Unione Europea vs Eurasia: l’UE sopravvivrà alle nuove tensioni tra Est e Ovest?

Creato il 18 luglio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

A seguito delle recenti elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, i cui risultati riflettono l’ondata di euroscetticismo che dilaga nel continente e rivelano le profonde divisioni tra i Paesi membri, è utile ricordare che l’attuale Unione Europea è un compromesso tra almeno tre molto differenti, e potenzialmente opposte, visioni ispirate a diverse tradizioni strategiche e storiche:

- Quella del “Sacro Romano impero”, di cui Robert Schuman, uno dei padri fondatori dell’UE, era un esponente, imperniata sulla Germania e caratterizzata dall’espansione verso Est;

- Il progetto napoleonico e gollista, che prevede la leadership francese nell’ambito di un’Unione che si estenderebbe dall’Atlantico agli Urali;

- L’alleanza euro-atlantica che, di fatto, sancisce la supremazia degli USA e della Gran Bretagna, che è consacrata nella NATO e nell’ “unione dei popoli di lingua inglese” prospettata da Churchill.

Fino al collasso dell’URSS e alla riunificazione tedesca, Germania e Francia riuscirono a combinare i loro rispettivi interessi in un compromesso tra la prima e la seconda concezione, dato che la Francia manteneva l’iniziativa geopolitica. Dal 1990, tuttavia, il sogno francese si è dissolto, mentre l’ “impero tedesco”, in ossequio alla tradizione bismarckiana, si è rafforzato economicamente estendendo il suo raggio d’azione ad Est e instaurando un legame con la Russia. D’altra parte, ha convissuto non facilmente con l’alleanza atlantica, della quale è formalmente parte.

I contrasti sono venuti allo scoperto nel caso della crisi ucraina, promossa da Washington e Londra, che ha costretto la Germania a tentare di proteggere i suoi legami privilegiati con la Russia, a fronte di una pesante pressione proveniente dagli USA e dalla Gran Bretagna, con la Francia colta nel mezzo tra le due posizioni. Le potenze atlantiche vedono un vantaggio nella creazione di una nuova cortina di ferro in Europa, poiché ciò consoliderebbe la loro egemonia sull’ “Occidente” contro un’efficace alleanza sino-russa, attiva contro di loro in diversi scenari come l’Ucraina, la Siria, l’Iraq, l’Iran, la Corea del Nord e anche in alcuni conflitti africani e in America Latina.

Nel frattempo, l’ascesa della Cina e il rapido declino degli USA si sono combinati con la decisa e risoluta leadership russa, mettendo in ombra un’Unione Europea che ha sempre maggiori difficoltà nel salvare un fragile unità interna, più apparente che reale, e che non è in grado di liberarsi dell’influenza americana, nonostante le politiche di Washington risultino essere dannose per gli interessi commerciali, industriali e strategici del continente.

La proposta ultra-liberista del Trade and Services Agreement (TISA), o del Partenariato Transatlantico, i cui negoziati si stanno svolgendo in gran segreto1, è volta a proteggere il primato degli Stati ricchi, principalmente quelli occidentali, dalla crescita degli altri Paesi, in particolar modo quelli dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina) “la cui esclusione indebolirà la loro posizione riguardo altri futuri negoziati”. Ciò colpirà anche la maggior parte degli Stati europei, indebolendone i sistemi sociali e aprendo completamente i loro mercati, presumibilmente a beneficio delle mega-compagnie statunitensi e di quelle di altri Paesi. Secondo i critici, il partenariato è finalizzato a promuovere l’espansione delle multinazionali finanziarie attraverso l’applicazione delle strategie di deregolamentazione da queste desiderate.

Il progetto del corridoio di sviluppo transeurasiatico Razvitie2, previsto tra il Pacifico, l’Atlantico e il Mediterraneo, promosso da Mosca e da altri Paesi asiatici, è stato ben accolto da vari governi europei, inclusi quelli di Germania, Austria e Italia. Il progetto integra i vari oleodotti e gasdotti già esistenti, o in fase di costruzione, dalla Siberia all’UE e sposterà il baricentro dell’economia mondiale verso Est.

Per questi motivi il progetto è visto come una minaccia da parte degli USA e dei suoi più stretti alleati, che hanno utilizzato la crisi ucraina come pretesto per bloccare la costruzione del gasdotto South Stream e per danneggiare le relazioni commerciali tra l’UE e l’EurAsEC. Tuttavia quest’ultimo ha il potenziale per un sostanziale rafforzamento della cooperazione e degli scambi commerciali tra Oriente e Occidente, fornendo rotte stradali e ferroviarie dirette verso l’Estremo Oriente e verso l’Asia Centrale e quella del Sud, così come verso l’Iran e le altre economie sempre più dinamiche e in espansione.

Un ritorno ai tempi della Guerra Fredda, sotto l’ombrello americano, non è un’opzione invitante per gli Europei mentre la “casa comune” da Lisbona a Vladivostok, proposta da De Gaulle, Gorbaciov e Putin, è di gran lunga un’alternativa più razionale e saggia. In quella casa più grande, l’Europa può trovare una via per mantenere e accrescere la propria prosperità, promuovendo lungo la storica Via della Seta un processo di ibridazione con i grandi centri economici e di civiltà asiatici.

(Traduzione dall’inglese di Alessandro Lundini)


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