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interbancari poi, rendono questo rischio contagio ancora più plausibile. Quando la crisi colpisce diversi istituti di credito, si usa la definizione “bank panic”,cioè paura di un'evidente fragilità, dell'intera struttura bancaria, proprio del sistema fatto di strette correlazioni interbancarie e sistemi dei pagamenti. C'è da dire altresì, che il prestito interbancario se da un lato protegge il mercato da shock di liquidità, che si concretizza in un numero inferiore di fallimenti individuali, dall'altro è causa di un aumento del rischio sistemicocapace di coinvolgere un numero maggiore di istituti. Ed è proprio per questa ragione che oggi, nel corso del G20 il Financial Stability Board ha annunciato l'elenco dei 29 Istituti di Credito con rilevanza sistemica globale, che faranno parte del S.I.F.I. (Systemically Important Financial Institutions), le quali dovranno adeguare i propri requisiti patrimoniali agli standard individuati dal Financial Stability Board entro la fine del 2012. In buona compagnia di altri colossi bancari, è stato incluso anche UNICREDIT (unica banca italiana) il quale entro il 14 di novembre (data della riunione del CDA) dovrà pronunciarsi o quantomeno indicare un piano industriale che forse configurerà un eventuale aumento di capitale. *** Secondo stime degli analisti il capitale di cui ha bisogno Unicredit è tra i 4 e i 7 miliardi di euro. Molto dipenderà da come verranno valutati i cashes, gli strumenti finanziari dalla ricca cedola usati per la ricapitalizzazione del 2009 (e che ai tempi non furono stati sottoscritti dalla Fondazione Cariverona). Se infatti venissero conteggiati nel computo del capitale Tier 1 allora il conto per la banca potrebbe scendere attorno ai 4 miliardi. Su questo fronte però dovrà dire la sua la Banca d'Italia. Fonte *** Da tempo Ghizzoni, CEO del colosso di P/zza Cordusio sostiene che per ora è da escludere un aumento di Capitale, gli eventi però lo portano a cambiare strategia, onde far fronte alle regole odierne, impostagli dalle autorità monetarie. Risultato di tutto questo è una repentina discesa del titolo a Piazza Affari che oggi crolla del 6,55%. Agli investitori questo ADC non piacerà, anche perchè le grane dell'istituto non finiscono mai, ma le regole sono regole e in qualche maniera il CDA dovrà implementarle.
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