Magazine Cultura
Fino a oggi mi è andata bene, perché ho sempre trovato belli i libri letti per questa rubrica. Stavolta invece il romanzo mi ha lasciata molto perplessa, e anche al film non assegnerei l'oscar.
Andiamo a scoprire perchè.
IL LIBRO
"Everything is illuminated", di Jonhatan Safran Foer, 2002.
EDIZIONE ITALIANA: Guanda, 2002, col titolo "Ogni cosa è illuminata"
IL FILM
"Everything is illuminated", di Liev Schreiber, 2005.
Con Elijha Wood, Eugene Hütz, Boris Leskin.
"Everything is illuminated" sta a significare che ogni cosa è illuminata alla luce del passato; o almeno così mi sembra di aver capito.
Se devo essere sincera, in realtà ho capito solo la metà delle cose che ci sono in questo libro. Magari devo rileggerlo, non so.
E' una storia che ha tra i suoi personaggi principali Jonathan Safran Foer stesso; giovane (è del '77, perciò quando ha pubblicato il libro aveva 25 anni) ebreo statunitense, ha tratto ispirazione per il romanzo da un vero viaggio effettuato in Ucraina alla ricerca delle origini di suo nonno Safran.
Nel romanzo si intersecano tre storie. Per farvi capire ve le metto in lista, anche se non è molto elegante:
1 - La storia di Jonathan alla ricerca di Augustine, la donna che ha salvato suo nonno dai nazisti e che lo scrittore ha scoperto ritratta in una foto del 1940. La ricerca avviene tramite "Viaggi Tradizione", una locale agenzia che si occupa di portare gli ebrei americani in cerca delle loro famiglie d'origine. E' gestita dalla famiglia di Alex, un ragazzo ucraino, che è il narratore di questa parte della storia. Alex parla un inglese molto sgrammaticato, e perciò anche la traduzione italiana si è adattata. Quindi Jonhatan e Alex viaggiano per l'Ucraina alla ricerca del villaggio d'origine del nonno di Jonhatan. Il loro autista è il nonno di Alex, che si finge cieco ma in realtà ci vede benissimo. Sono accompagnati anche da una cagna pazza, Sammy Davis Junior Junior.
Già da qui capite quanto sia complicato questo libro; ma c'è dell'altro.
2 - La seconda storia che s'interseca è quella dello shetl di Trachimbrod, il villaggio d'origine del nonno di Jhonatan. La narrazione di questa parte è fatta da Jonhatan stesso. Si parte dalla sua bis-bis-bis-nonna Brod fino a suo nonno Safran e alla completa distruzione dello shetl da parte dei nazisti nel 1941. E' una storia intrisa di realismo magico e già questo la rende difficile da seguire; inoltre è narrata in una maniera che potrei definire "futuristica": onomatopee, segni grafici, scrittura maiuscola. Ci sono molti spunti interessanti, per carità; ma, ripeto, non ho capito propriamente tutto.
3- A tutto ciò si aggiungono le lettere che Alex scrive a Jonathan alla fine del loro viaggio, quando i due si scambiano i rispettivi manoscritti per darsi delle opinioni a vicenda.
Forse mi si dirà che non capisco niente di letteratura, ma ho trovato questo romanzo pretenzioso. La storia è bella, intelligente, con degli spunti molto buoni e alcune considerazioni molto profonde; ma è scritto in maniera così complessa che tutto si perde.
Mi sembra un inutile esercizio di stile, ecco. Se fosse stato un filino più lineare sarebbe stato molto meglio.
Questo mi sembra il problema di una parte della letteratura moderna: troppo stile, troppo manierismo. Un lettore può trovare bello un libro anche se è scritto in maniera scorrevole e in perfetto ordine cronologico; non serve invertire, tagliare, aggiungere, sottrarre e mischiare tutto, giusto per fingere di essere uno scrittore "originale" e con uno stile "personale".
Questo il libro.
Il film è carino, ma bisogna vederlo senza aver letto il libro, altrimenti si rimane delusi, perché taglia tutta la vicenda dello shetl che sarebbe stata interessante da vedere sullo schermo.
Inoltre s'inventa alcuni collegamenti che nel romanzo non ci sono e cambia radicalmente il passato del nonno di Alex, semplificando sì la faccenda, ma snaturando il senso del libro.
Una nota interessante è che è stato il primo film di Elijha Wood dopo aver interpretato Frodo nel Signore degli Anelli (e peraltro da un film all'altro ha sempre la stessa espressione da cucciolo smarrito).
Molto belli, comunque, i passaggi on the road dell'Ucraina rurale.
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