Posted 5 aprile 2013 in Croazia, Slider, Unione Europea with 0 Comments
di Claudia Petrini e Federica Pompa
Dalla sua fondazione, l’Unione Europea ha conosciuto diversi ampliamenti, passando dai sei Stati fondatori agli attuali ventisette, numero destinato ad aumentare. Questa espansione è regolata da un processo di adesione, fondato sui principi enunciati nel Trattato sull’Unione Europea (TUE) negli articoli 6 e 49. Quest’ultimo determina l’importanza, nel processo di adesione, del ruolo svolto dal Consiglio. E’ quest’ultimo che, successivamente alla consultazione con la Commissione e con il Parlamento europeo, deve pronunciarsi all’unanimità per approvare la candidatura del nuovo Stato.
Il primo passo verso l’ingresso nell’UE è rappresentato dalla domanda di adesione che, se accolta dal Consiglio, fa conseguire al Paese richiedente lo status di candidato. A questo punto esso deve rispondere ai criteri di adesione, o criteri di Copenaghen, che definiscono le condizioni che uno Stato candidato deve rispettare per entrare a far parte dell’UE. Questi criteri vennero stabiliti nel corso del Consiglio europeo di Copenaghen del 1993 e completati durante il Consiglio europeo di Madrid del 1995. Essi riguardano la stabilità delle istituzioni politiche, l’esistenza di un’economia di mercato valida e capace di far fronte alla pressione della concorrenza all’interno dell’UE e la predisposizione ad aderire all’acquis, ovvero agli obblighi di Stato membro derivanti dal diritto e dalle politiche dell’UE. In particolare l’acquis è rappresentato dal diritto comunitario (insieme delle norme riguardanti l’organizzazione e lo sviluppo dell’UE) e dagli obiettivi comuni stabiliti dai trattati di Maastricht, Amsterdam e Nizza.
Nel caso in cui i requisiti del Paese candidato soddisfino questi criteri, è possibile avviare le trattative d’adesione, che rappresentano la base dell’approvazione, della realizzazione e dell’applicazione dell’acquis da parte dei Paesi candidati. Le trattative sono condotte individualmente con ogni nuovo Stato, in quanto ogni situazione politica, economica e istituzionale può dimostrarsi molto diversa. Queste trattative hanno luogo in conferenze bilaterali, che mirano a valutare il grado di preparazione del Paese candidato e a confrontarlo con l’acquis dell’UE. Tuttavia, anche una volta avviate, le trattative possono essere sospese a causa di una grave violazione dei principi che regolano la stabilità dell’UE. Ad esempio, uno dei Paesi con cui i negoziati per la piena adesione sono stati rimandati una volta è la Turchia.
Nel caso in cui non vi siano impedimenti durante le consultazioni, si passa a stipulare un accordo, o trattato di adesione, tra gli Stati membri e il Paese candidato. Questo accordo contiene le condizioni di adesione, le misure di salvaguardia o di rinvio per i settori che necessitano di un maggiore potenziamento, e infine la data dell’adesione. Per aiutare il Paese candidato a preparare la futura adesione, viene definita una strategia di pre-adesione nella quale trova notevole importanza l’assistenza finanziaria europea. Essa ha lo scopo di sostenere la transizione dei Paesi richiedenti in vista dell’eventuale rafforzamento delle istituzioni e della messa in atto delle infrastrutture. In linea con tutto ciò, l’Unione europea risponde prontamente al suo principale obiettivo, quello di “unire nella diversità”, creando uno spazio stabile e prospero che riunisca Paesi che, nella loro eterogeneità, condividono un impegno e valori comuni, come la libertà, la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti dell’uomo.
Le autrici di questo articolo studiano presso il Liceo Da Vinci di Pescara, ed assieme ad alcuni compagni hanno collaborato attivamente alla redazione del dossier sull’ingresso della Croazia nell’Unione europea pubblicato su Eurobull.it
Foto: EPA/Herbert P. Oczeret AUSTRIA OUT
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