Stavolta ci occupiamo di "Boy A", libro che ho avuto l'opportunità di leggere grazie a una catena di lettura su Anobii e che mi è piaciuto così tanto da meritarsi lo spazio di questo mese.
IL LIBRO
"Boy A", di Jonathan Trigell, 2004.
Edizione italiana: ISBN Edizioni, 2009
IL FILM
"Boy A", 2007, di John Crowley.
Con Andrew Garfield, Peter Mullan.
"Boy A", scritto da Jonathan Trigell che è inglese ma vive a Chamonix e fa il giornalista, è ispirato a un reale e agghiacciante fatto di cronaca britannico.
Nel 1993 due bambini di 10 anni, figli di famiglie disagiate dell'Inghilterra mineraria, uccisero un bambino di 2 anni.
Odiati dall'intera nazione che li additava come mostri, vennero processati col rito degli adulti (in Inghilterra a 10 anni si è penalmente responsabili) e condannati alla'ergastolo. Nel 2001 il Ministro degli Interni concesse loro la libertà condizionata e, liberati, iniziarono una vita nuova sotto falasa identità in un qualche posto segreto.
Boy A e Boy B sono le due sigle che il giudice impose di utilizzare al posto del loro nome durante il processo per tutelarli, vista la loro giovanissima età e il grande riscontro mediatico che il caso aveva avuto.
L'aspetto più interessante è che è impostato dal punto di vista del Bambino A, anzi, di Jack.
Jack è il nome e la nuova identità che il Bambino A, ormai un ragazzo di 24 anni di cui 14 trascorsi in prigione, si sceglie nel momento in cui viene rilasciato.
Grazie anche all'aiuto del suo assistente sociale, il buon Terry, Jack deve costruirsi una vita, cosa che fino a quel momento non ha avuto la possibilità di fare. Sarebbe più semplice se non dovesse fondarla su un mare di bugie e trascorrerla nella paura costante che qualcuno lo riconosca.
Il libro è molto bello e molto difficile per le tematiche che affronta, tanto che ho pensato diverse volte che non ce l'avrei fatta a finirlo. Il mio consiglio è di prenderlo a piccole dosi.
Uscito in Inghilterra nel 2007 per la TV, da noi è arrivato solo in DVD, ma lo trovate in streaming.
Gli attori sono davvero bravi, e visti in lingua originale rendono ancora di più.
Viene molto facile parteggiare per Jack, un ragazzo per niente cattivo nonostante ciò che ha fatto e che ha poi dovuto subire. Questo nel romanzo; nella realtà, chissà com'è davvero il Bambino A.
Il caso è arrivato anche davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che ha affermato la violazione dell'art. 6 CEDU perché gli imputati, intimiditi dalla stampa e dalla grande quantità di persone inferocite presenti al processo, non erano riusciti a partecipare in maniera effettiva al contradittorio.
Allo stesso tempo la Corte ha stabilito che l'Inghilterra rispettava tutti gli accordi internazionali fissando a 10 anni l'età per la responsabilità penale, nonostante la media europea fosse molto più elevata.
Alla fine, due sono gli interrogativi che "Boy A" pone: 10 anni non sono troppo pochi per la responsabilità penale? Ed è davvero possibile che qualcuno nasca con una predisposizione genetica alla cattiveria?
E' molto chiara la posizione dell'autore al riguardo; ma evidententemente molti la pensano in maniera diversa.