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Universo Leinster, robe (per noi) da fantascienza

Creato il 11 giugno 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Come ogni lunedì ecco a voi la rubrica “Mischia aperta” di Antonio Liviero per Il Gazzettino

Le buone squadre vincono la Heineken Cup. Ma solo le grandi lo fanno più di una volta, magari due di fila. Come il Leinster, 3 coppe in 4 anni. Un record. Un impero costruito
in 10 anni superando ostacoli che sembravano insormontabili. All’inizio dell’era professionistica a Dublino le beccavano dalle squadre italiane. I modelli irlandesi erano altri, a Limerick come a Belfast. Coniugavano territorio, identità, passione e spirito guerriero.
La capitale al contrario era dispersiva e fredda, scontava il fascino di città cosmopolita
orientata più agli affari. Certo dal suo sistema scolastico e dalle università uscivano fior
di talenti come Hickie, Dempsey e O’Driscoll. Ma al vecchio stadio di Donnybrook non andavano più di 200 abbonati e la squadra era composta da molti avvocati e medici animati
dal sacro spirito amatoriale delle elite per le quali il rugby era soprattutto un passatempo.
E’ da lì che sono partiti, avviando un processo di radicamento nella provincia e di
identificazione nella squadra: una struttura, nella quale lavorano una quarantina di persone
tra tecnici, osservatori e impiegati, tiene legami stretti con una settantina di club e non più solo con le università e i college, tradizionale fucina del rugby dublinese. La base dei giocatori è stata considerevolmente allargata, mentre al vertice della piramide, per la
formazione, è stata posta l’Academy del Leinster, che lavora d’intesa con quelle storiche
del Trinity College e dell’Ucd.
Risultato: nel giro di poche stagioni gli abbonati sono passati da 200 a 12.500, in uno
stadio più grande come l’Rds Arena, attirando l’attenzione di grossi sponsor come la Canterbury e la Banca d’Irlanda con la quale è stato firmato un contratto da 6 milioni di euro per 4 stagioni. Degli stipendi dei giocatori, come per le altre 3 franchigie, si fa carico la
federazione anche se i club di Celtic mantengono l’autonomia nella gestione sportiva e
tecnica. Poi ci sono stati i premi: 3 milioni dalla Erc per la coppa vinta, rabboccati da
un milione della federazione. È così che il budget dai 5 milioni del 2003 è arrivato ad
avvicinare quelli dei maggiori club francesi, che superano i 20. Un progetto non ancora
concluso: sono state attivate collaborazioni con l’università per la formazione e la ricerca
in aree come scienze dello sport e della nutrizione. Un accordo che prevede l’accesso alle strutture sportive universitarie, piscina olimpionica compresa.
Grazie anche alla donazione di 2,5 milioni da parte di un ricco tifoso, è stata individuata
un’area di 10mila metri quadrati per il trasferimento di accademia, uffici e servizi, con palestre e una pista di 45 metri indoor, sale video, centri di idroterapia e crioterapia,
ristorante. E si pensa a un piano di marketing e merchandising per massimizzare il sostegno dei tifosi: secondo un recente studio un milione di persone ora si identifica col
Leinster. Una “Blue army”per sfruttare la quale non basta uno stadio ma servono idee e
iniziative.
Insomma, dietro il gioco scintillante del gruppo di Joe Schmidt c’è un impero, programmato
per durare e dominare. Con l’obiettivo di trasferirne gli effetti sulla nazionale, come
già accaduto con il Munster.


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