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La notizia, fino a qualche tempo fa, era che l'università italiana avrebbe rincarato le rette solo per i "fuori corso", ovvero gli studenti che non fossero stati in regola con gli esami previsti dal piano di studi. Ma nell'ultima versione del decreto legge sulla cosiddetta 'spending review', gli aumenti verrebbero estesi a tutti gli iscritti, anche a chi è in regola con gli esami. Non è facile far tornare i conti delle casse malridotte degli atenei italiani e il nuovo gettito previsto, che attinge alle tasche dei fuori corso, secondo il governo non era sufficiente. Nel maxiemendamento viene infatti inserita una misura che pareva scongiurata nei giorni precedeti: la probabile estensione dei rincari a tutti gli studenti, fatta eccezione per i meno abbienti. I selvaggi tagli ai finanziamenti destinati all'università negli ultimi anni, che hanno visto assottigliarsi vieppiù il cosiddetto Ffo (Fondo di finanziamento ordinario), hanno fatto sì che oltre la metà degli atenei italiani, per compensare il calo dei finanziameni ministeriali, finisse "fuorilegge" per carico di tasse inflitte agli iscritti. In base alla riforma delle università voluta dall'ex ministro Gelmini, infatti, la somma dei contributi di ogni singolo studente non dovrebbe superare il 20% dei fondi ministeriali (Ffo) stanziati per quell'ateneo, principale entrata delle università. L'attuale provvedimento del governo 'scagionerebbe' così le università che infliggono rette "fuorilegge", dando via libera a ulteriori rincari. In particolare, sono in arrivo aumenti considerevoli per le tasse degli universitari fuoricorso, che potranno anche raddoppiare per quelli con reddito alto. Le tasse potranno aumentare fino a +25% per i fuoricorso con reddito familiare Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) sotto i 90mila euro, fino a +50% con reddito tra 90mila e 150mila euro, e fino a +100% con un reddito oltre i 150mila euro. Ma in base all'ultima modifica voluta dal governo, a pagare di più saranno anche i ragazzi in regola con gli esami. Se per i redditi oltre i 150mila euro si prefigura una vera stangata, l'aumento sarà fino al 25% per gli studenti di famiglie con reddito sotto i 90mila e fino al 50% per le dichiarazioni Isee tra i 90 e i 150mila euro. Per gli studenti con basso reddito, invece, è previsto invece un calmiere: dal 2013, per i prossimi tre anni accademici, per chi ha un reddito familiare Isee sotto i 40mila euro l'aumento delle tasse non potrà superare l'incremento dell'inflazione. L'aumento 'quasi per tutti' infligge un duro colpo all'economia di studenti (e loro famiglie), soprattutto perché l'Italia è già ora il paese europeo con le tasse più alte e la discriminazione sociale che esclude dalla formazione le fasce più deboli della società è un rischio concreto, da scongiurare. L'immobilità sociale giovanile in Italia è tra le più alte d'Europa: i figli delle classi meno abbienti crescono mantenendosi nella fascia sociale e culturale della famiglia di origine; un padre con uno scarso livello d'istruzione riduce di oltre il 50% la probabilità che il figlio frequenti il liceo. Un fenomeno nefasto per la società di un Paese "al palo", che avrebbe più che mai bisogno di giovani istruiti e di colmare il gap europeo portando i nostri laureati dal 19,8% al 40%. Il caro prezzo delle tasse universitarie rischia di essere un pericoloso deterrente per attirare i talenti meno abbienti.