UNHAPPY RUNNER (9^ maratonina dell' Abate Guglielmo, Volpiano)

Creato il 03 ottobre 2011 da Fathersnake
Il rettilineo è lunghissimo e monotono, sembra non finire mai. Il paesaggio è talmente statico che mi sembra di correre su un tapis roulant, ove l'unico a muoversi sono io, insieme al nastro sotto i miei piedi. Davanti a me altri runner, che, pur correndo anch'essi, sembrano figurine incollate al fondale, che raffigura un verde paesaggio in una soleggiata mattinata d'ottobre. Sono all'ottavo chilometro della mezza di Volpiano, altrimenti detta "Dell'Abate Guglielmo".
Sono qui per testare la mia condizione in vista della mezza di Avigliana del 23 ottobre.
Pessima idea, a pensarci, perché una mezza a così breve distanza dall'altra, non può che condizionare l'esito della seconda. Non è più dunque un test, ma un episodio a sé stante.
Le mie sensazioni? Non buone: reduce da un inizio sprint, neanche dovessi correre la dieci km partita in contemporanea, sto pagando dazio perdendo secondi di media. Il gps mi ha abbandonato da qualche tempo: si è semplicemente spento, senza avvisaglia alcuna. Dopo l'acqua presa alla mezza di Monza, non è più lo stesso.
Per certi versi mi sembra di stare correndo ancora a Trecate. Lo stesso verde intorno, lo stesso piatto e dritto nastro d'asfalto che si perde in lontananza, la stessa voglia di aver già raggiunto quell'orizzonte che sembra invece allontanarsi. Non c'è la folla tipica dei grandi mezze intorno; la gara è sopratutto dentro di me, preso dalla voglia di rivivere i fasti e le brillanti sensazioni delle mezze invernali e in contemporanea cercando di ricacciare indietro quei pensieri negativi che mi prospettano vivide immagini di sconfitta. Non sono rilassato, non mi sto neppure divertendo, a pensarci bene. Sono pensieri pericolosi, perché indeboliscono e appesantiscono le gambe, spezzano il fiato e il ritmo.
Per certi versi, l'abbandono del GPS è stato un bene: fino allora lo avevo scrutato ansioso ogni 500 metri circa per controllare la media, che era buona. Al nono km transita accanto a noi la testa della gara, alle prese con il percorso di ritorno. Vedo il formidabile Edward Young, futuro vincitore,  che sfreccia apparentemente senza fatica, già con un congruo distacco sugli inseguitori e insieme all'ammirazione mi prende un moto di stizza: siamo fatti della stessa materia, no?  Sangue, muscoli ossa... allora com'è che esiste questa differenza fra noi? In quel momento talento, giovane età e allenamento migliore non sembrano poter giustificare la differenza di prestazione. Al confronto, il mio correre mi appare ancora più lento, uno spento arrancare senza stile. Poco prima, ero stato superato pure da un tizio con delle orecchie finte da coniglio. Sono eventi che mettono in crisi.
La mia personale legge delle mezze è: parti sopra le tue possibilità e terminerai sotto le tue potenzialità. O qualcosa di simile.
Calza a pennello anche oggi. Al rilevamento dei dieci km sto ancora sperando in un’improbabile rimonta. La volontà ci sarebbe, ma il corpo non ne vuole sapere, e corre solo per finire la gara, senz’altra velleità.
Non ci siamo ancora, è chiaro. Era la sensazione che provavo ancor prima di partire. Una specie di velato non dovresti essere qui oggi. Ci sono verità intuitive alle quali dovrei prestare maggiore attenzione.
Elenco di pensieri in ordine sparso:
Non va bene come mi sto allenando, come mi sono allenato. Cambiare tutto. Ripartire da capo. Cambiare allenamento. Smettere di correre. No, smettere solo di gareggiare. Mi sa che questa non ce la faccio neppure a finirla. No, dai, magari camminando.
I km passano e la benzina rimasta sembra non essere sufficiente a coprire la distanza mancante. Ho la sensazione di correre a 6' al minuto. Per fortuna il Garmin era uscito di scena trasformandosi in un oggetto senza alcuna utilità.
Al 13 mi passa Avantindrè con incedere brillante. La differenza è troppa e neanche provo a seguirne il treno.
L'unica asperità della gara, un innocuo cavalcavia, alle mie gambe stanche sembra il Pordoi. Lo affronto a passettini veloci e non mi fa neppure così male.
Stanco, stanco davvero. E' la prima mezza che mi mette davvero in difficoltà. Trascinandomi dietro un fardello di neri pensieri quando manca un pò più di un km al traguardo sento il campanile scoccare le 11. Poiché la mezza era partita alle 9.30, capisco che in fondo non sta neppure andando così male: non porterò a casa un pb ma neppure un disastro da dimenticare in fretta.
1:39:32 è semplicemente un tempo da cui cominciare a ricostruire qualcosa.
Se ne riparla questo inverno.
Un saluto a tutti.

Trova l'intruso (che non è il ragazzino con la maglietta di sette taglie più grande). Foto reperita dal sito www.podoandando.it


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