Magazine Editoria e Stampa

Ungheria: Viktor Orban visto dagli altri. L’uomo che non rallenta mai

Creato il 06 febbraio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Matteo Zola

UNGHERIA: Viktor Orban visto dagli altri. L’uomo che non rallenta mai

“Viktor Orban è stato membro dell’opposizione democratica che si è battuta per la libertà in Ungheria. Oggi, come primo ministro, è soffocato da una legge che imbavaglia i media indipendenti. L’Ungheria di Orban prende la via della Bielorussia di Lukashenko. Questa legge, non importa quali siano le giustificazioni, mette in pericolo lo Stato di diritto, distrugge la democrazia, insulta la società”. A dirlo è Adam Michnik, direttore del più importante quotidiano (liberale) polacco, quella Gazeta Wyborcza che ormai si profila come uno dei più importanti giornali europei.

Michnik, già fiero oppositore del regime comunista polacco, firma sul suo quotidiano un editoriale di dura accusa nei confronti di Orban che, come lui, fu un attivista democratico e che ora, quella democrazia, sembra metterla in pericolo. Michnik ricorda la cosiddetta “quarta repubblica” dei fratelli Kaczynski in cui “la destra, l’estrema destra e i populisti” governarono pur senza “deligittimare lo Stato e intimidire la società” . Un’esperienza cupa cui “i polacchi hanno mostrato il cartellino rosso” appena hanno potuto. E, citando una frase di Istvan Bibo rammenta di come, quando lo Stato perde legalità ed autorevolezza, facendosi autoritario, occorre combatterlo.

Una voce allarmata che viene da un autorevole esponente della lotta per la democrazia in Europa orientale. Non una voce solitaria. Dentro l’Ungheria è Agnes Heller, filosofa, massima esponente della “Scuola di Budapest” (corrente marxista di “dissenso”) che vede in Lukacs ideale fondatore, in un’intervista rilasciata alla Frankfurter Allgemeine Zeiutung, dice: “La mia impressione è di avere di nuovo 27 anni, ai tempi della rivoluzione del 1956. L’Ungheria sembra la stessa di allora” e lo sembra soprattutto nel dissenso. Classe 1929 la Heller si è ritrovata ad essere uno dei punti di riferimento intellettuali dei settantamila manifestanti che il 2 gennaio scorso, a Budapest, hanno manifestato contro Orban.

Gravi sono le parole di Adevarul, importante quotidiano romeno, che scrive: “L’Ungheria non è più un faro di libertà e progresso, Orban non è il continuatore politico di un Vaclav Havel o di un Adam Michnik, sembra invece puzzare di Miklos Horthy (il maresciallo fascista che resse l’Ungheria fino al 1944)”. Mentre il sito d’informazione slovacco, Aktuality, ricorda come il nazionalismo di Orban contrapposto a quello di Robert Fico, premier slovacco dal 2006 al 2010, abbia portato a una “guerra fredda” tra i due Paesi. Una situazione di pericolosa tensione nazionalista che potrebbe replicarsi qualora Fico uscisse vincitore dalle elezioni slovacche del marzo 2012.

Miklos Tallian, giornalista di Hvg.hu, descrive i possibili sviluppi della situazione ungherese ipotizzando tre vie. La prima è un Orban ad oltranza, capace di tenere testa all’Europa (che poco gradisce le manovre autarchiche, in campo finanziario, del primo ministro ungherese) e saldo in sella grazie a una legge elettorale che rende difficile l’alternanza. La seconda, più verosimile: l’Ungheria cede alle richieste europee e si fa dare dal Fmi i fondi necessari per affrontare la crisi economica (e di solvibilità) che rischia di trascinarla nel baratro. Terza possibilità: Orban modifica le leggi incriminate, e si limita a governare per i prossimi anni in modo autoritario e populista così “l’Ungheria sembrerà l’Italia di Berlusconi“. Autoritaria e populista, appunto.

Chi scrive non ha mai nutrito simpatie per Viktor Orban, fin da quando questo sito è stato aperto (quasi due anni fa) si è prestata molta attenzione alla sua politica. Il personaggio è controverso: dipinto dai media come un novello Mussolini; nemico del pluralismo; ossessionato dal socialismo (passato, presente e futuro) che in Ungheria ha dato effettivamente il peggio di sé; troppo indulgente con i neonazisti di Jobbik, e a sua volta arrogantemente nazionalista (al punto da provocare i Paesi vicini in cui numerose sono le minoranze ungheresi), Orban è anche l’uomo che ha cercato una via diversa all’ineluttabile modello finanziario europeo. Ha tassato le banche, ha rifiutato l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale, e per tenere insieme un Paese allo sbando ha usato la bandiera e la corona di Santo Stefano, simboli della patria e della fede cattolica.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :