Unicef, quadro allarmante su bambini e minori

Creato il 31 gennaio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

In oltre due decenni, la lotta alla mortalità infantile ha salvato la vita a 90 milioni di bambini sotto i cinque anni. L’iscrizione alla scuola primaria è aumentata anche nei Paesi meno sviluppati, passando da 53 bimbi su 100 nel 1990 a 81 su 100 nel 2011: dal rapporto globale dell’Unicef “The state of the world’s children 2014″, arrivano segnali positivi.

Una bambina pakistana alle prese con l’acqua (unicef.it)

Ciò nonostante, nel dossier annuale dell’agenzia Onu per i minori, dal titolo “Every child counts: revealing disparities, advancing children’s rights”, emergono anche dati allarmanti. Nel 2012 sono morti 6,6 milioni di bambini sotto i cinque anni – circa 18 mila al giorno – la maggior parte dei quali per cause prevedibili. E ancora, nel mondo il 15% dei bimbi sono obbligati a lavorare, e l’11% delle bambine si sposano prima di compiere 15 anni. Inoltre quasi la metà delle giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni nelle Nazioni a basso e medio reddito giustificano, in certe circostanze, i mariti che picchiano le mogli. Percentuale che arriva addirittura all’80% in Giordania, Togo, Mali e Afghanistan. In molti Paesi, nonostante il tasso di scolarizzazione sia aumentato, rimangono enormi differenze di genere: in Chad per esempio, per ogni cento maschi che frequentano la scuola secondaria, ci sono solo 44 femmine.

La bandiera nera dei Paesi con il più alto tasso di mortalità tra chi ha meno di cinque anni va alla Sierra Leone, che nel 2012 ha contato 182 vittime ogni mille, seguita da Angola con 164, Chad con 150, Somalia con 147 e Congo con 146. L’Italia è tra le Nazioni con i valori più bassi, con quattro minori di cinque anni morti ogni mille, e ha registrato un notevole miglioramento rispetto al 1990, quando era a quota dieci vittime ogni mille bambini. Il valore scende a tre morti ogni mille per i piccoli minori di un anno, contro gli otto del 1990.

Gli esperti Unicef, durante la presentazione del rapporto a New York, hanno sottolineato come le rilevazioni statistiche sui 2,2 miliardi di bambini del mondo siano fondamentali per permettere a quelli che si trovano nelle situazioni più svantaggiate di migliorare la propria condizione. “I sondaggi hanno permesso di salvare e migliorare la vita di milioni di bambini, soprattutto dei più bisognosi – ha detto Tessa Wardlaw, capo della divisione di statistica dell’Unicef – Ulteriori progressi possono essere fatti solo se sappiamo dove i bambini vengono maggiormente trascurati, dove frequentano o meno la scuola, o dove i servizi igienici di base sono più carenti”. Insomma, secondo Wardlaw le statistiche di per sé non cambiano il mondo, ma rendono possibile il progresso, portando alla luce le situazioni più disperate e sostenendo azioni di sensibilizzazione.


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