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Unioni civili, tensioni in casa Pd: mediazione difficile tra laici e cattolici

Creato il 14 gennaio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Nervi tesi e vortice di riunioni nel Pd in vista del rush finale sulle unioni civili al Senato: le posizioni tra l’ala laica del partito, sostenitrice della stepchild adoption, e i Cattodem, infatti, restano distanti e una mediazione interna appare ancora in salita. Anzi, i cattolici Pd rilanciano la proposta dello stralcio. Mentre i più laici, come i Giovani turchi e i bersaniani, scavano una trincea in difesa delle adozioni.

(tempi.it)

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Unioni civili, tensioni in casa Pd: mediazione difficile tra laici e cattolici. Riunione in serata della “bicameralina Pd”, presieduta dalla responsabile Diritti del Nazareno Micaela Campana e composta da 10 parlamentari, 5 deputati e 5 senatori. All’ordine del giorno di quella che, sulla carta, doveva essere l’ultima riunione sulle unioni civili, c’è il Titolo II del ddl, sulla Disciplina delle convivenze. Un capitolo, questo, sul quale la “bicameralina” aveva già allo studio delle modifiche ma sul quale il dibattito si preannunciava ben più “leggero” rispetto a quello, divampato anche oggi tra i Dem, sul nodo adozione. Difficile, infatti, che il punto della stepchild non ci sia sul tavolo della “bicameralina” tanto che, si apprende da fonti Pd, la riunione di oggi non sarà l’ultima – come inizialmente previsto – prima dell’approdo in Aula del ddl Cirinnà.

La linea dei gruppi Pd e di Matteo Renzi resta, tuttora, quella di andare in Aula con il testo Cirinnà e la previsione della libertà di coscienza sulla “stepchild”. Ma il rischio che lo scontro si infiammi, dilaniando la stessa maggioranza del partito, è alto e non a caso il premier avrebbe raccomandato ai parlamentari di non stressare troppo i toni. Il segnale che il nervosismo stesse superando il livello di guardia è arrivato già ieri a Palazzo Madama. Il capogruppo Luigi Zanda ha infatti riunito l’ufficio di presidenza con i rappresentanti delle diverse aree del partito, per fare un punto in vista dell’approdo in Aula della legge, che è stato rinviato di due giorni, al 28 gennaio. Contro Zanda, raccontano, è però intervenuto il vicecapogruppo Stefano Lepri, primo firmatario dell’emendamento per l’affido, mettendo in discussione con toni decisi la linea del gruppo. E oggi la posizione cattolica è stata rilanciata anche alla Camera da un documento che ripropone lo stralcio della norma sulle adozioni. Una posizione in linea anche con quella espressa in un’intervista dal segretario della Cei Nunzio Galantino che boccia l’adozione parlando di “soluzioni adultocentriche”.

In attesa che la prossima settimana si riuniscano i gruppi Pd al Senato e alla Camera, la giornata è stata segnata da “vertici” informali. Al Senato, circa 35 senatori della maggioranza Dem si sono riuniti in serata (in un clima, raccontano, insolitamente teso), per darsi un “metodo di lavoro”. Il renziano Andrea Marcucci avrebbe raccomandato di abbassare toni e soprattutto di essere leali alla linea del partito: ferma restando la libertà di coscienza sulle adozioni, sul voto finale della legge – avrebbe avvertito – non si può transigere. Parole alle quali avrebbe replicato un’altra renziana, Rosa Maria Di Giorgi, difendendo la proposta “cattolica” dell’affido rafforzato ma assicurando il sostegno alla legge. Una posizione, quest’ultima, condivisa da circa 25 senatori Pd, tra cui 9 renziani della prima ora (sarebbero invece 4, incluso Marcucci i renziani pro “stepchild”). Un tentativo di mediazione formale è poi atteso nella riunione notturna della “bicameralina” presieduta dalla responsabile Diritti del Pd, Micaela Campana.

Ma conciliare le posizioni appare al momento così improbabile, che anche qualche “laico” si starebbe orientando a favore dell’ipotesi dello stralcio, con l’intesa di affrontare il tema adozioni in una legge ad hoc. Più “facile” appare invece un’intesa sul Titolo II e sulla disciplina delle convivenza. Intanto anche i gruppi di Fi, presieduti da Silvio Berlusconi, hanno fatto il punto. “Dobbiamo assolutamente comunicare bene la nostra posizione, noi siamo favorevoli alle unioni civili ma non al ddl Cirinnà”, è la linea dell’ex premier, al quale segue la richiesta, da parte della maggioranza dei gruppi, di votare contro il testo (anche se non si escludono voti “laici” in dissenso). Posizione questa, che assieme alla trincea già annunciata dai centristi e ai rischi, connessi al voto segreto, di un “tranello” del M5S rendono un’eventuale conta in Aula sull’art. 5 un vero e proprio rebus. (ANSA)


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