incidere nel risultato globale.
Al fischio finale dell'arbitro spagnolo Velasco Carballo Budapest e tutta l'Ungheria possono dare inizio alla festa. La voce dello stadio chiede a pochi minuti dalla fine che i tifosi non invadano il campo e che mostrino contegno nei loro festeggiamenti, in segno rispetto delle vittime degli attentati di Parigi, per le quali seguendo il protocollo UEFA le squadre in campo hanno indossato un lutto al braccio ed osservato un minuto di silenzio prima del calcio d'inizio. Ma per gli appassionati di calcio ungheresi è difficile poter contenere una gioia troppo a lungo soffocata: l'Ungheria torna ad un Europeo dopo 44 anni e ne sono trascorsi ormai 30 anche dall'ultima qualificazione della nazionale mitteleuropea al Mondiale, a Messico '86 i magiari parteciparono per l'ultima volta a un grande torneo internazionale.
Vittoria e qualificazione meritati per la nazionale di casa, non spettacolare e brillante sotto il profilo estetico, ma con una concentrazione e determinazione quasi spietate per raggiungere l'obbiettivo: quando l'Ungheria deve spazzare la palla lontano dalla propria area lo fa senza battere ciglio; ma appena gli spazi e le circostanze glielo consentono, mette il pallone a terra e lo riesce a fare con una proprietà di palleggio a tratti elegante e soprattutto efficace. La sintesi di questa doppia tendenza la si vede proprio al 19′ quando i magiari passano: Kadar effettua un lungo lancio in profondità e Priskin, scattato in contropiede, aggancia al lato corto, salta due rivali rientrando sul destro e lascia poi partire il tiro a giro verso il secondo palo che non lascia scampo a Nyland. La nazionale di Storck forte del vantaggio lascia a maggior ragione l'iniziativa alla Norvegia. Gli uomini di Hogmo però non riescono a trovare gli spazi, salvo al 33′ quando per vie centrali Tettey riesce a presentarsi per il tiro ma cicca la conclusione di sinistro. L'Ungheria in contropiede ha altre due occasioni per colpire in contropiede, ma prima Priskin ritarda a servire il capitano Dszudszàk, e quindi Lovrencsics di testa non riesce a correggere di testa sul primo palo un bel cross dello stesso Dszudszàk.
Alla fine del primo tempo palo della Norvegia su azione di calcio d'angolo, con il montante sinistro che salva Kiraly sul colpo di testa di Odegaard.
Proprio Odegaard e Elyanoussi escono a inizio ripresa per lasciare il posto a Marcus Pedersen ed Helland. L'Ungheria nel secondo tempo però riesce a congelare la partita con grande ordine tattico durante tutta la prima mezzora, senza concedere ai vichinghi il minimo pertugio e sfiorando due volte il gol di rimessa con il metronomo Dszudszàk, che quando cambia il ritmo fa il diavolo a quattro. Prima al 57′, quando il capitano su un lancio in profondità fa quasi un gol fotocopia dell'1-0 di Priskin, con la traversa che salva la Norvegia; quindi al 71′ quando il giocatore del Bursaspor con un fendente obbliga Nyland a una difficile deviazione in angolo. La Norvegia ha un paio di sussulti: il veterano Kiraly salva al 75′ in uscita su Pedersen, ritrovatosi con un rimpallo a tu per tu con il portiere ungherese; poi Hendriksen al 79′ cerca dal lato corto dell'area una conclusione sul palo più lontano. Ma l'ungheria all'82' chiude i conti, quando su azione d'angolo arriva prima la deviazione di Bode e quindi quella sfortunata di Henriksen che inganna Nyland. Henriksen troverà un piccolo riscatto personale cinque minuti, accorciando le distanze all'87' con un bel diagonale. Ma vale solo per le statistiche personali.
Per l'Ungheria è già tempo di festa. Una festa attesa per 30 lunghi anni.
Ungheria-Norvegia 2-1: il gulash è servito! Magiari in paradiso dopo 44 anni ultima modifica: da