di Ciuenlai
Levi uno e metti tre. Altro che azzeramento o riduzione degli enti di secondo grado. Come avevo ampiamente previsto la vicenda delle Unioni dei Comuni si sta trasformando in una moltiplicazione di “provincette” in tutte le latitudini e longitudini dell’Umbria. La prima conferma viene ( e come potevi sbagliarti) dall’enclave del Trasimeno. Al grido di “Morto un papa” (la Comunità Montana) se ne fa un altro (L’Unione), l’assemblea dei sindaci del lago (tenutasi in gran segreto martedì scorso) ha già pronta la bozza del futuro ente. E dentro ci sono delle chicche imperdibili. L’Unione avrà un Presidente, una Giunta con sette assessori al ramo (nel senso che gli verranno assegnate deleghe specifiche) e una assemblea di 24 membri. Avrà delle competenze di partenza sul sociale, sul controllo di gestione e sullo sviluppo di area vasta. Competenze che si spera di aumentare, magari approfittando della scomparsa delle Province e di altri enti. I servizi verranno gestiti in proprio, mediante affidamento a terzi con appalto e con altre ed imprecisate forme. Ma soprattutto avrà una dotazione organica di personale, debitamente non quantificata, formata da dipendenti trasferiti dai comuni aderenti, da altri enti e nonostante il divieto contenuto nella Bozza approvata in Regione, da “personale reclutato ai sensi della normativa vigente”. Tradotto; con la possibilità di ricorrere al mercato del lavoro e quindi di assumere. Infine l’Unione si dota anche di “un segretario generale, scelto dal Presidente, tra i soggetti aventi i requisiti previsti per l’accesso all’apposito albo”. E così abbiamo il primo assunto con uno stipendio dai cinquantamila euro in su. Mi dite adesso che differenza c’è con un qualsiasi ente locale e perché quelli che si stanno abolendo venivano definiti carrozzoni e questo una novità. La verità è che si sta realizzando il sogno di tutti i potentati locali, quello che è passato, in fasi diverse, per la terza o la quarta provincia, per i circondari e per le Comunità Montane. Adesso trova un compimento nelle Unioni. Tante piccole province, che rischiano di diventare i principali centri di potere dei vari territori. A questo punto non mi resta che correggere i numeri di inizio articolo. Levi due (le Province) e metti 14 (le Unioni Comunali).
P.S. Dopo aver scritto l’articolo è avvenuto un fatto che ha rafforzato le mie convinzioni. Per caso ho avuto un colloquio con un dirigente delle Comunità Montane Liguri. Le stanno smantellando anche loro. La maggior parte delle competenze, con gran parte del personale, torneranno alla Regione (non è prevista nessuna agenzia), che le gestirà, come mi sembra giusto, direttamente. Una minoranza andrà ai comuni singoli o associati. Ma come funziona un’associazione o unione dei comuni? Non come pensano quelli del Trasimeno, non è un ente di secondo grado. I comuni si associano per qualche servizio, uno di essi fa il capofila con il suo personale sia per l’erogazione che per eventuali stipule e gestioni dei contratti. Punto! Altro che assemblea, presidenti, assessori, personale ! Le Unioni dei comuni che si associano per erogare servizi sono tutta un’altra cosa. Se non ci credete andate da Burlando che ve lo spiega lui. Queste sono provincette di terzo livello.
nota di redazione: tutto ciò mi fa pensare ai feudi borbonici di sicliana memoria, dove ciascun nobile o potente si chiudeva in una zona prescelta per gestire il proprio orticello, amministrava giustizia e decideva chi doveva lavorare e chi no, chi doveva mangiare e chi no. Dopo 150 anni di unione la storia fa marcia indietro? Ma almeno quelli erano nobili (si fa per dire) ma questi chi sono?