La storia: il controesodo di Fabio
Si sa, di cittadini extracomunitari, che decidono di attraversare il deserto o l'oceano per arrivare in Italia in cerca di fortuna, ce ne sono a migliaia. Ma che da Padova decidono di emigrare in Africa o in America Latina e di piantare le radici in un villaggio sperduto di mille abitanti, ne conosco ben pochi. Uno di questi si chiama Fabio Lazzaro, ecco in breve la sua storia. Don Fabio viene inviato in Ecuador come prete missionario fidei donum ma poi sceglie di rimanervi come laico, come uno del popolo. Certo, è difficile togliersi di dosso l'etichetta del gringo, l'uomo bianco che porta sulla pelle il marchio del colonizzatore (o evangelizzatore), dell'arricchito e dell'evoluto. Ma lui ci prova, entrando in punta di piedi nell'ecosistema interculturale ecuatoriano senza scombinare equilibri delicati. Cerca di integrarsi realmente con la mente e soprattutto con il cuore, conoscere e amare. Non può che innamorarsi di una donna afroecuatoriana, che rappresenta la minoranza etnica del Paese e che discende dagli schiavi africani deportati nelle Americhe. Due minoranze che, una accanto all'altra, diventano coppia mista che desta curiosità, ammirazione e nello stesso tempo discriminazione.
Costruiscono la loro casa a nord di Quito, la capitale dell'Ecuador, in un paesino a maggioranza afro. Una casa grande ma sobria, con la stanza per gli ospiti e un salone per gli incontri con i gruppi e le associazioni locali. Il posto più vicino dove fare la spesa è a un'ora di bus. Fabio ha barattato le comodità e lo stress del nostro Nordest con la semplicità di vita e la schiettezza delle persone. “Più che il tuo passato – mi racconta - a loro interessa il tuo presente, come spendi le tue giornate, se sei una persona solidale, accogliente, rispettosa, allegra oppure no. Non mi sento giudicato come l'ex-prete ma sono considerato come una persona straniera che si chiama Fabio e che stranamente ha scelto di vivere con una negra (in Ecuador il termine negro non viene usato in senso dispregiativo) e in un popolo povero di afroecuatoriani”.
Da Padova all'Ecuador, da sacerdote a laico, dalla città al villaggio... una serie di controesodi, di esodi al contrario che Fabio non si vergogna di raccontare nemmeno a quanti si scandalizzano di lui. In questi giorni è tornato in Italia per un saluto a familiari ed amici e per ricordarci che ognuno è chiamato a compiere il proprio viaggio della fortuna. E della salvezza.